Missioni Consolata - Febbraio 1904

,, scorso ci toccò di ~asteggiare il S. Natale sul mare, la cui immensità, facendoci meglio comprendere la grandezza di Dio, maggiormente faceva risaltare alla nostra mente la degnazione 'di Lui nell'annichilirsi per farsi uomo. Oggi pure fra l'immensità del deserto ,commemoriamo l'istituzione del sacramento dell'Eucaristia, dove Iddio non solo ·si fa simile all'uomo, ma riduce il ·suo corpo sotto le specie di un po' di pane per farsi a lui cibo 4i eterna vita. No, non ci è possibile restare freddi a queste ~onsiderazioni: i nostri cuori si alzano al Signore pieni di riconoscenza e di amore·; lo preghiamo di benedire noi,· il nos~ro Rettore, ,il nostro Istituto, i parenti, i benefattori.·E sentiamo la certezza di essere esauditi..... Alle 4 là. nostra funzione è terminata. Mentre facciamo il ringraziamento, il nostro r'agazzo cuoco ci prepara la colazione. Alle 5,20, benchè sia ancpra un, po' scuro, do il segnale della p~rtenza: tutti si ,-mettono volentieri per istrada, chè la frescura mattutina pare inviti a. sgranchire le gambe, .a respirare a . pieni polmoni l'aria balsamica che spira dolcemente. Si cammina e si cammina : allo spuntar del sole siamo al fiume Sana, un po' piu grande · del Saba e con acqu,e piu ~impide. Su uno dei soliti ponti sospesi attraversiamo ai;iche questo fiume, e continuiamo la strada che sempre, piu s'addentra nella piana, la cui vista finisce per stancare -!'·occhio per la sua uniformità., Qui però·,essa è leggermente ondulata: qua e là sono sparsi molti alberi, che in alcuni tratti sono quasi tutte piante alte e diritte, in altri invece, sono ·piante dal fusto tanto contortO' da formare alti cespugli, Passato il Sana ·cominciamo a vedere gran numero di bestie selvaggia, specialm_ente"zebre, kongoni ed antilopi d'ogni varietà. Qualcuno di questi animali si lascia sorprendere addormentato a pochi passi .dal nostro sentiero: ci sarebbe assai facile colpirlo col fucile, ma per non disturbare la marcia della carovana, co.si béne focàmminata, ci asteniamo da questo innocente piacere. D'altronde, anche ucciso µn capo di questa grossa selvaggina, che he faremmo noi ? N,on possiamo certamente perdere le ore preziose del mattino· a scuoiarlo e squartarlo a fine di prenderne la, pelle e un po' di carne. - ' Frattanto il sole si leva· alto sull'orizzonte ed i portatori, ·dopo piu di due ore di marcia, richi~dono, ed a ragione, una fermata che io volentieri concedo. La nostra via continua quindi nella piana fattasi di un'aridità desolante: la vegetazione è completamente cessata ed il sole caldo, anzi infuocato, rende la marcia pesante. Tuttavia si va avanti, facendo di tanto in tanto un breve alt, e soltanto a mezzogiorno 'Ci è dato arrivare ad. un fiume: il Makindo, le cui acque chiare e le sponde ove lussureggia una floridissima vegetazione tropicale-ci fanno esclamare: - Ecco l'oasi nel des.erto, sia ringraziato il Signore! Ci dissetiamo alle fresche onde e ci riposiamo all'ombra delle stupende palme, che colle larghe foglie ci difendono benissimo dai terribili raggi del sole. Qui la tappa è di un'ora e mezza, e crsi noi, come i portatori, abbiamo tempo a fare il nostro pranzo. Ci accorgiamo che il grande calore ha quasi intieramante guasta la carne che portavamo )con -noi e formava·la parte principale delle nostre poche vettovaglie. Che farci? Con un po' di sacrificio la mangeremo cosi. Completamente riposati, ripartiamo, non senza rincrescimento di abbandonare un luogo tanto incantevole per rimetterci sotto la sferza d1 un sole caldo piu che mai; ma il desiderio di giungere presto al sito fissato per l'accampamento ci incoraggia e non ci lascia perdere piu tempo nelle fermate. Il deserto continua nella sua crudezza; però abbiamo il sollievo di trova.re di tanto in tanto qualche corso d'acqua che lo interrompe per un momento. Passiamo il Kabogo ed alle tre l!-rriviamo al Seca, i\ fiume_piu grande incontrato sul nostro passaggio. Le alte piante delle sue sponde, le acque che tranquille e silenziose scorrono al fondo d'una valletta, fanno anche dt questo punto un'oasi di pittoresca, selvaggia bellezza. I nostri portatori si fermano, nè vogliono piu saperne di andare avanti: essi intendono ch'io pianti qui il campo. Ma non cosi stabilisce il mio itinerario: è mià intenzione di giungere stassera al fiume Darùgo, tre ore circa distante di qui. Un poco colle buone, u~ po' minacciandoli di non pagarli, se non ubbidiscono, li decido a partire dopo tre quarti d'ora di fermata, e cosi, continuando sempre per la piana, arriviamo al Darugo che sono le 6,30 avendo nella giornata compiuto piu di dieci ore di marcia. Qui trovo già accampati una tren~ina di soldati .del governatore, venienti da Nairobi e diretti a Moranga; perciò facéio porre il mio campo sull'altra sponda del Darugo. Questo fiume, largo come il Seca, cioè una quindicina di metri, non ha.ponte: lo tragitto, come il mio compagno, sulle spalle del munia 'npara (capo carovana). Come facilmente si può immaginar11, siamo tutti stanchissimi, quindi, montata in fretta la tenda e preparati i letti, mentre io al chiarore di una candela recito il Breviario, il cuoco fa la cena e poi presto presto ci ritiriamo a godere il meritato riposo. La sveglia alle tre - La luna manca all'appelw - Un tizzone contro le bestie - · Un faro economico - Si barcolla, ma non si cade - Ricordi della Settimana santa in Europa - ,Rag_qiri leciti - Nuova lotta fra i due itinerari - Prove oratorie - Evviva il successo! - Via Crucis pratica - A Nairobi. Venerdì, 10 aprile. La sveglia alle 3 stamattina è per tutto il campo, perchè, essendo venerdi santo e non potendo perciò celebrare, sarebbe mia inten-

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