Missioni Consolata - Giugno 1903

,_ J11 Cortsolata !)3 Q Rinunzio a descrivere minutamente la len.– tezza e lo spasimo delle mie ore fino al mat. tino; tutta la sera tu un continuo aggirarsi di me, di mio marito, della mia povera mamma; un tornare ad interrogare gli agenti eli poHzia .ai posti, un chiedere affannosamente a guardie ·e carabinieri in perlustrazione nelle vie, se non si sapeva nulla ancora. Le risposte erano sempre negative. Verso mezzanotte mi ridussi 3 sedere sullo zoccolo d'una delle colonne fian– <lheggianti il portone principale del palazzo, <lhe ii bravo portinaio Carlo Tosi teneva tut– -tora aperto, per non togliermi l'illusione che la mia bambina potesse venirmi da un momento all'altro ricondotta. Egli già aveva fatto ri– ·cerche nelle cantine, sebbene paresse impos– sibile che Teresina si fosse perduta nei sot– terranei, essendo, specialmente dopo il fatto atroce della piccola Zucca, tenuti chiusi a <lhiave tutti i cancelli che vi danno accesso. La notte s'inoltrava senza portare novità... Mi fu suggerita l'idea che forse chi aveva tro- 1 vata la bimba, più tenero di cuore che sagace di mente, a non trarla in giro di notte, atten– desse il mattino per ricondurla ai parenti... Quasi inebetita dalla spossatezza fi.:;ica e mo– rale, accettai quel nuovo tenue raggio di spe– ranza, e risalii al mio alloggio. Mi soffermai una >alta ancora ad un altarino della Vergine, posto proprio presso il nostro uscio; era colà ancora inginocchiata in pianto la mia povera madre, che vi rimase buona parte della notte. Sentendomi svenire, mi posi sul letto accanto i' .alla mia Margherita; con lei pregando, pian- \ ,gendo, facendo congetture attesi l'alba. t Alle 4,30 mi recai a lla chiesa dei Ss. Martiri. l·l· ·. Volevo confessarmi, poi al vicino S. Rocco fare la comunione in onore di S. Spedito, poichè ~ s'era al primo giovedi del mese, in cui ha luogo ~ la speciale funzione per impetrare grazie ur- r genti. Quale caso più urgente del inio? Non ' v'erano ancora confessori; il sacrestano mi fece~~- ••· .•· notare l'ora mattutina e mi pregò d'attendere pochi minuti Ma nella mia sovreccitazione nervosa l'attendere era un supplizio: andai a S. Rocco. La chiesa era ancor chiusa. i.·... Allora dissi:- L\ Madonna della Consolata vuol proprio farmi Lei la grazia, andiamo là. - Passai ancora con esito negativo al Municipio, che era sulla via, e mi mossi frettolosa verso il Santuario. Si andava facendo sempre più viva e distinta nella mia mente un'idea che, pure raddoppiando il mio angoscioso desiderio di far presto, mi d !j.va un grande conforto, diventava man mano una ferma speranza, poi quasi una certezza intima. Quando fui al confessionale, dissi al ministro di Dio: Desi– dero fare la S . Comunione per ricevere subito una grazia dalla Madonna: da ieri sera ho smarrita una mia bambina, l'ho cercata inutil– mente, ma sono sicura che appena avrò ricevuto nostro Signore, la Con.~olata me la farà ritro– vare. Il buon sacerdote m'aiutò a compiere in poche frasi la mia confessione; e mi avviai tosto alla balaustra. Dopo la S. Comunione dissi con tutta l'effusione del cuore alla Con– solata: - Ora che ho meco il vostro Gesù, sono certa che non defrauderete la fiducia che ho in Voi sola... Non ricordo una circostanza della mia vita travagliata, in cui abbia pregato con più fervore. Uscii dal Santuario colla persuasione che la grazia era fatta, che da un momento all'altro avrei udita una buona novella. Passai in fretta alla Sezione di guardie sul corso Valdocco.– Ancor nulla, mi dissero gli agenti, ma sia certa che ci occupiamo vivamente della cosa. - In via Garibaldi incontrai mio marito, diretto verso i giardini per nuove ricerche, e salii in casa per prendere una tazza di ' caffè in fretta. Non l'avevo finita che dal cortile sale la voce del Tosi: Signora Demarta, signora De– marta; si è trovata la sua piccina! - Col cuore che mi balzava dal petto, m'affacciai alla fi. nestra. La mia Teresina era seduta su d'un gradino; pareva nell'atteggiamento mortificato d'un bimbo colto in fallo. Con Margherita scesi a precipizio. Mia figlia che mi precedette di alcuni passi, giunta presso la bambina esclamò : Giolo l Giolo! (cosi per vezzeggiativo chiamavano la bimba) con un'in– flessione di voce così dolorosa, che mi rime– scolo ancora il sangue.- Una disgrazia, dun– que? Oh, Madonna Santa, pietà di me! - Cosi dicendo fui presso a Teresina. Ahimè!- la fio– rente bambina perduta, ci ritornava un piccolo mostro. Il visetto tumefatto, in cui quasi più non si scorgevano i grandi occhi, era nero, così le manine per una crosta di terriccio e di sangue rappreso; i capelli, i bei riccioli biondi, erano un solo orribile arruffio insozzato... Ma noh mi perdetti in interrogazioni; non piansi, tutta posseduta da uno stupore che era insieme gioia e dolore, punta da un solo, intenso desiderio di portarmi via presto la mia crea– tura, di ridonarle il suo aspetto... Mentre le si preparava un bagno, arrivarono a brevi inter– valli il dottor Muggia e il dottor Gedda, nostro medico di famiglia. Per loro ordine, sebbene a malincuore, recisi i capelli di Teresina, e quando a gran fatica il corpicino di lei, tutto scosso da forti tremiti, fu ripulito col bagno generale e colle accuratissime lavature locali, divenne evidente che la povera innocente era stata vittima di un delitto e non d'un'eventuale ca– duta. Oltre le gravi echimosi e contusioni, ella aveva alla fronte tre ferite di coltello lunghe due centimetri, altre nel cuoio capelluto, una al collo, una alla nuca, una alla schiena; at– torno al collo poi, lividori verdastri rivelavano una forte compressione, come se si fosse ten– tato di strangolarla. In un ansia che solo pos– sono comprendere le madri, pregai i dottori di dirmi subito se alla bimba mia si fosse fatto altro male... Al responso negativo della scienza, mi sentii, nel senso fisico e morale della parola, allargare il cuore. O Vergine benedetta, che grazia, che grazia! Dopo un'accurata medicazione ed il sopra- .. :~~ '-·~-~~

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