Missioni Consolata - Aprile 1903
w eo.,solata Q Il pavimento del santuario propriamente ventivi precisi mostrarono tosto che la spesa definitiva, avrebbe sorpassato la presunta, calcolata soltanto approssimativamente. Ma il disegno e la qualità dei marmi erano t due termini così intimamente legati, che non ci bastò l'animo di scinderli, rompendo l'ar- , mania delicatissima d'una così importante e stupenda opera d'arte. E andammo avanti, fidando nella protezione di Colei per la quale detto è in lastre di marmo, ma ridotte in istato da far pietà. Quelle di marmo bianco, le quali pure avevano in origine 6 centimetri di spessore, già dovettero poco a poco quasi tutte venir cambiate; quelle di verde e di bardiglio sono pressochè consunte; di molte mancano pezzi andati in polvere, ed altre sono si lavorava, e nel fine gusto estetico dei tanti intenditori che vanta la nobile schiera dei 1 divoti della Consolata. ridotte a tale sottigliezza, che sarebbero in– capaci a reggere all'immenso concorso del popolo che chiamerà il centenario. Diciamolo ad onore della pietà torinese : molti forestieri visitatori del santuario, ve– dendo un pavimento così deteriorato, doman– dano quanti secoli esso abbia, e fanno le alte meraviglie, udendo che conta appena cento anni. Onore ai torinesi -ripetiamo - che coll'esemplare frequenza alla casa della loro Patrona, così presto ne banno logorato il pa– vimento! Il lavoro di preparazione dei marmi fu lungo per le molte difficoltà tecniche da vin– cersi, dovendo essere tutto in curva e non di sole spec.chiature impellicciate che il tempo facilmente deteriora, e pur non volendosi oc– cupare troppo dello spazio guadagnato con tanto studio nella nuova pianta del santuario. Ora, però, la maggior parte dei pezzi ha ri– cevuto la sua finitura, e la posa procede ala– cremente, come .richiede l'avvicinarsi a grandi passi delle solennissime feste centenarie. I frequentatori del santuario ed i visita– tori forestieri, si arrestano ammirati davanti ai pochi tratti in cui già possono osservare l'effetto meraviglioso e simpaticissimo dei nuovi marmi ed avere un saggio della ric– chezza, sia intrinseca, sia d'effetto, che il rivestimento darà al santuario. Siano rese grazie a Maria SS., ed a quanti generosi di– voti di Lei ci hanno permesso di condurre a buon porto la grandiosa opera. Ed ora sospendiamo questa gloriosa sotto– scrizione, affine di aprirne un'altra per un'o– pera non meno importante e che s'impone come una necessità: vogliamo dire la rinno· vazione generale del pavimento dei varii edi– fici componenti la chiesa della Consolata. Le quattro cappelle-amplazioni ne sono, natural– mente, affatto sprovviste; la chiesa di S. An– drea è ancora lastricata con pietre di Barge, in parte rotte, in parte logore e rappezzate, con grande disdoro del venerato santuario, tanto più ora che le due nuove aperture e le relative magniiìche gradinate alle nuove cappelle, di queste e della chiesa di S. Andrea fanno come un solo edificio. Ma, come ognuno comprende da questi cenni sommari, era necessario pensare al ri· facimento generale del medesimo, sopra una superficie di circa 700 mq. in complesso. Per ragione d'igiene e di durata non si poteva pensare ad altra materia meno costosa del 1 marmo, nè ad altra qualità che del più duro di macchia, perchè, col crescendo continuo di frequentatori del santuario, un marmo ordi– nario sarebbe logoro in trent'anni. E poi non metterebbe conto di eseguire tale opera colos– sale, se essa dovesse togliere pregio ai restauri compiti con tanto amoroso studio e con tanto dispendio; se dovesse guastare la mirabile armonia del gioiello d'arte e di pietà che riuscirà, a cose finite, l'interno del santuario. Affidandoci pertanto un'altra volta alla ge– nerosissima divozione dei figli di Maria Con– solatrice, facemmo tratteggiare dallo stesso prelodato ing. Conte Vandone un disegno generale per il pavimento. La riproduzione d i questo lavoro adorna una pagina del pe· riodico, mettendo i nostri buoni lettori in grado di giudicare da sè stessi quanto esso convenga all'altro del rivestimento in marmo l e fino a qual punto col medesimo armonizzi, ponendo, per così dire, la corona all'opera dei restauri. Facciamo soltanto osservare in questo
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=