Missioni Consolata - Maggio 1903

l • 74 la - ~o~solata nQ~.---~ms.-~~~gm~--~x~.-~~~--~aa~~~~~~~~--~~mK.-~~·----~~QO tillante di vita: vana illusione, però, perchè lassù, nel suo regno, tutto è morte, all'infuori delle tremende tempeste che giornalmente si séatenano fra quelle numerose guglie, ora così in pàce e così magnificamente spiccanti sul niveo candore de' ghiacciai che le circondano! Pazienza! Il mio breviario rimane aperto, ma i miei occhi si alzano istintivamente a contemplare....... Il Kenia non è così compia- cente da presentarsi al nos.tro sguardo ogni volta che lo desideriamo; e se molti viaggia- – tori passarono mesi e mesi in località vicinis– sime senza poterlo vl:)dere una sola volta, mi sarà perdonato se in questa sera, la prima volta che vedevo éosì bene e tanto da vicino la grande montagna, stetti a contemplarla finchè il sole scomparve interamente dall'orizzonte, finchè l'oscurità non mi lasciò più intravvedere che un'enorme forma oscura e misteriosa. Il Kenia, come il Kilima Ngiaro, benchè ab– biano la base su altipiani abbastanza elevati, non fanno parte di alcuna catena di montagne propriamente detta, e sorgono come immensi coni, più o meno frastagliati, dal piano che li circonda. E ciò accresce la loro bellezza. Il Kenia prolunga alcuni dei suoi fianchi abba– stanza lontano, ed essi sono così regolari da )l potersi esattamente paragonare alla nostra Serra del Canavese, la morena lateràle dell'an– tico ghiacciaio d 'Ivrea: questa però ne è ap– pena una lillipuziana riproduzione. Nel Kikùyu si hà.nno parecchi esempi di colline regolari c01:he questa. La parte superiore del Kenia è come difesa da un triplice anello d'immense foreste vergini, che finiscono in se l ve di bambù, cessati i quali non vi è che la nuda roccia, la quale conduce al cratere centrale, completa– mente ripieno di ghiacciai e tutt'attorno cir- ~ condato da guglie inaccessibili. Lungo il giorno la grande quantità di vapore acqueo che i monsoni importano dall'Oceano Indiano, venendo a contatto di queste masse ghiacciate, si condensa, formando un enorme cappuccio di nuvole che vi stanno come in– chiodate. Ma nella sera o al mat_tino presto, dal Kikùyu si può qualche volta ammirare senza il minimo velo la vetta sublime, inar– gentata dal sole che sorge o imporporata dal tramonto, e allora ci viene spontaneo sul labbro l'invito del reale salmista : Benedicite montes Domino! duce tuttora forte emozione sull'animo, non turbato da impressioni esterne. Il piccolo am– biente, i minuscqli arredi, la provvisorietà stessa dell'altarino, pare tendano, diminuendo le cose materiali, a spiritualizzare tutto quanto. Ci troviamo più soli con Dio. E stamane, in modo particolare, l'anima mia si elevava fa– cilmente nella _preghiera, col fervore dì chi impetra, perchè oggi si sarebbero decise le sorti della novella stazione. Nel tempo della S. Messa in tutto l'accampamento regna il si– lenzio, poichè tutti sanno che allora noi pm·– liamo con Dio; ma appena finita ricomincia il chiaccherìo insistent_e, c_ome di persone che han bisogno di dirsi moltissime cose _in poco tempo. Grandi fiammate di ramoscelli, sui quali ab– brustoliscono i banani, sono il centro di altret– tanti gruppi formati 4a nostri portatori e dai curiosi del paese, che attendono 11- chiacchie– rare, mangiare ed attizzare il fuoco, aggiun– gendo interi fasci di ramoscelli e sovrappo– nenclovi interi grappoli di banani spellati-. Mentre questi arrostiscono, i più impazienti, già avendo consumatfi cotti, si attaccano alle canne da zucchero che maciullano come i fran– tumàtori di una fabbrica da zucchero. Nella notte è corsa la voce dell'arrivo di un . bianco, e quando, prima della partenza, ritorno al solito tavolino per la colazione, il mondo della sera avanti si è talmente moltiplicato, da farmi ricordare la folla accalcantesi al pas– saggio della processione della Consolata. Ma stamane, fra un boccone e l'altro, posso atten– dere senza inconvenienti alla conversazione, l'oggetto della quale, dalla mia persona, passa rapidamente a quelle strane cose che stanno sul tavolino e ch.e noi usiamo per mangiare. Ogni boccone di cibo è analizzatominutamente: constatano con ammirazione.che noimangiamo carne, e con compiacenza che beviamo del loro latte; trovano il tavolino assai bello e le sedie molto comode: qualcuno vorrebbe, anzi, pro– varie, se noi fossimo meno restii ad alzarci ad ogni loro richiesta. Tanto, anche met.tendoci la più buona volontà, non riuscirei a soddisfare tutte le loro dimande. E, in verità, qual ri– sposta esauriente si potrebbe dar loro, quando domandano perchè usiamo quegli arnesi, chia– mati cucchiai e forchette, mentre con le mani , come fanno essi, l'affare sarebbe di tanto più comodo e spiccio? E quando, durante la refe– zione, tutti i nuovi arrivati ci porgono la mano, sul palmo della quale, in segno di sommo rispetto, hanno aggiunto al grasso di cui è unta un po' della loro saliva, non sarebbe man– care d'educazione 'il dir loro che ritardino al– quanto la bella manifestazìone di rispetto e d'amicizia? I fanciulli poi, passato il primo timore, si cacciano fin tra le gambe del tavolino: vogliono La S. Messa nèUa tenda - Parliamo con Dio - Perchè adopemre cucchiai e forchette? - Se1-vizi non 1ichiesti - Oggetti di conquista - S'avvicina la meta - La mia canzone e quella del mio cane- L'accampamento presso il capo Kenùsua - Un paludarnento 1·eale - Edizione estempomnea d'un discm·so - Speranze di evan– gelizzazione - Al fm·te Hall - L 'occasione fa il ladro - Giustizia semp1·e ed in tutto. Sabato, 1 Novemb1·e. La santa Messa nella tenda esercita sempre un fascino speciale sull'immaginazione, e pro- l aiutare i nos.tri gi.pvani a fare il servizio, e vedendo il cuoco attizzare il fuoco vi accorrono tutti, come a loro ocèupazione favorita, e tutti contemporaneamente si mettono a soffiare a

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=