VI _ N. 1 .Anno MENSILE PERIODICO o RELIQIOSO o ~ ESE AL PRINCIPIO DEL M ESCE ~ DIREZIONE Gennaio 1904:
Fra le nuove pratiche di pietà che la divozione verso la Consolata va man mano ispirando ed introducendo fra noi, eccelle quella che si è inaugurata nel testè spirato 1903; vogliamo dire l'iscrizione alla nuova Compagnia della Consolata. Questa, fondata con decreto di S. S. Leone XIII di s. m. il 27 maggio 1903, è, come nel fascicolo di giugno abbiamo detto, una nuova Sezione dell'antichis• sima veneranda Compagnia della Consolata, eretta canonicamente nel Santuario fin dal 1527, ed alla quale si onorano di appartenere, anche ai nostri giorni, princiEJi, prelati ed i più illustri e benemeriti cittadini di Torino e del Piemonte. Ben si può dire che entrando nel pio sodalizio il divoto di Maria Consolatrice si pone in condizione di compiere senza sforzo tutti gli atti di culto e di virtù a Lei più graditi, procurandosi nel tempo stesso la maggior somma possibile di vantaggi spirituali, ed aprendosi così la via ad ottenere gli aiuti che gli sono necessari per vivere da buon .cristiano, nonchè le grazie e le bam•dizioni atte a prosperare 1a sùa famiglia ed i suoi interessi materiali. Ohe dire poi del bene che giustamente si può ripromettere dalle 52 messe . annuali celebrate, una in ogni sabato alle ore 8, ALL'ALTARE PRIVILEGIATO della taumaturga Imagine ed esclusivamente applicate secondo l'intenzione de)!;li aggregati alla nuova Compagnia? Questa inoltre porge un mezzo alla portata di tutti per suffraga.re, non sòltanto nell'occasione del loro anniversario o del 2 novembre, ma continuamente i nostri cari defunti i quali, ascritti che siano alla Compagnia, rimangono in perpetuo partecipi del frutto di tali messe e delle indulgenze a loro suffragio applicate (Si veggano i nostri fascicoli di luglio e settembre). Le domande d'iscrizione si possono fare personalmente o per cartolina alla sacrestia del Santuario. Come attestato d'iscrizione si rilascia una graziosa cromolitografia in foglio doppio, con apposita targhetta per il nome dell'iscritto, e nell'interno il regolamento della Compagnia, seguito dall'Atto di consecrazione alla SS. Vergine Consolata. Ohi desidera eziandio il grande diploma• d'aggre-
/ L~ BEJEDIZIO~E DEL S. ,PAD~E ====1~..Jf""iJ==== Questo primo numero dell'anno nuovo viene a Voi, cortesi abbonati e lettori, portandovi il più bello ed il più efficace degli auguri : la benedizione del · Vicario di Gesù Gristo. Dopo la morte di Leone XIII di v. m., il quale benignamente aggradiva l'inviò del nostro periodico e due volte lo aveva solennemente benedetto, ci pareva che la grande famiglia del bollettino fosse rimasta orfana del Padre amatissimo. A riaverlo, quindi, nella persona del degnissimo Successore di Lui, noi umiliammo a S. S. Pio X l'intera collezione i dei nostri fascicoli, chiedendogli di voler concedere anch'Egli la sua be.nedizione « al Rettore del Santuario ed ai suoi missionarii, al direttore del periodico, ai redattori e 'collaboratori, ai sacerdoti ad- l detti al Santuario, ai benefattori del medesimo e delle missioni, agli ingegneri, agli artisti ed operai applicati nei lavori del tempio, agli abbonati, ai lettori del periodico ed a quanti ne zelano la diffusio·ne ». Sua Santità Pio X, con quella bontà che è la sua caratteristica, degnavasi -accogliere pienamente la nostra umile domanda, facendoci rimettere dal suo Segretario di Stato, l'Em. mo Card. Merry Del Val, la lettera che qui appresso pubblichiamo. Non avremmo potuto con una pagina più bella incominciare questa nuova serie di fascicoli, a cui abbiamo voluto dare veste più artistica e simpatica, in corrispondenza alle grandi e liete cose che l'interno dei fascicoli stessi dovrà esporre e contenere nella decorrenza dell'anno giubilare di Maria Consolatrice. Si degni Ella confermare visibilmente la benedizione del Sommo Gerarca della Chiesa, e la faccia fruttificare .al cento per uno in grazie spirituali e temporali su tutti e su ciascuno di coloro a cui fu impartita, e che porranno impegno a rendersene ognora più degni.
\ ~f; - ~ ~ =~~= =~~==~=~=• ~~(b ç/2~ , \ , dlev/''° J!,gnore, (. fòopo dÌ avez zasser;nato af &anto tladze {a coflezione def peziodico 2a- eott~otarta- e {' indizizzo, clic {'accompar;nava1 compio if dove-ve di fade co"' nosccze i{ 9zadimcnto1 con cui 8.9fi lìa accofto i{. devoto oma99io e fe p"oteste <Yi fitiafe atèaccamenlo contenute, neff' indizizzo medesimo. Sua- Sa-11-tità. ne zingzazia la &. ':V. non cfic it fòizetloze del citato pezioBico1 e di gtan cuo'te ùnpazle lozo c a quanli czano indicati nefzipelulo indizizzo una speciale '6ene2izione. 8991:ungendo a queffi de{fa Scmtità. Suai miei '6en sentiti zingza'tiamenti pez fa {avozilami copia 2effa citata cotfezione, 9g2o con{ezmaz,111,i con sensi Bi pez{elta stima flJi ':V. &.- tì/,. ma !floma, 24 Vicemhre 1903. qgmo . l - t.::ljJ, per SCf'IJJr a R. CARD. MERRY DEL VAL Al Reu_rno Can. GIUSEPPE ALLAMANO Rettore del Sa1ttunrio della B. Vergine della Consolata TORINO ~==-==-~ ~ 1104 - 1904'• 11;'"==-==-=~ ~WORDI -SPERAN.ZE -AUGURI ==-== « Come lucente stella su scuro firmamento brilla una data nella storia di Torino: .il 1104, l'anno dello scoprimento miracoloso della. imagine di Maria Consolatrice ~-Con ©1 , queste parole iniziavamo, or son cinque anni, la presente pubblicazione, nella quale ci studiammo di far rilevare come appunto da questa data memoranda ebbe principio il i risorgere di Torino e l'aurea catena di grazie, che con imperitura gratitudine strinse per i secoli a Maria SS. l'augusta capitale del Piemonte. Nostro intento era di ·preparare, per I mezzo del modesto nostro periodico, i devoti della Consolata a festeggiare solenne~ente nel 1904 l'ottavo centenario di quell~ data /
gloriosa, e nèl tempo stesso di promuovere l'ampliamento e.la decorazione del Santuario, a :fine di renderlo degna sede delle feste centenarie e monumento che ne tramandasse ai posteri la memoria. Grande e ponderosa era la duplice impresa, ma vi ci mettemmo risoluti, :fidando in Maria , e nella secolare pietà dei torinesi, confortati dalla benedizione del Sommo Pontefice Leone XIII e del nostro Cardinale Arcivescovo. Il periodico fu accolto con favore che su• bito superò la nostra aspettazione: l'idea del centenario da esso rropugnata si trovò opportunissima, rispondente alla generale opinione e ad un lungo desiderio il progettò dei grandiosi lavori; si trovò dolce il ricordo delle antiche benemerénze di Maria Consolatrice verso il suo popolo prediletto, ed oltremodo consolante la prova della loro continuazione in mille fatti verificantisi giorno per giorno e che prima giacevano ignorati. Affluirono le prime offerte per !'