Missioni Consolata - Maggio 1903
78 la - animano il paesaggio; mentre i bisonti più tranquilli pascolano la tenera erbetta ed i neri struzzi cercano il loro magro nutrimento. Ma, per quanto bella, la steppa è luogo da cac– ciatori, non da missionari, perciò redeamus ad nostra. E nel popoloso Kikùyu che deve sorgere la n!lova stazione, ed è in quella direzione che volgiamo i nostri passi per le . necessarie ri– cerche. Topograficamente parlando, il paese è qui, come nell'alto Kikùyu, ·estrElmapJ.ente accidentato: però i fiumi si son fatti più grossi, il loro alveo è più incassato e la loro acqua non è 'più si pura e fresca. Ma l'aspetto della campagna si presenta sempre lussureggiante: la ricchezza della fresca vegetazione allieta la vista e su ogni dorso di colle, da cùi lo sguardo si 'spinge sen~a confine, pare di leg– gere il motto: Hic manebimus optime. Per un missionario, però, noJ;J. basta la poesia: alti-e cose più i,mportanti debbono far pendere la bilancia. E la popolazione che noi cerchiamo e, fortunatamente, questa non manca. Dalla mia antecedente visita a Moranga son pas_?ati appena alcuni mesi; eppure ho constatato facil– mente un forte aumento di popolazione <!ai nuovi .villaggi e dai campi' cpltivati: l'indigeno si addensa dove trova sicurezza. Una difficoltà in questo paese è di aver l'acqua vicina. Numerosi fiumi séorrono, è vero, in fondo alle valli, ma questo non è igie– nicamente abitabile, sia perchè lungo il giorno vi fa troppo caldo, sia sp-ecialmente perchè vi si trova l'anofele coHa conseguente malaria. Occorre perciò insediarsi sull'alto dei colli, come fanno in generale anche gl'indigeni, i quali hanno tutti i villaggi in alto, sebbene possedano campi lunghesso ··i fium:i e nelle valli, dove il terreno, essendo alìuvionala, è più fertile. Dopo aver perlustrato in tutti i sensi il paese, . sotto i raggi di un sole veramente equatoriale, · fissai la mia scelta su di una collina dì media altezza,- attraversata dalla strada Moranga– Tusu e non ancora coltivata, perchè sacra. Per quest'ultimo motivo non poteva essere scelt.a da persone più degne di noi: il non es– sere coltivata ce ne facilita l'acquisto. Al piede essa è bagnata da un lato dal Massioia e dal– l'altro da un piccolo ruscello, per accedere al quale ad attinger acqua or-corre- andata e ritorno- un quarto d'ora. E allo stesso livello del forte e ne dista per la grande strada di circa mezz'ora, in linea retta, per sentieri, di un quarto d'ora. A me, tutto considerato, è parsa la migliore posizione: essa tuttavia non è inamovibile; potremo cambiare da un giorno all'altro, se lo richiederanno le circostanze. Sarà una presunzione; ma volgendo all'intorno lo sguardo e vedendo tutte le belle posizioni occupate da villaggi e coltivate, e questa .sola bellissima come abbandonata e derelitta senza una plausibile ragione, si presenta spontaneo ~ il pensiero che la Provvidenza l'abbia riservata · per noi. E noi, in suo nome, l'occuperemo. o Nuova amoulanza - Un pranzo al forte Hull Approvazione della località scelta. Lunedi, 8 novembre. Alle otto sono al forte. Il D.r Hinde m'an. nuncia che la sua signora desidera èhe io le sia presentato; perciò, a nome di lei, mi in– vita a pranzo per le 17. Io lo ringrazio e gli comunico che ho già trovl).ta la località per la missione, e che sono venuto _per sapere quale ora gli fosse più comoda per recarci a visi– tarla. Avendo egli già presi impegni per il pJ.at– tino, concertiamo per il pomeriggio, quando il sole non sarà più tanto caldo. In conseguenza anzichè alle 17, verrò a pranzo da lui alle 12; e così partiremo insieme. Ritornando all'accampamento trovo già la mia _tenda assediata da indigeni che mi atten– dono; le mie parole di sabato hanno avuto il lqro effetto e gli ammalati sono accorsi da tutto il paese. Dio voglia che allorchè diremo .a questa .gente le parole di vita eterna, le ascoltino con par~ docilità. Dodici piaghe sono lavate, medicate, fasciate fra l'ammirazione dei presenti, che certamente per la prima volta in loro vita, vedevano una cosa simile. Molti altri sonp rimandati, dovendo io ritornare al forte per mezzogiorno. . . La signora Hinde dim,ostrò molto- interes-– samento per il nostro Istituto: si parl9 degli_ Akikuyu e del loro paese, dei Massai e loro steppa, degli Europei e della l,oro politica. E, come tra persone inglesi civili si usa, si parlò anche di bestfe: di quelle uccise neylle loro caccie e ·delle nuove trovate _nel Kikùyu a Moranga. Alle quattro, per non ,morire d'inedia!... si prese ancora il thè con burro e biscotti, e dopo un ultimo whiski, partii ,col Dottore per la visita della lo!)alità scelta. La troyò bella e adatta e disse che potevamo subito incominciare i lav0ri. Lo riaccompagnai al forte, attraversando gli askari scl)ierati al nostro passaggio, ammiranti il mio lungo abito bianco. I bambù del governo - Scelta di operai - · Difficoltà per avere alberi - Come i grandi uomini - Il capo ll1ògo - Diversità ~i gusti. Ma1·tedi, 4 novembre. Il mattino di buon'ora venticinque uomini accompagnati da due askari con fucile arri– vano all'accampamento, portando ciascuno quattro canne di bambù, costituenti le cento che il D.r Hinde ci regalava. Li mando alla nuova località Ieri avevç> detto al capo di cercarmi una dozzina e mezza di lavoratori e mandarmeli stamane presso la mia tenda. Invece dei 18 richiesti ve n'ha una cinquan– tina. Ciò mi facilita la scelta: ne prendo 18 fra .i più robusti e prometto agli altri che fra qualche giorno darò lavoro anche ad essi. · Questi operai ci occorrono per il taglio degli– alberi necessari alla. nuova cestruzione. At– torno a Moranga non _vi sono più alberi:
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