Missioni Consolata - Aprile 1903
Jll 8o11solata 63 poteva allora, entro certi limiti, parere giu– stificata, quando la religione aveva così tetra l'idea di Dio, così sovente sanguinoso il culto verso di Lui. Ma una rivoluzione in tutto questo fu portata dal Cristianesimo. Dio non si chiamò più col nome austero, terribile di Signore, si chiamò dal Cristo in poi col nome soave di Padre- e non una goccia sola di sangue si versò più in onore di Lui. Eppure non sentimmo noi, anche in tempi recentis– simi rieccheggiare, appena leggerissimamente modificata, l'imprecazione del vecchio vate latino? non sentimmo noi un poeta fortis simo imprecare al semitico nume nei cui misteri domina la morte? E certo se la reli– gione fosse lì unicamente per atterrirci, per ispirarci e crescerei nell'anima una tetra. angoscia, oh, amici miei, dovremmo aiutarci a scuoterne il giogo - e se la religione cri– stiana fosse tale, noi potremmo far coro col vate bolognese. Ma egli, proprio egli, ha di– menticato una dolce figura che è tutto un simbolo d i bontà. consolatrice; ha dimenticato Maria. Non, intendiamoci, ch'Ella sia sola a confortare, non che rappresenti una specie di eccezione alla regola religiosa, che sia colla sua devozione un correttivo a un ipotetico terrore dominante nel resto, in tutto il resto.... no, no.... ma Ella, Maria, è uno dei simboli più eloquenti del conforto, di cui tutto il Cristia– nesimo è fecondo. La virtù consolatrice del Cristianesimo si esprime in Lei, come in un capolavoro si esprime tutta la virtù estetica di un genio. Maria è Consolatrice coi suoi stessi dolori: Consolata oggi, perchè ieri Addolorata. Il po· polo rievoca istintivamente dinanzi alla im– magine di Maria tutta una storia di dolori; sente ciò che il poeta cantava:« Tu pur beata un dì provasti il pianto ». Ciò prova un rivol– gimento mirabile operato dal Cristianesimo nella nostra coscienza. Maria infatti è la donna innocente. Ora l'uomo innocente e tri– bolato fu l'affanno della coscienza religiosa degli Ebrei; ebbero bisogno, essi gli Ebrei, di guardare a Giobbe, l'uomo giusto, ridivenuto felice, per credere ancora provvido Iddio mal– grado i suoi dolori. L'innocenza façeva lor sembrare ingiusto il dolore o il dolore incerta la innocenza. Invece noi guardiamo volentieri a questa donna così certamente pura d'ogni colpa e così sicuramente ricca d'ogni dolore. Non è il dolore che ci fa dubitare dell'inno– cenza di Lei, è l'innocenza di Lei che ci fa sembrare santo il suo dolore, santo il dolore. Non fu addolorata malgrado le sue virtù; fu dolentissima, regina marty1·um, per le sue virtù: quia acceptus eras Deo. Il dolore ci appare in Maria il suggello della santità. e il segreto di essa. I dolori suoi cosi acerbi e così immeritati ci riconciliano, per un pro– cesso così poco logico e così vero, così spontaneo, ci riconciliano coi nostri, così leggeri al para– gone e tanto giusti. Anch'essa ha sofferto... ecco il pensiero semplicissimo che consola ogni giorno, ogni sabato tanti frequentatori del Santuario... madri affiitte da' figli in– grati, spose tradite da consorti infedeli, gio– vani a cui è precocemente dura la vita, uomini coi quali fu per ogni verso ingiusta la so– cietà.... anch'essa ha sofferto, Maria. Più consolati per questo che coi dolori acerbi rievocano lo spettacolo meraviglioso della sua eroica rassegnazione, della sua in– vitta fortezza. Non si poteva soffrire più di quello che ha sofferto Maria, ma non si poteva neanche soffrire meglio; i dolori non potevano essere più ac'uti, ma la rassegnazione non poteva essere più intiera. L a vita di Lei è tutta un fiat rassegnatissimo alla volontà. di Dio, dall'Annunciazione alla Croce - fiat, questa parola, che ai profani sembra una parola così fiacca, si direbbe passiva, ma che è invece una parola così forte, quando l'anima sa pronunciarla nell'ora della sventura e del– l'angoscia, fiat. Anzi si direbbe che il dolore invece di spa– ventare attragga Maria ; nascosta, invisibile o quasi nei giorni della gloria di Gesù, quando le turbe si accalcano per sentirlo, quando en– tusiaste lo acclamano loro Re, quando gli gri– dano l'osanna della ammirazione, essa ri– compare quando sente l'orrore dei crucifige, quando si prepara a Gesù l'ignominia del Golgota, pronta all'umiliazione, al dolore come gli altri sogliano esserlo alla gioia, alla gloria ;
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