-ampliamento ed i ristauri del Santuario, al quale trassero più numerosi i pii visitatori, e rispondéndo Maria ss: alle preghiere ed .alle oblazioni con nuove grazie, le une e le altre s'anda• rono man mano con edificantissima progressione moltiplicando. A questi felici principii seguirono quattro anni di materiale e spirituale operosità, di cui non si saprebbe immaginare la più indefessa e feconda. Oom'erasi' previsto, non fu cosa agevole toccare senza danno le vetuste, storiche mura del Santuario, il modificarne · l'architettura già tanto complicata da anteriori ricostruzioni ed aggiunte, l'ampliarne l'area ristretta tra edifizi che non si potevano demolire ed avanzi romani che volevano assolutamente essere rispettati. Lunghe e laboriose dovettero essere le ricerche per trovare i marmi per tinte intonati con gli antichi già in opera, non indifferente lo sforzo di braccia e di macchine per lavorarli inappuntabilmente; si dovette studiare Qgni più minuziosa particolarità di struttura e di ornamentazione, a :fine di armonizzare le. quattro nuove cappelle coll'insieme del tempio. E non ' occorre dire che non mancarono gli incidenti 3 edilizi, i c1ntrattempi, i ritardi per forza maggiore di forniture, le trepidazioni tecniche e le preoccupazioni :finanziarie. Ma mentre da una parte ingegneri e coadiutori, artisti ed operai andavano faticando, ciascuno. nel proprio ambito, con zelo supe• riore ad ogni elogio, dall'altra l'opera loro era secondata e sorretta, con non meno volenterosa e compatta disciplina, dai devoti di Maria Consolatrice. Le sottoscrizioni per la copertura in piombo delle nuove cupole, per le colonne votive, per il rivestimento di tutto il tempio con marmi preziosi e finalmente per l'artistico pavimento, lanciate successivamente e non senza qualche timore, ebbero la più lusinghiera accoglienza; le offerte anzichè stancarsi, se non in entità individuale, in nùmero crescevano provvidenzialmente a misura che i preventivi, già rilevantissimi, erano, come sempre succede, d'assai superati nel fatto dalle f:!pese. E intanto, anima e nerbo invisibile, ogni cosa sorreggeva la preghiera, sempre più ge• ,nerale e fervorosa. Si pregava nel Santuario trasformato in sacro ~rsenale, non curando i disagi della polvere, della semi-oscurità, di mille intoppi posti' or qua or là alla circolazione; non lasciandqsi distrarre dal rum.ore dei passi, dal tramestio dell'alzare o rimovere di ponti e steccati; dal picchiar di mar- I telli e di scalpelli, dallo stridere di seghe e di cenro strumenti d'artieri. Appunto il non aver mai interrotte le solite sacre funzioni, nè averne omessa alcuna straordinaria, fu non ultima cagione del protrarsi dei lavC\ri. Ma chi avrebbe voluto porre ostacoli alla esemplare divozione dei torinesi, o impèdire lo sfogo del cuore davanti alla Madre di Consolazione a quanti venivano .di lontano · per ringraziarla di favori ricevuti o per impetrarne di nuovi, che l'imminenza dell'anno benedetto dava ragione a sperare più grandi e più numerosi? Ohi avrebbe osato arrestare il benedetto slancio delle S. Comunioni, sempre 11,scendenti per numero, tanto che da 186.920 nel 1897, superarono le 240.000 nel 1903? Si pregava nel Santuario; ma anche fuori di. esso, lontan lontano, quale eco dolcissima,
si andavano-ripercotendo e moltiplicando le preghiere a Maria Consolatrice a misura che il nostro periodico varcava i confini del Piemonte, poi dell'Italia e dell'Europa, spingengendosi a portare un conforto ed una speranza ai nostri emigrati dell'America, e penetrando nell'Africa Orientale coi Missionari della Consolata, il cui Istituto, sorto anch'esso in questi anni fecondi di prèparazione- come ben disse il Cardinale Richelmy - è anche esso una parte viva del restaurato Santuario, e sarà nuovo motivo di gloria per Maria SS. nel prossimo di Lei secolare giubileo. Tale nelle sue grandi e consolanti linee generali fu la nostra preparazione a questo desideratissimo 1904. Ora esso è sorto: salutiamolo con gioia, perchè sarà certamente un anno di benedizione per tutti i figli di Maria Consolatrice. Quanto han fatto fin qui, ci da sicuro affidamento che essi vorranno dare l'ultima mano all'opera. Col pi::overbiale motus in fine velocior, noi ci adopreremo con tutte le nostre forze al perfetto compimento dei lavori ; essi, con la bella concordia di cui già diedero prova, raddoppino le pratiche di pietà, le S. Comunioni al Santuario, le offerte destinate a far .sì che nulla stuoni nella artistica magnificenza della Casa di Maria SS., e l'illuminazione, gli addobbi esterni, tutto, insomma, nei prossimi trionfali festeggiamenti abbia a riuscir degno del primo Santuario del Piemonte, della larga e solida fama che in fatto di religione e d'arte gode la forte regione nostra ed in ispecie Torino. I quadri votivi, i cuori, le messe e le relazioni fatte alla Sagrestia stanno a provare, anche materialmente, come, all'incremento della divozione verso di Lei in questi anni Maria SS. abbia risposto con aumento di grazie, molte delle quali veramente straordinarie. Se così è, che non vorrà Ella fare, a giusto premio della costanza di chi avrà lavorato sino alla fine e generosamente donato per la sua gloria? A questa domanda consola.ntissima noi lasciamo che ciascuno dei nostri buoni lettori risponda nel suo segreto, e poi esponga a Maria SS., con piena fiducia, i voti del suo cuore. E noi, augurando che i voti di tutti siano esauditi, siamo certi di nori fare un vano atto di convenienza, all'inizio di questo anno su cui l'Immacolata irradia gli splendori della sua divina bellezza, e la Consolatrice spande con regale profusione i balsami profumati della sua ineffabile misericordia. ~ I DUE FIORETTI per l'anno ilella Consolata Mdlti ci domandano: che cosa presentare alla Consolata alt'avvi"cinarsi delle grandi /este pel suo centenarz·o? Rispondz"amo: /atevz· apostoli' della sua dz'vozione colla di/fusione del Perz"odz'co che narra le glorie dz' Lei e colle iscrz"zioni alla nuova Compagnia della Consolata. Proponiamo, quz"ndz', che prima. delle feste centenarie ciascuno dez· nostri lettori' .1° procurz· un nuovo abbonato al nostro Periodico; · 2" iscrz"va se stesso e /accia ascrivere almeno una persona alla nuova Compagnz·a della Consolata. I nomi dz" quelli che pratz"cheranno questi due fioretti saranno z'scritti sopra un grande Album d'onore, che deposz"teremo presso l' z·magù1e mz'racolosa, lasciandolo in perpetuo, quale arra di celesti benedz'zioni. Nuova partenza di Missionari della Consolata e di Suore per l'Africa equatoriale C!MICI Certe sacre .funzioni, al par delle feste di famiglia, anzichè perdere della loro commovente bellez2<._a col ripetersi nella loro sostanza, traggono un sempre rinnovato fascino appunto dalla stabilita della causa che le produce, mentre le circostanze accessorie e variabili danno a ciascuna festa, a ciascuna sacra cerimonia, il caro suggello che le distingue.e le individua n~lla simpatia del peri. : manente ricordo. Ecco perchè riescono sempre una festa del cuore per chi vi assiste, le ,funzioni di partenza dei Missionari della Con-
