Missioni Consolata - Maggio 1903
,U1 eo.,solata .83 Q-Q~~~~~=~~,~~~~~NN~~~~~~~o fermano con un filo di scorza ·d'albero. Oggi dQpo una distribuzione di sale ai fan ciulli che avevano ·portato dei rotoli di fune, li vedo, contro l'usato, allontanarsi còl loro sale nelle palme delle mani e ad una cinquantina di passi arrestarsi e "far crocchio. Sto ad osservarli" e vedo, che mentre uno di essi sta fermo ·al centro, tutti gli altri gli si affannano intorno. Mi avvicino e comprendo tosto il perchè di quel lavorìo. .Tutti quei fanciulli, eccetto uno, avevano per vestito un piccolo lembo di pelle di capra; quell'uno, al centro, era invece prov– visto di un pezzo di cotonata. Ognuno era in– tento a fare in quel vestito una piccola cocca per mettervi il proprio sale. La g.ran croce della nuova stazione - Il regno di Dio - Bisogno di personale e di benefattori - Il segno di croce per non cadere - La paga degli operai- In quali terreni trovansi le rupie .~ Mercoledi 1 12 novembl'e. Oggi abbiamo terminato l'impianto degli al– beri, costituenti i muri del nuovo edificio, ed incominciamo a formare l'ossatura del tetto. Uno degli alberi, il centrale, è molto più alto degli altri, e con esso abbiamo formato l'asta della ~~;ran Croce. Essa fu innalzata fra lo stu– pore degli indigeni, che non conoscono ancora la potenza di questo segno, nè il suo signifi– cato; ma sopratntto fu innalzata con nostra grande consolazione. Ci parve come il ricompa– rire di una faccia amica, da tanto tempo non più veduta. In quell'istante che la bianca Croce - visibile ·a parecchie miglia di distanza - spiccante sul cielo, un cielo d'Italia, stese le sue braccia verso il Kikùyu, in quell'istante ci parve che prendesse davvero possesso del paese. Si chiudeva la pagina della storia del demonio per aprirsi quella dèlla storia di Dio. Così ci parve: lo sarà veramente? Questo, dopo la grazia di Dio, dipende un poco da noi, ma sopratutto dal numero dei colleghi che verranno in nostro aiuto, dai benefattori che renderanno possibile la loro venuta. Un giovane che da qualche tempo è nostro operaio, era intento a legare le traverse sul culmine del tetto, lavoro non scevro di peri~ coli Appena avevamo finito d'innalzare la Croce, egli si trascina carponi davanti ad essa, e là fa il segno della croce, che aveva impa– rato da noi, ripetendone ad alta voce le parole. - . Gli domando: perchè? - Per non cadere - mi rispose. - Eppure nessuno di noi gli aveva detto che il segno della croce l'avrebhe difeso dalle ·cadute. Stassera ·fu fatta la paga alla prima squadra . d'operai. Una rupìa caduno. Bisognava vedere con qual religioso rispetto presero in mano quella moneta, che qualcuno, pur avendone sentito parlare ed avendola tanto desiderata, non aveva ancora visto mai! Andavano osser– vandola per tutti i versi, come tanti numisma– tici arrabbiati; ci~~:scun voleva vedere quella dei compagni, caso mai fosse diversa. E ssi cr e– dono che gli europei trovin le rupìe nella terra, come si trovano le patate; Karòli stesso vo– leva che gli indicassi il terreno che le produce. La costruzione avanza - Un ?·e,qalo di cac– ciagione -- Difesa dalle formiche bianche. Giovedi, 18 novembre. Mentre alla casa principale procedono i la– vori per l'ossatura del tetto, incominciamo la costruzione della cucina. E ssa dista dalla casa d' una ventina di metri; è posta sottovento e più in basso. Fra la cucina e la casa piante– remo il refettorio e laboratorio; ma più tardi, quando ci sarà tempo. Il D.r Hinde mi manda un quarto di, kon– goni, frutto della sua caccia di stamane. E così pesante che un uomo a stento lo può portare. Non potendo da soli consumare tutta quella carne, ne mando una parte a D. Gays a Tusu. Verso sera mi recai al forte per domandare al governatore di poter regolare l'acquisto del terreno, su cui stiamo costruendo e del ter– reno adiacente, per le coltivazioni. Dapprima mi rispose che noi potevamo star tranquilli, che nessuno ci avrebbe disturbati e che col tempo poi si sarebbe fatto il contratto d'ac– quisto. Ma insistendo io che noi dovevamo spen– dere restando ·sempre in posizione precaria, egli rispose che veramente noi eravamo i primi acquisitori nel dipartimento · del Kenia ; che egli non sapeva quali decreti dovessero essere qui applicati; che io avrei potuto inviare la domanda scritta a lui, ed egli l'avrebbe tras– messa -al Comissioner, aspettandone la deci– sione Intanto stessimo certi che nessuno ver– rebbe a prenderei la posizione occupata. In seguito gli domandai parecchie notizie dei paesi circostanti. Di!)se che Mbè, a tre giorni di qui, è molto popolato e che gli abitanti sono buoni. Soltanto avrebbero bisogno di essere protetti contro alcune tribù vicine sempre in guerra. Andammo a vedere le varie piantagioni da lui iniziate, che trovammo assai rigogliose. Tra esse l' eucaliptus vien molto bene e rapi– damente, ma il suo legno è uno di quelli più presto consumati dalle formiche bianche. Esse intaccano però soltanto l'albero morto: sosti– tuiscono ogni particella del legno che corro– dono con terra; così in due o tre mesi di loro lavorio rimane un albero fittizio, il quale, toc– cato, va in polvere. Era la sorte riserbata alle costruzioni del forte ; fu provato l' inaffia– mento di petrolio, ma non ha effetto dura– turo. Sapendo che la soluzione di tabacco è repulsiva per tutti gli insetti, io provai ad inaffiare abbondantemente con essa il terreno intorno alle costruzioni, e feci pure addizio– nare polvere di tabacco alla malta per i muri. Il rimedio finora sembra efficace, spero perciò che saremo vittoriosi nella lotta contro il piccolo.
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