Missioni Consolata - Maggio 1903

1ll eoqsolata 79 qualche albero lunghes_so la strada serve a riparare i viandanti cJ?-e si riposano alla sua ombra, nelle ore pomeridiane, in cui il sole è veramente caldo: qualche altro sulle cime dei colli è rimasto là inviolabile, perchè sacro. Occorre, perciò, portarsi in direzione di Tusu e racimolare quanto si può trovare nei bo· schetti disseminati per le valli e che gli askari, nel costruire le loro dimore, hanno rispar– miato. I nostri uomini, accompagnati dal fra– tello Luigi, partono per il lavoro. Q troviamo in un ambiente fresco e somma– mente poetico. Attraverso i rami della zeriba, intravve– diamo da un lato la gran piana, stendentesi fino alla catena dei Mumoni e attraversata da una lunga fila d'alberi, segnante il corso del Tana; dall'altro le innumerevoli colline del Kikuyu su su, fino al Kinangop; presso di noi il Kenia. L'accesso alla zeriba ha luogo da una sola apertura, che in.nostra assenza è vietato a qualunque estraneo di oltrepassare, perchè nessuno si possa introdurre nelle tende. Nel– l'interno costruimmo pure rapidamente una capanna per i nostri giovani, ed all'esterno una tettoia p!lr la cucina. La località, in addietro deserta ed appena raramente visitata dagli anziani per i loro sa– crifizi, incomincia. ad animarsi. Gli indigeni accorrono a vedere le novità; ognuno che passa per la via si farebbe scrupolo di non ar– restarsi una Illezz'oretta a guardare e chiac– cherare. Venne pure a noi un visitatore d'altro genere: un goanese cattolico, segretario al forte, ehe, udito del nostro arrivo e della nostra qua– lità, accorse, nel primo suo momento di libertà, a riverire il missionario cattolico, colla fede viva ed ardente e col figliale rispetto, carat– teristico dei figli di S. Francesco Zaverio. . Io resto all'accampamento a curare _gli am– malati, fattisi più numerosi; a dar udienza a coloro che vogliono vedere il patri. Più tardi scrivo al D.r Hinde per ringraziarlo dell'invito di ieri e dei bambù d'oggi. Nel pomeriggio mi recai coi miei giovani e fucili, come i grandi uomini, a far visita al capo, sotto la cui giu– risdizione si trova la località scelta. Secondo il solito di tutti i capi del Kikùyu, lo trovai che chiaccherava, credo, di affari di sta.to. Su per giù gli ripetei le cose dette all'altro, ed anch'esso si dimostrò molto contento di po– terei annoverare fra i suoi sudditi. Ci fece fìervire lat te acido di quattro giorni, in una tazza con piattino europeo, bevanda che rap· presenta una vera ghiottoneria per i ricchi Akikuyu. Non condividendo in questo i loro gusti, gli dico che preferisco i~ latte fresco. Ne fu portata una zucca ripiena, della capacità di cinque a sei litri. Mi feci onore, facendo Guarda! comprende il Kik'l.ìyu! - Tratta- nello stesso tempo onore all'ospite, il quale tive per l'acquisto dei materiali da costruzione mi succedette e si dimostrò più forte di me; la - 'l'etti di alghe. muri di ramoscelli - I ro- tazza fu poscia passata ai più anziani, e passò righi ed i fanciulli- Molta roba con poca spesa e ripassò finchè la zucca ·fu vuota. In segno -Il ricovero del missionm·io africano- Le iene. d'amicizia regalai al capo una coperta di se- Giovedì, 6 novembre, conda qualità, promettendogli però che, se si Decisamente, dovunque ci rechiamo, diven- fosse poi sempre dimostrato un buon capo per tiarno il centro verso cui converge tutto il noi, col tempo, gliene avrei regalata un'altra paese. Il sole non è ancora sorto e già inco- più bella. Promise che avrebbe sempre cer- mincia ad arrivare gente: sono indigeni che catodi far del suo meglio. Egli si chiama Mògo cercano lavoro. Siccome non sarà sempre facile !ld è in ottime relazioni con Karòli, tantochè ottenere il permesso di tagliar alberi, aumento . nel suo villaggio tiene un'apposita capanna il numero dei lavoratori e cosi avremo una per ospita rio quando viene a Moranga, e Karòli riserva d'alberi per eventuali bisogni. Avviati si degna abitarla e si serve della suddetta gli uomini al lavoro e licenziati i superflui, tazza europea, forse l'unica in possesso di t curo gli ammalati. Ma questi non sono soli a Akikuyu · circondarmi: vi sono gruppi di madri di fa· · · miglia col loro bimbo sul dorso; numerose fan- Un albero colossale - Accampamento nel can- ciullette che fan timidamente capolino fra le tie1·e - Visite. madri;· vecchi che discorrono gravemente su JJiercoledì, 5 novembre . quello che han sentito dire dei nostri progetti. L'accampamento fissato al mio arrivo è Uno sciame di ragazzini si caccia per ogni dove troppo lontano dalla località scelta per la co-~ a tutto vedere e, se permettiamo, a tutto toc– struzione della casa; decido, perciò, di tra- 1 care. All'intorno della zeriba già ardono fuochi sportarlo nel centro del futuro cantiere dei per la cottura delle patate dolci: attendendo, lavori, ove si eleva appunto un albero colos- qualche cosa si deve pur fare, ed ogni buon sale:. un albero sacro, ai cui piedi furono im- ~ Akikuy u è sempre disposto, a qualunque ora m<>lati chissà quanti agnelli. Ora cambieFà de- del-giorno -o d-ella-notte, ad aooeccolarsi presso stinazione. Dissodata la fitta brughiera che lo · u!l buon fuoco e mangiar patate arrostite. Non circondava, e costrutta colle pianticelle una -è esagerazione il dire che, in qualche momento, ampia zeriba all'intorno, vi trasportiamo le par.ecchie c'entinaia di persone mi circondano. tende e tutto il nostro bagaglio. L'accampa- Passando in mezz_o a loro e rivolgendo ad esse mento non occupa neppure la quarta parte qualche parola, rimangono come incanta-te, e dell'immensa ombra proiettata sul terreno dal dopo il rnio ·passag-gio van ripetendo fra loro: grand~albero; perciò, anche nel pomeriggio, ci guarda! comprende il kikùyu!

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