·J11 8011solata 5 :ata,l'ultimadell==ta nella s~:Ilascia s~=ual pura acqua di fon~, €bbe luogo il giorno 21 del teste spirato di- le ricchezze del nobile intelletto e del cuore eembre. fervente, rivolge ai partenti un piccolo caLa linda chiesina dell'Istituto, era, al so e polavoro di discorso, ispirandosi al giorno sacro a San Tommaso, alla ricorrenza faustissima del S. Natale e all'iniziarsi dell'a;nno giubilare di Maria Conso• latrice ed Immacolata. Dopo aver fatto notare -la felice rispondenza tra il calendario JEAN'Ì'ET ANSELMO NEGRO AGOSTINO e la funzione, S. Em.za 0ontinua ricordando che la saèra tradizione narra essere S. Tommaso, fra i membri dell'apostolico collegio, quello che più lungi per 1e sconosciute plaghe della terra portò i suoi passi, ad annunziare alle genti la dottrina di Gesù Cristo. E ' d'onda gli venne tanto zelo? Il S. V angelo re• ,gistra il provvidenziale dubbio di questo Apostolo, ma soggiunge che appena Tommaso, a ciò invitato dal divino Maestro, ebbe toccate le fe. rite dei chiodi e messa la mano nel sacrosanto costato di Lui, proruppe · in una stupenda quanto concisa professione di fede e d'amore: Mio Signore e mio Dio! - dimostrandone poi con mirabili fatti e con invitta D. VIONOLI Teol. A. CAGLIERO D. BARLASSINA I, • lito, affollata di amici e benefattori della Mìssione; di congiunti e conoscenti dei novelli campioni di G. C.: tre giovani sacerdoti a cui si univano due ottimi fratelli secolari. S. Em.za. l'amatissimo nostro Cardinale Arcives·covo, con quel suo fare semplice e dimesso costanza la sincerità ed I il valore. - ·Anche voi, :figliuoli miei dilet-. tissimi - dice S. Em.za. - avete con labbro devoto e coll'intimo consenso del cuore ba- I ciato il Crocefisso benedetto coi riti della Chiesa, che testè io vi consegnai come distintivo dell'apostolato a cui siete chiamati
6 il' 8orisolata tra gli infedeli. Ebbene, la vostra opera sarà tantp più feconda, quanto più vi accosterete alle piaghe di Gesù Cristo; i frutti di vita eterna che voi otterrete saranno a misura che si realizzerà in voi ciò che S. Paolo proponeva a se stesso: di non voler conoscere altro se non Gesù, e Gesù Crocefisso. Ovvie poi, ma non perciò méno alte, nè · prive di uno spunto di soave novità e freschezza, furono le considerazioni suggerite all'oratore dalla fortunata coincidenza, per cui i novelli qanditori del Vangelo entrano nell'àgone quando già si può ritenere principiato l'anno per noi doppiamente sacro a Maria SS. Accennando ai prossimi nçistri grandiosi festeggiamenti centenari, toccò della I laboriosa e solerte preparazione dell'avvenimentodesideratissimo, e notò bellamente come la chiesetta dell'Istituto - già così frequentàta - si possa considerare anch'essa come un ingrandimento, del Santuario principale, e l'Istituto stesso come una gemma preziosissima de.Ila corona di gloria della Consolata, corona che speriamo poter presto visibilmente simboleggiare in un rinnovato aureo diadema alla taumaturga Effigie. Commovente è il pensiero che i partenti, come i loro confratelli già in Africa, non potranno partecipare se non in ispirito al giubilo, a cui hanno più di noi diritto, ma tra cui noi li ricorderemo affettuosamente. Parlando poi del S. Natale e di Gesù Bambino, S. Em.za si arresta sulla visita dei Magi e sui loro doni al neonato Redentore: incenso, mirra, oro, simbolo il primo della preghiera, il secondo dello spirito di mortificazione, il terzo delle opere sante. Questi tre doni il missionariodeveciontinuamenteoffrire a Gesù: I col rendere incessante la sua preghiera facendo ogni azione, anche la più indifferente per se stessa, a: gloria di Dio; coll'umiie accettazione delle spine, che non gli sarà duopo cer-1 .care; coll'affinare e rendere perfette le opere .._ dell'apostolato, mediante l'assoluta purità di intenzione. E qui, con una opportunissima applicazione generale, S. Em.za osserva che I il Bambino chiede i mistici doni non soltanto ai missionari ma, in certa misura, anche a tutti i presenti od a quanti sono i divoti della Consolata, la quale a questa Missione presiede, come a cosa tutta Sua. Per tutti deve essere un dolce impegno il partecipare ai meriti dell'apostolato fra gl'infedeli, sostenendo questa Opera colla fervente preghiera, col presentare a Dio qualche speciale atto di mortificazione cristiana e coll'offerta cordiale di vero oro materiale, indispensabile strumento alla Missione per raggiungere gli alti fini che si propone: di allargare, cioè, il regno di Gesù Crist<:> e moltiplicare i figli di Maria Consolatrice. Conchiudendo S. Em.za accenna alle carezze di cui il Santo Bambino sarà certo ,prodigo ai partenti, .i quali si dispongono ad abbandonare ogni persona più cara, le dolcezze della patria e della convivenza civile nel giorno stesso del S. Natale, l'intima festa delle anime, che renderà più sentito il distacco. E meglio ncm poteva interpretare l'animo degli astanti porgendo ai giovani generosi i più teneri e santi auguri, per loro e per i confratelli che li attendono in Africa. Come prima del discorso si era fatto per il Magnificat, furono egregiamente eseguite in musica strettamente liturgica 1~ Litanie Lauretane e poi il Tantum Ergo dai giovani ·· sacerdoti del Convitto Ecclesiastico. Seguì la trina benedizione, solennemente impartita dallo stesso Cardinale Arcivescovo, il quale benignamente volle, nelle consuete forme, accordare a tutti" gli assistenti 200 giorni di Indulgenza. L.a cara chiesina si sfolla lentamente, si vuole :vedere ancora i Missionari nel loro abito caratteristico, rinnovare loro, almeno col reverente saluto, gli auguri ed i messaggi per l'Africa lonta_na..... Un'analoga funzione si compiva la sera del 23 dicembre alla ];iccola Casa della Divina Provvidenza, d'onde dodici Suore Vincenzin_e erano pronte anch'esse a partire per l'Africa equatoriale. Le tre navate dell'amplissima chiesa erano gremite di Suore e di drappelli di ricoverati d'ambo i sessi, mentre lontano, m alto dietro i graticci delle tribune, s'in-
' ' 'il' eo11solata 7 travvedevano altre figure. Tra le pie turbe, l'anima provava la mistica sensazione di essere, per una dolce ora fuggitiva, immersa . nell'ambiente di quella carità di Cristo che urgeva il Venerabile Cottolengo e che sopravvive perenne nell'opera sua. Un clero numeroso, preceduto dal Superiore della Piccola Casa e da altri Canonici, va all'incontro di S. Em.za, che giunge salutato dal canto del Magnificat, dopo il quale procede alla benedizion~ e consegna dei Crocefissi alle forti pellegrinanti. Anche ad esse rivolge la paterna parola: il tema è dato dal .Natale e più precisamente dalla visita dei pastori a Gesù Bambino. Il breve quanto profondo sermone, riceve un particolarissimo profumo di semplicità cottolenghina' dal dialetto piemontese, che S. Em.za adopera con famigliare scioltezza per essere inteso da tutti i ricoverati. I pastori erano poveri - dice Egli - ·e, voi siete povere per voto fatto; i pastori f erano umili e rozze persone del popolo, e voi avete rinunziato alla sapienza, al lusso, alla superbia del mondo. I pastori partirono dal Presepio così pieni di fede e di zelo, che si fecero tra i loro compagni apostoli del M~ssia, ed annunziatori a tutti della buona no- ·vella.