40 Q ,,.. Intanto un po' di cena è pronta e mentre soddisfacciamo al nostro appetito di viaggiatori africani, ci avvisano che non è arrivato il pane ordinato a Nairobi nè le paste. Con un allegro - ci aggiusteremo I - andiamo .contenti a letto, cioè · a pigliar posto sulle coperte stese sulla nuda terra, e non aspettiamo di venir cullati per addormentarci. Un lago improvvisato - Avanzare o retrocedere? - Lotta eroù:a - Il saluto gelato dtl Kinangòp - Acqua (li sotto, pioggia di sopra! Quadro grandioso ma triste - Nuovo concilio - Avanti, e in alto i cuori I Sabato 18. L'ora della levata per la carovana è suonata. Noi siamo presto in piedi: prilpariamo l'altare e D. Scarzello ed io celebriamo la S. Messa, I capi, intanto, mettono all'ordine -i loro uomini e alle sette tutta la carovana è già distesa sulla via ferrata, pronta a partire per Kijàbe, distante ancora un'ora,· appena ne oda il segnale. Salutiamo Cravero che ci lascia per ritornare a Lemòru, e noi . continuiamo la nostra via. Arriviamo a Kijàlie, lo sorpassiamo, e presto siamo alla dura salita di una bella ora e mezza che ci porta sul piano Massa.i, il quale si distende fino a Giabine, proprio sopra il lago di Naivasha. Non sto a descrivere questi luoghi, perchè della via che noi ora percorriamo scrisse già sufficientemente mio fratello (1). I miei compagni, che per la prima volta lo contemplano, sono ammirati dello stupendo panorama. In capo alla salita facciamo il nostro pranzo. L'acqua, scolaticcio dell'altipiano sovrastante, ha il colore del caffè e latte: si prende un asciugamano, si filtra, si fa bollire, poi ci si mette un po' di sale ed una sufficiente quantità di galletta militare, ed ecco pronta la nostra minestra. Si fa un po' di caffè e si torna a camminare. Arriviamo al principio della piana. I portatori fanno difficoltà ad a vanzare, dicendo che nella piana senza vegetazione verrà loro a mancare la legna; i capì con'qualche loro ragionamento, e piu colla paura del kibogo, li persuadòno a camminare; Ma altro che mancanza di legna! Di poco avanzatici su un terreno melmoso, ci troviamo davanti ad un gran tra.tto di piana convertito in lago dalle pioggie dei di precedenti, che non hanno trovato una via di scolo. Io ed i miei compagni ci guardiamo in faccia e guardiamo il lago-pantano. ·Eravamo, è véro, stati avvertiti che di qui avremmo incontrato una strada poco bella; ma i portatori che venendo da Tusu l'avevano percorsa pochi dì prima, non ci avevano detto che ci fosse tant'acqua e tanto fango, chè altrimenti si sarebbe rimandata ancora la nostra partenza. Ed ora che fare? dobbiamo (I) Questa descrizione trovasi nel diario del Teolol(o .Perlo Filippo pubblicatonel periodico di novembre 1903, o avanzare o tornare indietro? - Appigliarci al primo partito sarebbe un'enorme fatica, anzi un vero disastro: eppure se fosse necessario per non compromettere la. nostra sanità e quella di questi poveri neri..... Sentiamo il parere dei capi-carovana: essi no;n mettono , in dubbio che sì possa avanzare; sono persuasi che, al di là delle ondulazioni del terreno, formanti l'opposta sponda del lago improvvisato, la piana è, se non senza fango, senza acqua..... Rassicurati riguardo alle piu serie conseguenze, pensando che a far cammino per belle strade tutti sono capaci, andiamo avanti in Doinino per quella che è l'unica nostra via, se non vogliamo retrocedere. Cattaneo, sperando di conservare asciutti i pantaloni, si toglie calze e scarpe, ma ben presto vedendo come siano inutili tali precauzioni anch'esso, a nostro esempio, piu a null'altro bada che a-far strada. 1 portatori-poverini! - sebbene non diano troppa importanza a quel poco d'acqua, fanno compassione; il loro carico fa spessi tonfi nelle loro cadute .sul. fondo viscido: faticano il dopp.io, facendo solo metà del cammino normale; talora il loro piede si sprofonda tanto nella melma che, per trarsene fuori, .debbono scaricarsi del merigo e deporlo nell'acqua. Per fortuna la piana, come ho accennato, non è perfettamente livellata, ma presenta qua e là ondulazioni e rialzi di terreno naturalmente asciutti, su cui si può riposare e riprendere lena .Ognuna di tali alture ci fa sperare un miglioramento nella nostra via; f ma invano. Intanto i nuvoloni vaganti per un cielo che si fa sempre più cupo, incominciano a regalarci di tratto in tratto un temporale; un vento gelato si leva e soffia dal -Ki.nangòp ra·vvolto anch'esso in neri nuvoloni: l'acqua ci bagna di sotto, la pioggia ci prende -di sopra; l'aria freddissima ci fa serrare strettamente nell'impermeabile e dà acuti brividi a noi che siamo ben cope~ti. Quanto devono _ soffrire i nostri poveri portatori, ben lo sentiamo dai loro continui lamenti. Eppure, che còsa .possiamo mai fare per sollevarli? Con un forzato sorriso li incoraggio continuamente, esortandoli ad accelerare, se è possibile, il passo, e dando loro a sperare che ad un primo piano asciutto, ove la carovana si possa accampare, faremo alt per quest'oggi. · Ma le mie parole ottengono solo un effetto molto relativo, giacchè l'occhio spingendosi avanti vede ancora un gran tratto d'acqua, e volgendosi indietro vede la carovana,. dispersa su un'interminabile linea di quasi due chilometrJ, lottare strenuamente per seguirci a stento. E un quadro grandioso quanto triste, a cui fa da ben adatta cornice un orizzonte -sempre piu nero. Camminiamo cosi per quattro I ore, percorrendo una strada che si sarebbe potuta fare in due, se la piana fosse stata bella. All'una e mezza comando l'alt su d'una piccola collina, presso le rovine di un craal (vil-
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