Missioni Consolata - Marzo 1903

potabile. Per il servizio della stazione, l'àcqua viene impprtata a mezzo di un grande aer– ' iJ::n~.toio m~tallico. Ho fatto scavare un pozzo nel piano della sta?.OioJ}e, ed alli\ profondità di m. 2 lr2 ab– biai)lo. già trovata acqua a 15°, che sembra bu.ona.; milo occorre notare che la Missione, per ragioni igieniche e per esser a contatto <~olia popolazione, non deve essflre costrutta nella valletta angusta e disabitata dove passa il treno, ma sulle colline a forma d'altipianj, che sono le abitate e l~ fertili posizioni, alte, sul percorso della ferrovia, una cinquantina di metri. Ad un' ora e più dalla stazione, anche lunghesso la linea, incominciano a scorrere ·i numerosi fiumicelli di ottima acqua, <1he vanno poi ad irrigare il Kikùyu. La nostra Missione sorgerà, dunque, su questo altipiano: non affatto vicina all'acqua nè alla ferrovia, ma neppure molto dist&nte dall'una e dall'altra. L'acqua che con piccola spesa possiamo condurre alla Missione è ec– cellente, non però bastante per l'irrigazione, la quale, d'altronde, causa la regolarità delle pioggia, non è necessaria alla fertilità del terreno. Dopo una seconda gita a N airobi per ini– ziare col governo le pratiche d'acquisto del terreno, tornato a Lemòru cominciai subito i lavori, i quali però non procedono colla çelerità ch'io vorrei e che pur sarebbe ne– cessaria. Gli operai indigeni, se non sono continuamente assistiti, fanno poco ed io, essendo qui solo, non posso trovarmi con– temporaneamente nei boschi a sorvegliare il taglio degli alberi e alla località scelta, per spingere il dissodamento e le varie opere. Prevedo quindi che i lavori dureranno a lungo, anche per le indispensabili strade di accesso, per la condotta dell'acqua e per un recinto a modo di trincea con fosso di difesa, contro ogni eventualità. Ho comandato a Mombasa 250 lastre di ferro zincato, con cui intendo costrurre un ~ grande fabbricato completamente in lastra, ad us.o di magazzino provvisorio ; per l'abi– tazione faccio ìnnalzare capanne di paglia. Intanto incomincieremo la fabbricazione de- 51 •a, iCi o finitiva, non so ancora se in. pietra .od in mattoni. Sarà la Missione di S. Giuseppe. La scorsa dom~pica ho invitato qui i due capi principali dei dintorni di Lemqru: Saràu e Mucòma, coi quali tenni un iungo sau1·i (convegno). Essi furono contentissimi del programma che ho loro esposto, ed a cui, sulle prime, non potevano prestar fede, non compre11dendo come dei bianchi vengano nel paese col solo scopo d,i far del bene agli in– digeni. Due giomi dopo il mio arrivo a Lemòru, vi giungevano pure due missionari protestanti con servi, tende e b~~:gagli, per fondarvi un sanatorittm. Visto che il posto era già oc– cupato, l'ipresero la ferrovia, esplorandone le successive stazioni. Non è questa una no– vella prova che la Cop.solat_a veglia su di noi? - Più volte ed in più cose s lmbrò che arrivassimo in ritardo, ma sempre arrivammo come il viaggiatore, che giunto mentre il treno già è in ~;r:toto, riesce però ancora a salirvi. Stavo per chiudere questa mia, quando mi giunge la lettera di V. S., in data 2 no– vembre, nella quale è detto che i confratelli che vengono a raggiungerei sarebbero partiti il 19 dicembre da Napoli. - Deo g1·atias! - Mi recherò a Mom.basa, com'ella desidera, a riceverli, nella certezza che la loro venuta, colla beneçlizione di V. S., apporterà a queste terre, quale rugiada fecondatrice, nuove gra– zie dal santuario di Maria Consolatrice. Accolga i sensi di riverente ossequio Di V. S. Umil.mo ed a (f.mo Teol. FILIPPO PERLO. XIII. Mombasa, 8 gennaio 1903. Rev.mo ed amat."' 0 sig. R ettore, La gioia provata nell'arrivo dei colleghi lungamente att~si, fu aumentata dall<:~ buone notizie che mi portarono di V. S. e dal sapere come la Consolata visibilmente La benedica nella sua salute e nelle sue opere.

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