-Anche le partenti sono, precisamente come i pastori, chiamate ad esercitare in · modo umile e senza pretese l'apostolato; ad annunziare Gesù Cristo, non colle sublimi opere •riservate ai sacerdoti, ma coll'esempio della virtù, colla,carità verso i pover1i infedeli; coll'attendere al dispensario, alla scuola, al laboratorio, al disbrigo delle più umili faccende: cose tutte necessarie al buon andamento ed alla prosperità delle Missioni. Commosse fino alle lagrime l'accenno a quello spirito di vera oblazione che deve penetrare il cuore della suÒra missionaria, spirito che rese Gesù obbediente dalla culla fino alla morte di crocè. - Voi, dice l'augusto oratore, dovete essere disposte a morire anche nel viaggio, senza gustare la soddisfazione di dar . prova al vostro zelo; dovete essere disposte a faticare nelle missioni, non come vorrebbe il vostro ardore di carità, ma come vorrà la più assoluta ubbidienza; a operare lungamente nell'apostolato od a chiuderlo con morte precoce, come la vostra compagna, la cara Suor Editta, che laggiù vi aspetta e vi ammaestrerà dalla fossa. Può darsi, anzi è probabile, che a voi non sia ancor concessa la santa consolazione di mietere e che dobbiate, invece, solamente dissodare il terreno e seminare per altre che verranno; ma non per questo scemerà il vostro merito ed il premio che vi aspetta in Paradiso. - Conchiude confortando le partenti col ricordar loro che Maria SS.Consolatrice le accompagna e veglierà dal Cielo sopra di loro sempre, e ricordando ai ricov~rati il dover loro di invocarla ogni giorno per le buone figlie della Piccola Casa. Deo gratias I La parola d'ordine caratteristica del Cottolengo, risuona alta e solenne sotto le volte sacre, e l'eco dolcissima di essa pare ripetersi e moltiplicarsi nel canto trionfale delle profezie annunzianti prossimo il Redentore; pare riverberarsi ed, esultare tra la paradisiaca luce dell'altare, la sola cosa 'che il Venerabile Fondatore volesse grandiosa tra l'umiltà della Piccola Casa. La trina benedizione impartita solennemente da S. Eminenza corona l'indimenticabile funzione. Ed ora Missionari e Suore, sotto lo sguardo della Provvidenza e l'egida di Maria Consolatrice, abbandonata .l'Italia dal porto di Trieste il giorno del S. Natale, solcano il mare. Accompagniamoli colle fervide preghiere e coi voti fraterni, e mai non venga meno il nostro sostegno morale e materiale all'Opera santa a cui essi sono addetti. Missionari di questa 4a partenza Teol. Avv. Cagliero Francesco da Castelnuovo , d'Asti. D. Vignoli Domenico da Toi·ino. D. Barlassina Gaudenzio da Torino. Jeantet Anselmo, confratello, da Cogne (Aosta). Negro Agostino, confratello, da Costigliole di Robe/la (Casale). Suore Missionarie Suor Maria di S. Alessio (da Rovata Cesani) • Suor Opportuna (Racconigi) - Suor Agnesina (Massino) -Suor Sila (Nerviano). Suor F,aconda
8 lll ' <2011solata (Costanzana) - Suor Maria Daria (Cusiano) - Suoi· Eugenia dell'Immacolata (Mondovì-Breo) - Suor Antonia Zaccaria (Cusano) - Suor Scolastica di S. Benedetto (Sala Monferrato) - Suor Ciriaca (Gallino) - Suor Angela Carola (Gaggio Montano) - Suor Gundene (Revò). Sboria tlBl Saqbuario d01la Oonsolaba IN TORINO ~=~=wt:""ìl---- CAPO VI. Il cieco di Brianzone e la_visione di cui fu fav,orito. Brianzone è una piccola città di quella regione della Francia confinante colla Savoia che si chiama Delfinato. Ivi viveva nel 1104 un certo Giovanni Ravacchi o Ravachè, insieme con due suoi fratelli, di lui minori in età. Il non esservi fatta menzione dei loro genitori, fa supporre che essi già fossero morti al tempo in cui avvennero i fatti che stiamo per narrare: si sa però che erano persone di nobile stirpe e che avevano lasciato ai figliuoli un pingue patrimonio. Alcuni autori pongono in dubbio se la famiglia dei Ravacchi fosse originaria di Brianzone, oppure se vi si fosse per politiche vicend_e trapiantata; più tardi essa passò poi a S. Maurizio Canavese e successivamente, per gli impieghi ottenuti, a Torino. Giovanni Ravacchi sul fiore dell'età, ricco di censo, era tuttav~a infelice, perchè cieco dalla nascita. Fervoroso e pio cristiano, egli .trovava un grande conforto nella religione e sopportava rassegnato al volere di Dio la dura sua sorte; nutriva però un vivo desiderio di poter contemplare lo spettacolo grandioso della creazione, e gli splendori di quella luce che riverbera sul mondo visibile un raggio delle eterne bellezze del cielo. E per uno spirituale istinto, di cui egli stesso non sapeva rendersi ragione, il povero Giovanni pregava spesso Iddio e la Vergine 88. ad I avere pietà della sua sventura, sebbene sapesse che la scienza medica.era impotente a rimediare alla di 1ui cecità, e soltanto avrebbe potuto dargli la vista un miracolo, che nella sua umiltà non osava in alcun modo sperare. Taluno forse al vederlo così virtuoso e pio, ma pure così tribolato e privo di quel senso· che è tanta parte della nostra esistenza e che Iddio non nega agli uomini più tristi, avrà, come i falsi amici di Giobbe, argomentato contro la religiosità dél Ravacchi, e preso dal suo misero stato argomento di mormora- .zioni e _di scherni contro la divina provvidenza. Così operano coloro che ignorano essere talora le più grandi sventure ordinate a manifestare la gloria e la potenza di Dio. Tale fu la cecità di parecchi l!Omini di cui narra il Vangelo; tale fu quella di GiovanniRavacchi. Sul fare del mattino di un giorno del giugno 1104, il pio cieco ebbe un sogno, o meglio diremo· una visione, che se non potè rimirare cogli occhi del corpo, contemplò tuttavia chiaramente collo sguardo dell'anima. -Sotto·i ruderi di un tempio diroccato, vide sepolta i' imagine di una Signora di celestiale bellezza, la quale teneva in braccio dal lato sinistro un Bambino tutto grazia e maestà. L'imagine irradiava torrenti di luce fra le tenebre che la circondavano (Vedi incisione a pag. 9 ). Mentre il Ravacchiestatico, col cuore innondato di gioia sovrumana godeva dell'apparizione meravigliosa, gli fu rivelato che a Torino in Piemonte, fra le macerie di una distrutta cappella giaceva dimenticata una preziosa Imagine di Maria Santissima, çhela Vergine benedetta lui aveva prescelto a rimetterla nel dovuto onore: andasse perciò a Torino, facesse scavare nel luogo che gli sarebbe a suo tempo indicato finchè fosse ritrovata1a santa Effigie, davanti a cui egli avrebbe ottenuto la luce degli occhi. Tacque l'arcana voce, scomparve la visione, ma Giovanni Ravacchi sentì che da quel punto cominciava per Iui una nuova vita. Vedevasi di tratto consolato dal cielo con uno di quei favori straordinari, che il Signore raramente concede anche alle anime a Lui più care; eletto ad una missione, non .pure in sommo grado onorevole, ma degna degli angioli, colla promessa di ottenere ciò che • I
_, ll1 8011solata 9 ç-- ~ ~ca,.;;;==~ - egli; a ragione, considerava come la sua i la rivelazione avuta, il comando di portarsi suprema felicità quaggiù, ciò che tante volte -a Torino e la promessa che colà, dinnanzi si era sentito ispirato a chiedere nelle sue all'Imagine che egli avrebbe scoperta, le preghiere e quasi astretto a sperare da Dio sue morte pupille avrebbero acquistata la ~ Il cieco di Brianzone vede in sogno una gran luce uscire dai ruderi dell'antica cappella della Consolata in Torino e riceve ordine di portarvisi. (Antico quadro del torinese Felice Cervetti) contrò ogni speranza: la ,vista. L'anima sua ! esultava di un'allegrezza pura, santa, superiore ad ogni contento. _ Si fa tosto accompagnare nella sala dove I s( trovavano i suoi fratelli, e con enfaticheparole loro narra la visione di Maria SS., virtù visiva, ed avrebbe avuto termine la dolorosa sua cecità. I fratelli dapprima lo ascoltano attoniti: tanto è lo stupore di cui sono compresi per le cose straordinarie che egli narra, che quasi _non riescono a comprendere quello che voglia dir loro. Giovanni
