Missioni Consolata - Febbraio 1904

18 lll· eorisolata gliava avido di conquistare la scienza e di conosc~re la vita, si .dette con passio.ne allo studio della letteratura francese ed alla lettura delle opere filosofiche più in voga. Le amicizie ch'egli presto contrasse e la posizione del dovizioso parente gli aprirono l'accesso alle congreghe dei letterati ed ai ritrovi eleganti, dove l'incredulità, divenuta quasi sinonimo di coltura e di spirito, era di gran moda. Quasi inevitabilmente il baldo intelletto dell'adolescente d0,veva esserne tocco. o Perciò Iddio non lo abbandonò. È· commovente rintracciare attraverso i versi di Pellico le acutissime pene interne che lo straziarono in quegli anni: sovente dopo aver invano cercato la ve~ità in velenosi volumi, . il povero giovane, assalito da un. amaro rimorso, gettava i libri e correva a cercare pace fra il silenzio della cattedrale 'di Lione. Ma non avéva umiltà e forza bastante a rompere l'incanto con cui il mondo e la falsa scienza lo ammaliavano: uscito dal tempio vi ricascava. Per maggior sventura, egli trovò sulla sua via un vecchio transfuga del chiostro, il quale cercava di farsi perdonare l'apostasia guadagnando nuovi proseliti alla velata sua empietà. Silvio n'ebbe dapprima fastidio come di schifoso rettile; ma poi, quasi suo malgrado, si senti attratto dalla facile parola di colui, dai suoi sottili motteggi, dalla coltu~a che ostentava-e da In queste stesse alternative di dubbi e di intimi ritorni alla .fede; di superficiale . allontanamento dalla religione e di slanci I verso di essa, a cui in fondo serbava rispetto ed amore, passarono gli anni trascorsi da Silvio in Milano, quando il suo genio ed il caldo e generoso ani~o suo lo collocavano . . . . . . . . quell'audace Sentenziar ·che sicurezza appare. * * * Dopo qualche tempo il nobile giovane, nauseato, si staccò dal perfido che gli si preseiitava come •amico, ma già ne aveva avute instillate malefiche idee ed i primi dubbi sulla fede cattolica, :fin'allora pura ed inconcussa serbata in cuore, dubbi che gli furono in seguito ribaditi da insidiose letture e nei salon1 dov'egli era festeggiato. Però nel dubbio, nei momentanei acc13ssi d'incredulità, Silvio non cercava l'affranchimento dal giogo della religione, a fine di potere con maggior tranquillità scuotere quello delle . leggi morali, come troppo spesso succede nel bollore dell'età e delle passioni. Le sue tenebre spirituali erano smarrimenti dell'anima che -voleva orgogliosamente avventurarsi alla ricerca della verità, senza appoggiarsi alle guide infallibili che Dio pose a rischiarare ogni uomo che viene nel mondo; egli peccava di presunzione giovanile, certo punto commendevole, ma nel suo fallire non lo abbandonava quella drittura d'intenzione e I quella nobiltà d'intendimenti che fu la caratteristica di tutta la sua vita. tra i primi di coloro che, dopo l'invasione delle armi, della letteratura e dei costumi francesi, cercavano di ridonare all'Italia una letteratura nazionale e di redimerla dalla , nuòvà oppressione stran:iera. A Milano, come . a Lione, Silvio si rifugiava talvolta sotto le volte maestose del duomo deserto, o nel solenne sileuzio delle vetuste basiliche di S. Ambrogio e di S. Agostino volgendo . . . . . , • nella mesta alma Sete di verità, sete di calma. E nei templi della capitale lombarda, come in quelli di Francia, egli si sentiva maggiormente intenerire il cuore davanti alle 'imag.ini di Maria: Un bisogno invincibile d'Iddio Talvolta mi assaliva, e mi parea · Che a speranza da Te mosso foss' io. E se in un tempio allor mi ritraeva Cercava la tua immagine e in quel viso Virgineo_e celestlal fede io ponea. E gioiva al pensar che in paradiso, Appò il fulgor dell'eterna! bellezza Brillasse . , . . . . . . , , . Il sorriso di Madre a pietà avvezza. * * * Non è nel nostro compito soffermarci sulle disgraziate apparenze di colpe politiche che condussero il R.ellico alla dura prigione dello Spielberg, in cui gli :fu commutata la pena

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