,· .1l1 8orisolata 15 che preludeva alla cecità. La paziente ricorse allora con fede alla Consolata, con promessa di un'offerta per il Santuario e di una messa, dopo di che tentò un'ultima opet azione, sebbene il dottore tentennasse. L'esito fu felicissimo e la graziata tributa pubblico ossequio di riconoscenza a Maria SS. che le rese la vista, mentre umanamente questa pare.va per sempre perduta. Torino. - « Verso la metà di ottobre 1902, mi alÌlmalai di due grossi ascessi nello stomaco, per cui dovetti subire due operazioni. .Alcuni giorni dopo la seconda operazione il dottore mi avvertì che un terzo ascesso siandava formando, con minaccia di linfangioite e che, per conseguenza, si presenterebbe presto la necessità di operare un'altra volta. Non posso esprimerle con quale dolore io appresi questa notizia. Nella mia angoscia pensai: Che non ci sia mezzo di guarire, senza più provare ,i ferri del chirurgo? Mi rivolsi con fiducia alla .Consolata; feci una novena in compag-',lia delle mie bambine, le quali pregarono con quel fervore che loro ispirava l'affetto verso la mamma, promisi di far celebtare una messa al Santuario. Il domane della mia promessa venne il dottore e visitatami, con grande suo stupore, trovò che erano sparite tutte le traccie del male, e poco tempo dopo potei lasciare il letto, perfettamente guarita. MARIA PERLA ». Genova. - Il tenente Bosrn-MODENES.El GIOVANNI, una sera, alle 10, scendeva da un colle presso Genova in bicicletta e, per l'imminenza di un temporale minaccioso, spingeva la macchina a tutta velocità. .Ad un tratto un lampo, illuminando la fitta oscurità, mostrò al tenen~e un precipizio profondo 10 metri, sul cui orlo a picco egli era giunto. Un giro di ruota di più ed egli vi sarebbe caduto. Più volte già lo aveva rasentato, come potè poi constatare. La mamma del Bosio, pia signor-a, vive a Torino ed ogni di raccomanda il :fi'gliuol suo alla Consolata. Veuaria Reale. - « O cara Consolata, Vpi m'avete ridonata la vita; la malattia che mi sorprese aveva fatti tali progressi per cui era ormai vana ogni speranza di guarigione. Grazia vostra ora mi trovo in salute sufficiente. Contel!-ta e soddisfatta,vi prego di continuarmi, o Vergine pietosa, le vostre benedizioni. GIUSEPPINA PIANA ». Piossasco. - CAROLINA BORGTAT'rINO vennè al Santuario ad ascoltarvi la S. Messa e fa. cendo l'offerta di L. 20, in riconoscenza alla Consolata per l'ottenuta guarigione da difterite dei suoi due bambini: Giacomo di 5 anni e Maddalena di 3. Quest'ultima, in ispecie, era presa dal male cosi gravemente che i dottori dissero non sarebbe giunta viva a Torino, dove fu trasportata. Rondissoue. - VrSTURINo .ANNETTA, d'anni 13, volendo salire su un carro, mise un piede sul raggio d'una ruota, e stava per poggiar l'altro sul raggio più alto, quando cadde rinversa. La gamba, rimasta impigliata, si contorse sotto il peso del corpo e scricchiolò.... La tolse di là la mamma sua, che, in braccio, piangente se la portò a 0asa. Lungo la via, raccomandandosi alla Consolata, fe' voto che se la figliuola non s'era prodotta alla gamba alcuna se·ria frattura, sarebbe venuta a ringraziare la Vergine nel suo Santuario di Torino. La visita medica non riscontrò che leggere contusioni, e la brava madre, che aveva sempre cercato di instillare nel cuore della sua figliuola la divozione alla Consolata, attribuisce alla di Lei protezione lo scampato pericolo. Torino. - « In seguito ad un forte raffreddore; la mia bambina Maria fu presa da una acuta bronchite che la mise in pericolo di vita, poi le lasciò strascichi di catarro bronchiale che non le davano mai posa. Io, inquietissima, nel mio dolore ricorsi, sul principio dello scorso anno, alla Consolata, promettendole un'offerta se la mia Maria guariva. Subito ella ebbe un grande miglioramento, il quale confermandosi di giorno in giorno, la lasciò finalmente libera dal male tormentoso. .APPENDINO MARIA ». Torino. - MURA ARNALDO, bimbo di 6 anni, per idropisia fu curato amorosamente da valenti medici all'ospedale ma con esito nullo. Ricondotto in famiglia e dopo averlofatto benedire al Santuario .e caldamente raccomandato alla Consolata, il piccolo .Arnaldo guarì con semplici cure casaling];i.e, nonostante che i medici dichiarassero non esservi speranza di guarigione. Rouchi. - « Un mio nipote quattordicenne, Domenico Ellena, se ne stava seduto in un campo di meliga mangiando una mela, quando, non visto, fu da un cacciatore colpito al volto ed al petto con una scarica di pallini da lepre. Alle grida del fanciullo accorse subito costernato il cacciatore, che prestò al ferito le prime cure; poi sollecitò l'invio di lui all'Ospedale di S. Croce in Cuneo. Quivi il ragazzo arriv in grave stato; i dottori gli riscontrarono varie pericolose ferite specialmente all'occhio destro, tanto da far temere ·che dovesse rimanere completamente cieco. Appena io seppi la disgrazia, mi rivolsi con fede a Maria SS. promettendo che avrei fatto un'offerta per i rista.uri del Santuario, se avessi ottenuta la guarigione del nipote e la preser• vazione della sua vista. Maria SS. mi esaudì: il ferito, sebbene debole ancora per il sangue perduto, dopo solo 12 giorni potè -uscire dall'Ospedale e ritornare salvo, anche negli occhi, a compiere la sua convalescenza presso i ~enitori racconsolati. ELISABET'l'A DONADIO ». PER. LE ISCRIZIONI nella Nuova Compagnia della Consolata si vegga l'invito e regolamento nella copertina.
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