1, 10 1.!1 e 'o11so lata C::-Gm.;;;;;;;---'"'"""-==s.~=;s.;;;1<!11,a=-c:llillil==<>lS>r~,gg~==~-.;;;;==-.;;;==!!IIPY ricordo: allora vi ho invocata, e Voi pietosa avete ascoltato i miei pianti e mi avete ispirato di perseverare nella preghiera. Ah, potessi tutti i giorni recarmi ·al vostro Santuario e sfoga1·e ai vostri piedi l'ambascia del mio cuore! Ma giacchè non posso, lasciate almeno, SS. Vergine, che io deponga ai vostri. piedi questo mio scritto, affinchè esso, giorno e notte, sia una continua preghiera accompagnata da tutto t'affetto del mio cuore, che sempre s'innalzi al vostro trono di misericordia e d'amore. ripiglia più e più volte la narrazione; ripete minutamente tutte le particolarità della visione, le parole udite al cuorf, e li scongiura nel nome di Dio e di Maria SS. a volerlo accompagnare a Torino. (V. incis. a pag. 11). Ma i fratelli, passata la prima sorpresa, considerando la cosa sotto l'aspetto umano, credono che, Giovanni sia stato vittima di un'allucinazione; che tutto si riduca ad un bel sogno, e recisamente si rifiutano di accompagnarlo in Piemonte; lo consigliano anzi a calmare la sua pia esaltazione ed a deporre ogni pensiero di viaggio. (Segue). ' Q ~11}1,'ji' ,.. ;;;,-Q RINGRAZIAl\IEN'J.11 f Voi sapete, o Vergine benedetta, che un doveroso riserbo mi tiene dallo spiegare la _ grazia che domando ma, se mi sarà permesso, ottenutala, la farò pubblicare nel Periodico, affinchè tutti ricorrano a Voi, Consolatrice degli afflitti. I Maria! Abbiate pietà delle creatu1·e che amo ed esauditemi. Così sia. v1v1ss1m1 presentiamo ai tanti nostri abbonati che si affrettarono a rinnovare il loro abbonam,into pel 190:lc, aggiungendovi ancora, c sono i più, una speciale offerta per i lavori d'ampliamento del Santuario e per le prossime foste dell'incoronazione. Le suppliche alla Coqsolata / Questa forma di preghiera intima, scritta spesso da povere ,persone ignoranti di lettere, le _quali traducono sulla carta fedelmente la parola che esce dalla semplicità e dall'abbondanza del loro cuore, ci va rivelando tali sentimenti di fedeJ, di amore, di suprema fiducia in Maria SS., che ci pare doveroso non tenerli interamente nascosti. Perciò, mentre continueremo fedelmente a deporre ai piedi della Vergine taumaturga,· le suppliche che quotidianamente da vicino e da lontano giungòno al Santuario, vogliamo pure di alcune di esse, usando la massima discrezione verso gli autori, fregiare il periodico, ad edificazione e conforto specialmente dei più tribolati divoti di Maria Con- I solatrice. Cominciamo colla seguente: Supplica~ OMaria Consolatrice, mia unica speranza, ascoitate benigna la preghiera che un'anima st1·aziata da un lungo ed intimo f dolore vi porge. Voi sapete di che si tratta; Voi tutto vedete : la mia speranza, è ·unicamente in Voi, che col vostro adorato Bambino fra le braccia pare mi inviti'ate a tutto sperare. Si, o Maria, io spe1·0; siete Voi che avete aperto il mio çuore alla fiducia in Dio I ed in Voi, quando la disperazione già tententava di trascinarmi rnei- suoi abissi. Lo Saluzzo, 28 Febbraio 1903. (Segue la firma). Sotto la guardia della Consolata La signora N. N. (1), in partenza per un viaggio,·arrivò alla stazione di Porta Nuova un po' in anticipazione; perciò, preso tra i primi il suo biglietto, passò a sedere in sala d'aspetto. Man mano questa andò empiendosi di ~ente, di movimento e d'afa, tantochè .la ,signora per respirare meglio, u13ci sul marciapiede interno della stazione, dimenticando sul divano un!!- borsetta ch'ella s'era poco prima levata momentaneamente dal braccio, onde averlo più libero per una delle mille piccole occorrenze che si possono presentare ad, una viaggiatrice: di appuntare uno spillo, di aggiustarsi il velo o che so io. Vari treni partirono prima di quello su cui doveva· salire la signora... ed ella, passeggiando su e giù, guardava i fiotti di persone uscenti dalle sale d'aspetto, l'affaccen- (l) Dalla lettura del fatto ei capirà abbe,stanza il motivo per cui, contro le a,bitudini del periodico, taciamo il nome della persona graziata. _ \
1l1 8011solata 11 :si di :::::::salire nei~t ::quarto d'o:::::::artenza, ed ora c~ gliori posti, per allogare il loro bagag!io; l'an- la sala d'aspetto era pressochè vuota e tran1dirivieni di parentf e di amici .venuti ad quilla, vi rientrò per .sedersi ancora. accompagna~e, a salutare i partenti. ~ S'avvicina ad un divano: il sangue le dà Il cieco di Brianzone ·racconta ai fratelli la l'isione avuta e li prega di condurlo a Torino. (Antico quadro del torinese Felice Cervetti} , Finàlmente cessarono i caratteristici colpi i secchi che, quasi fuochi fila, risuonano al rinchiudersi degli sportelli, i fischi avvisatori I che le sbuffanti locomotive lanciano nell'aria prima di mettersi in moto. La nostra viaggiatrice consultò l'orologio: mancava ancora un tuffo al cervello, il cuore le batte forte; le si annebbia la vista... È la sua borsetta quella che è lì sul divano, al posto dov'ella l'ha poc'anzi,abbandonata! Come, come mai non s'era accorta ancora di non averla più al braccio? C'eran dentro nientemeno che
12 ·. ui 8011so(ata t'"ècinque mila lire ! Ed ora?... L'afferra con moto febbrile, convulso quasi; l'apre, vi fruga dentro. Quasi non può cred!')re alle sue mani, ai suoi occhi: le cinque mila lire sono al loro posto! Evidentemente nessuno ha toccato la borsetta; nessuno ha sospettato ch'essa fosse così pr!lziosa. Che grazia! Grazia di chi? Oh, della Consolata certo, dice la signora, della Consolata, di cui ella è divota.' Il dì prima della sua partenza le era stata regalata una statuina comperata al Santuario, e la viaggiatrice l'aveva portata seco, entro la borsetta, pregando la Madonna a darle buon viaggio e preservarla da ogni disgrazia. Grazie recenti riferite alla sacrestia del Santuario llUADRI VOTIVI PORTATI IN NOVEMBRE N. 34 Ciriè, posta a pochi chilometri da Torino in pianeggiante e fertile territorio, è cittadina quanto mai attiva ed industre; nella vita religiosa .poi tiene alta l'antica tradizione di fede robusta e di solida pietà, che è un vanto del popolo canavesano. Una delle più belle manifestazioni religiose è in Ciriè il culto della Consolata, il quale trasportatovi da Torino in tempo antichissimo, ha preso in questi ultimi anni nuovo slancio, grazie alle premure di un clero zelante ed illuminato. In proporzione dei suoi abitanti, Ciriè è il paese del Piemonte che ha un maggior numero di abbonati al nostro periodico; nella parrocchia di S. Martino fiorisce, per numero di devoti ascritti e per esemplare regolarità d'andamento, la Compagnia della Consolata. Non v'è dùnque a stupire se sopra' -,o tale 'popolazione Maria SS. versa in abbondanza le sue benedizioni, e se di tanto in tanto qualche grazia, più delle altre patente e straordinaria, le è largita, richiamando la pubblica attenzione, come successe nel testè spirato dicembre. Del fatto a cui alludiamo è protagonista una semplice e pia fanciulla, a nome CA·rERINA CHIAVENT0NE. Ella conta ora dieci anni; ne· aveva soltanto uno quando dai buoni suoi f genitori fu ascritta alla Compagnia della Consolata, cosicchè la Madonna, di cui nei primi moti di affettuosità cosciente imparò a baciare l'imagine, le divenne famigliare e cara fin dall'infanzia. A sette anni fu, per vivo I suo desid_erio, ammessa tra le Figlie di Maria; imparò colla Dottrina anche il Catechismo della Madonna; un caro libriccino di quel degnissimo parroco D. Giuseppe Camusso, il quale cerca ogni via per ispirare alle giovanette sue parrocchiane le virtù della Vergine SS. Tali furono le radici e le prime ramificazioni della preziosa pianticella della divozione a Maria SS. nel cuore della fortunata fanciulla, la-quale ne colse testè un aulentissimo fiore. t Il 13 dell'ora finito dicembre, verso le dieci e mezza, la nonna di Caterina, coabitante in famiglia, la mandò ad attingere al pozzo vicino una secchia d'acqua, che doveva servire a lavare la verdura per la minestra. Il pozzo è antico per forma, e non brilla per modernità il sistema con cui se ne caval'acqua. Esso ha un diametro di 74 cm., è profondo •7 metri, con 1 metro e mezzo d'acqua; ha un tornio primitivo, terminante in una ruota a piuoli, la quale rende inutile la manovella. I. Chi vuole attingere acqua, fa girare la ruota prima in un senso e poi nell'opposto, portando ·successivamente le mani dall'uno all'altro piuolo. La corda poi va ·direttamente f dal tornio all'acqua, senza passare per la carrucola, che d'ordinario sta in alto sull'orifizio dei pozzi di campagna, ma che qui manoa completamente (Vedi incisione a pag. 13). I La piccola Chiaventone, come tante volte aveva fatto, con mossa spigliata e tranquilla . agganciò la sua secchi:;i, alla catena, la calò
]l1 8oris,olata 13 nel pozzo e, riempita che fu, prese a tirarla su a giri di tornio. Già la secchia rideva ad un metro circa dall'orifizio, quando il piuolo della ruota su cui Caterina in quel punto faceva forza le sfuggì di mano; la corda prese a svolgersi di nuovo rapidamente, la secchia piena a ridiscendere..... La fanciulla, d'istinto, allunga lesta lesta la mano nell'idea di trattenerIa; afferra Ia corda così salda che, dalla forza di impulsione e dal peso della secchià, è trascinata anche essa nel pozzo a capofitto. Madona dla Counsulà salveme ! (Madonna della Consolata sal · vatemi!) - .grida la poveretta - e già è giunta alla superficie dell 'acqua, vi è tuffa. ta dalla spinta della caduta. Ma con mirabile giustezza ·di movimenti, diretta da più mirabile presenza, di spirito, facendo scorrere le mani un po' in alto sulla corda e tenendovisi sempre saldissima, riesce a portarsi subito col capo fuori dell'acqua rimettendosi in posizione normale, mentre colle gambe cerca e trova sott'acqua una corrosione nel muro, dove appoggiare i piedi. - Madona dla Counsulà salveme! Madona dla Counsulà salveme /-riprende tosto a gridare. A questo. punto la fanci1;lla colloca un fatto, per lei indiscutibile e che ella narra con costante ed invariata precisione di particolari, senza per nulla esaltarsi od uscire dalla solita sua ingenua naturalezza; fattoperò a cui, come i nostri lettori capiranno,. noi non intendiamo attribuire altro valore da quello all'infuori che umanamente può avere. Dice, dunque, Caterina che levando gli occhi all'orifizio del pozzo, vide seduta sul tornio ima Signora circondata di luce, velata di bianco, con stella su1 braccio; teneva sulle ginocchia un bambino, sorreggendolo col braccio sinistro. La pericolante ravvisò tosto nella splendente Signora la Madonna, la quale alla reiterata sua invocazione: - Madona dla Counsulà salveme! - rispose:Facoura• ge eh' it salvou (Fa coraggio, che ti salvo). Incoraggiata davvero, la povera fanciulla si diede a sollecitare il soc- ~ corso: Tireme su! Tireme'su! (Tiratemi su). La voce fu udita da una zia di lei, che, corsa al pozzo e vista la terribile posizione della ·bambina, s'affrettò a chiamare aiuto.. Accorsero solleciti i vicini; Caterina messi - allora soltanto - i piedi nella secchia e continuando, a tenersi salda alla corda, fu liberata dalla profondità di quel pozzo che soltanto per I grazia di Maria SS. non divenne la sua , tomba. Asciugata, messa a letto e scaldata, non le si riscontrò in tutto il corpo alcuna
14 J1l 8orisolata contusione o ferita, tranne una superficiale escoriazione alla fronte della làrghezza di -un soldo e formata da tante piccole scalfittui,-e vicine vicine; probabilmente fu prodotta dallo sfregamento della corda. Del resto Caterina asserisce di non aver battuto alcun colpo sul muro ci.rcolare, nè nell'imprevvista, vertiginosa .discesa nel pozzo, nè movendosi laggiù..... Per il bagno ·freddo le rimase un . po' di raucedine nella voce, che _però svanì in ventiquattr'ore. La sera stessa del 13 dicembre volle alzarsi e recarsi in chìesa a ringraziare la Consolata. Il fatto, sparsosi subito per il paese, vi destò una grande religi_osa commozione; tutti attribuirono la salvezza della piccola Chiaventone ad .una grazia straordinaria della Consolata ed un coro di lodi~ di ria'graziamenti salì a Lei, mentre tutti si congratulav1ano colla graziata e coi suoi parenti. Non è' a dire la gioia e la gratitudine di essi eh.e della Oonsolata son tutti devotissimi: questo noÌne benedetto hanno messo nel battesimo all'ultima sorellina della Caterina; il nonno e la nonna di lei sono irì. quest'anno i priori della Compagnia. Un'offerta mandarono tosto al Sa,ntuario di Torino; fecero celebrare una messa in onore della Consolata nella parrocchia, dove porranno anche un quadro votivo a perenne ricordo di tanto beneficio. ~elezioni compendiate di grazie recenti DHLE QUALI FU CHIESTA LA PUBBLICAZIONE Revine Lago (Treviso). - « Spedisco due spille d'argento, meschino ricambio alla grandissima grazia ottenuta dalla Consolata alla _mia figlia Amabile di 9 anni, che guarì da male ad un piede così grave che pareva richiedere l'amputazione. MoY ANTONIA ». Modena. - « Mia cara Madre Consolatrice, .Io ero da più mesi gravissimamente malata; i medici, dopo usatemi tutte le cure, disperavano di farmi guarire; il babbo, la mamma, tutti in casa piangevano. Allora si rivolsero a Voi, o cara Consolata, e vi promisero, fra altre cose, che se mi facevate guarire, mi avrebbero mandata per un anno vestita di celeste, vestendo pure così una bambina povera della mia età, Anch'io vi ho pregata, e Vi ho promesso che sarei sempre stata buona e molto divota ed affezionata a Voi. Voi, tanto caritatevole, Vi siete commossa alle nostre lagrime ed avete esaudite le preghiere, Io sono guarita, e la mia guarigione fu così pronta e perfetta, . che i medtci stessi non sapevano come spiegarla e dicevano che era un vero miracolo. Siate dunque·ringraziata e benedetta, o Madre I delle consolazioni_, e proteggete sempre la vostra riconoscentissima figlia. ESTER ANFOSSI ». Caramagna (Piemonte). - GIOVANNA GALLO è venuta al Santuario per ringraziare la Con- i solata di due grazie ottenute: • La guarigione di due suoi bambini colti da forte morbillo, che dopo averli fatto soffrire per più di quaranta giorni, scomparve in poco tempo dacché furono raccomandati alla Consolata, con promessa di portarli appena gua- i ritt al suo Santuario. Un'altra grazia grande ottenne lei pure. Nel giugno scorso venne assalita da una fortissima risipola che per piu giorni la fece soffrire ter- t ribilmente, sino ad esser ridotta in fin di vita. La famiglia desolatissima, risolvette di votarla alla Consolata, promettendo di portare ognunp un'offerta al Santuario di Torino. Ed ecco, dopo pochi giorni, l'ammalata comincia a migliorare, con stupore di quanti prima l'avevano visitata I in così grave stato, ed ora è perfettamente guarita e viene a soddisfare il suo voto. Torino. -- Suor ROSA FILOMENA CRAVOSIO, maestra Domenicana, residente a Mondovì, nel marzo 1903 veniva a Torino temendo di non rivedere pii;t una diletta sorella, ammalata fin ,/' dal dicembrA precedente, e per complicazione di diverse malattie aggravata tanto, che i-medici non davano più speranze. Dopo averla fervorosamente raccomandata nel Santuario, la pia Suora, dovendo tornare al suo monastero, comperò un quadretto metallico colla benedetta Effigie e legatolo appiè del letto della cara malata le disse: Ti lascio nelle mani della Consolata, persuasa che Ella ti. fa~à guarire. Difatti da quel punto la complicata malattia volse insperatam,ente a scioglimento favorevole. Commossa e riconoscente per tanta grazia, Suor Cravosio compie la promessa fatta colla presente pubblicazione, implorando dalla Vergine taumaturga e con piena fiducia altre grazie: Torino. - « Guarita nella scorsa primavera da una lunga infiuenza, rendo vivissime grazie. alla V. SS. della Consolata, sciogliendo la promessa di un'offerta pei lavori dèl Santuario. G. NELVA ». Giaveno. -GrAI-TENUA CAROLINA da 30 anni era affetta da cheratite linfatica, la quale oltre· il renderle debolissima la vista le cagionava non lievi sofferenze. Inutili pressapoco eranle tornate varie operazioni chirurgiche; anzi nel giugno 1901 il male crebbe così da dare alla paziente atroci dolori, mentre davanti ai suoi occhi s'andava addensmdo una nera caligine,
,· .1l1 8orisolata 15 che preludeva alla cecità. La paziente ricorse allora con fede alla Consolata, con promessa di un'offerta per il Santuario e di una messa, dopo di che tentò un'ultima opet azione, sebbene il dottore tentennasse. L'esito fu felicissimo e la graziata tributa pubblico ossequio di riconoscenza a Maria SS. che le rese la vista, mentre umanamente questa pare.va per sempre perduta. Torino. - « Verso la metà di ottobre 1902, mi alÌlmalai di due grossi ascessi nello stomaco, per cui dovetti subire due operazioni. .Alcuni giorni dopo la seconda operazione il dottore mi avvertì che un terzo ascesso siandava formando, con minaccia di linfangioite e che, per conseguenza, si presenterebbe presto la necessità di operare un'altra volta. Non posso esprimerle con quale dolore io appresi questa notizia. Nella mia angoscia pensai: Che non ci sia mezzo di guarire, senza più provare ,i ferri del chirurgo? Mi rivolsi con fiducia alla .Consolata; feci una novena in compag-',lia delle mie bambine, le quali pregarono con quel fervore che loro ispirava l'affetto verso la mamma, promisi di far celebtare una messa al Santuario. Il domane della mia promessa venne il dottore e visitatami, con grande suo stupore, trovò che erano sparite tutte le traccie del male, e poco tempo dopo potei lasciare il letto, perfettamente guarita. MARIA PERLA ». Genova. - Il tenente Bosrn-MODENES.El GIOVANNI, una sera, alle 10, scendeva da un colle presso Genova in bicicletta e, per l'imminenza di un temporale minaccioso, spingeva la macchina a tutta velocità. .Ad un tratto un lampo, illuminando la fitta oscurità, mostrò al tenen~e un precipizio profondo 10 metri, sul cui orlo a picco egli era giunto. Un giro di ruota di più ed egli vi sarebbe caduto. Più volte già lo aveva rasentato, come potè poi constatare. La mamma del Bosio, pia signor-a, vive a Torino ed ogni di raccomanda il :fi'gliuol suo alla Consolata. Veuaria Reale. - « O cara Consolata, Vpi m'avete ridonata la vita; la malattia che mi sorprese aveva fatti tali progressi per cui era ormai vana ogni speranza di guarigione. Grazia vostra ora mi trovo in salute sufficiente. Contel!-ta e soddisfatta,vi prego di continuarmi, o Vergine pietosa, le vostre benedizioni. GIUSEPPINA PIANA ». Piossasco. - CAROLINA BORGTAT'rINO vennè al Santuario ad ascoltarvi la S. Messa e fa. cendo l'offerta di L. 20, in riconoscenza alla Consolata per l'ottenuta guarigione da difterite dei suoi due bambini: Giacomo di 5 anni e Maddalena di 3. Quest'ultima, in ispecie, era presa dal male cosi gravemente che i dottori dissero non sarebbe giunta viva a Torino, dove fu trasportata. Rondissoue. - VrSTURINo .ANNETTA, d'anni 13, volendo salire su un carro, mise un piede sul raggio d'una ruota, e stava per poggiar l'altro sul raggio più alto, quando cadde rinversa. La gamba, rimasta impigliata, si contorse sotto il peso del corpo e scricchiolò.... La tolse di là la mamma sua, che, in braccio, piangente se la portò a 0asa. Lungo la via, raccomandandosi alla Consolata, fe' voto che se la figliuola non s'era prodotta alla gamba alcuna se·ria frattura, sarebbe venuta a ringraziare la Vergine nel suo Santuario di Torino. La visita medica non riscontrò che leggere contusioni, e la brava madre, che aveva sempre cercato di instillare nel cuore della sua figliuola la divozione alla Consolata, attribuisce alla di Lei protezione lo scampato pericolo. Torino. - « In seguito ad un forte raffreddore; la mia bambina Maria fu presa da una acuta bronchite che la mise in pericolo di vita, poi le lasciò strascichi di catarro bronchiale che non le davano mai posa. Io, inquietissima, nel mio dolore ricorsi, sul principio dello scorso anno, alla Consolata, promettendole un'offerta se la mia Maria guariva. Subito ella ebbe un grande miglioramento, il quale confermandosi di giorno in giorno, la lasciò finalmente libera dal male tormentoso. .APPENDINO MARIA ». Torino. - MURA ARNALDO, bimbo di 6 anni, per idropisia fu curato amorosamente da valenti medici all'ospedale ma con esito nullo. Ricondotto in famiglia e dopo averlofatto benedire al Santuario .e caldamente raccomandato alla Consolata, il piccolo .Arnaldo guarì con semplici cure casaling];i.e, nonostante che i medici dichiarassero non esservi speranza di guarigione. Rouchi. - « Un mio nipote quattordicenne, Domenico Ellena, se ne stava seduto in un campo di meliga mangiando una mela, quando, non visto, fu da un cacciatore colpito al volto ed al petto con una scarica di pallini da lepre. Alle grida del fanciullo accorse subito costernato il cacciatore, che prestò al ferito le prime cure; poi sollecitò l'invio di lui all'Ospedale di S. Croce in Cuneo. Quivi il ragazzo arriv in grave stato; i dottori gli riscontrarono varie pericolose ferite specialmente all'occhio destro, tanto da far temere ·che dovesse rimanere completamente cieco. Appena io seppi la disgrazia, mi rivolsi con fede a Maria SS. promettendo che avrei fatto un'offerta per i rista.uri del Santuario, se avessi ottenuta la guarigione del nipote e la preser• vazione della sua vista. Maria SS. mi esaudì: il ferito, sebbene debole ancora per il sangue perduto, dopo solo 12 giorni potè -uscire dall'Ospedale e ritornare salvo, anche negli occhi, a compiere la sua convalescenza presso i ~enitori racconsolati. ELISABET'l'A DONADIO ». PER. LE ISCRIZIONI nella Nuova Compagnia della Consolata si vegga l'invito e regolamento nella copertina.
16 U1 eorisolata ~~>.!me===;;.:;;;;..... ..;;;,,,,,,,m:JO 8. Funzioni e Visite in Dicembre S. M. la Regina Madre prima di lasciare il Piemonte per restituirsi a Roma, volle ancora nei due primi sabati dello scorso dicembre recarsi in visita al nostro Santuario ed assistere con edificante contegno ·alla S. Messa. Nell'ultimo sabato, poi, si compiacque esprimere al nostro Rettore l'alta Sua soddisfazione pel felice avviamento dei lavori del Santuario, rimettendogli ancb:e la cospicua offerta di L. 500. Vogliano i devoti della Consolata essere grati di questa . dimostrazione di predilezione dell'Augusta Regina pel nostro Santuario, e pregarle dalla Vergine le più elette benedizioni. * * * Il sabato 19 S. E. R.m• Monsignor Carlo Marozio, novello Vescovo di Susa, prima di recarsi à prendere il solenne possesso della sua Diocesi, veniva a celebrare la S. Messa all'altare della taumaturga Imagine, per implorare dalla Consolata ispirazione ed aiuto nell'inizio del suo Minist·ero Episcopale. * * * La Domenica 20 Dicembre, ricorrendo il trentennio del giornale l'Italia Reale - Corriere Nazionale, il suo fondatore e proprietario l'illustre Avv. Stefano Scala, con delicato pensiero promosse una funzione religiosa nel Santuario. S. Em. il Card. Arciv. accettò di compiere egli stesso tale funzione di ringraziamento celebrando la S. Messa, nella quale distribuì la S. Comunione ai numerosi intérvenuti, ed impartendo poscia la Benedizione del SS. Fu ' una festa veramente cordiale e gentile, a cui intervennero, oltre la Direzione e redazione del giornale, anche numerose rappresentanze delle Associazioni Cattoliche torinesi. Durante la pia ceremonia da alcuni giovani dei Circoli cattolici fu fatta la questua per l'obolo di S. Pietro, che fruttò la bella somma di L. 110. Al valoroso veterano della palestra giornalistica, cotanto benemerito della causa cat_tolica, le nostre sincere felicitazioni e l'augurio ad m·ultos annos. * * * Il 29 dicembre S. E. R.ma Mons.Volonteri, Vicario Apostolico dell' Ho-nan meridionale, essendo di passaggio per Torino, venne a celebrare la S. Messa all'altare della Consolata; s'interessò vivamente dell'Istituto del1a Consolata per le Missioni estere, encomiò i successi già ottenuti, ed espresse voti sinceri per la buona riuscita delle opere iniziate da questa fiorente istituzione. Oggetti offerti in Dicembre Genova. Sig.• Carolina Parodi, una finissima tovaglia per altare con elegante pizzo al filor:he , lavoro delle proprie mani in omaggio alla µolcissima sua protettrice la Consolata. - Torino. Sig. Mario Bava, 5 metri di pizzo al tombolo per ottener guarigione. - B. V., una guernizione per camice per grazia ricevuta. - Magliano Alpi. Sig.• Luisa Forneris, m. 8 di pizzo per la tovaglia della balaustra ed una copertina all'uncinetto per tavolo da ampolline. - Roma. Sig.• Giulia Micomo, una guarnizione f al tombolo per cotta. - Valeggio. Sig.• Giacinta Vidali,.una guarnizione per tovaglia, per ottenere una grazia. - Novi Ligure. Sig.• Clelia Robbiano, un pizzo da lei lavorato per tovaglia, invocando una benedizione. ~ I Indulgenze a chi visita il Santuario nel mese di Gennaio Indulgenza plenaria quotidiana perpetua. f Indulgenza plenaria a ohi vi recita l'ufficio dei morti, o i 7 Salmi penitenziali o i Salmi fraduali. Recitando nel Santuario il Miserere o ~ Pater e 6 Ave si acquistano tutte le indulgenze concesse per la visita delle chiese di Roma. Indulgenza Plenaria nella Festa dell'Epifania. Indulgenza di BO anni e SO quarantene nelle feste della Circoncisione e dell'Epifania. Tutte queste Indulgenze ilono applicahili alle anime sante del Purgatorio. ~ Orario delle Sacre Funzioni pel mese di Gennaio Messe consecutive dalle ore 6 alle 12. Benedizione del SS. Sacramento alle 10, BO e 17, BO, previa la recita del S. Rosario. Ogni Sabato Esposizione del SS. Sacramento dalle ore 8 alle 18 e Oorte di Maria. Ogni Sabato alle ore 8 all'altare della Consolata,' Messa applicata esclusivamente secondo le inten11ioni dei Confratelli e Consorelle della nuova Compagnia della Consolata, 1 Gennaio - Ore 17,16 • S. Rosario, canto solenne del Veni Oreator e Benedizione del SS. con intervento del Clero. 6 Gennaio - Festa dell'Epifania - Ore 17,15 - S. Bosario e Benedizione solenne del SS. con intervento del Clero. 10 Gennaio· - Funzione di apertura dell'Anno giubilare dell'Immacolata ·e del Centenario della Uonsolat a per cura dell'Unione Operaia Cattolica: Ore 7 - Messa celebrata da S. Emin. U Cardinale Arcivescovo, Discorsino i'l!fra Missam e Comunione generale delle Associazioni Cattoliche. 29 Gennaio - Festa di S. Francesco di Sales - Ore 17,11'> . Santo Rosario, Benedizione solenne e bacio della reliquia. Ca.n.o GIACOMO CAMI8:A,88A, Direttore I V.• per la stampa: Teol. Ooll. I. M. Vmo, Rev. Arci11, Gn,ARDI ANTONIO, Gerente reaponsahile Torino, 19C4 - Tìp. Pietro Celanza & c.0 , Via Oar1Dald1 33.
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