Missioni Consolata - Febbraio 1903

J_p 8 _o.,solata 29 QG~-=-=~~-=~~~~~~~~~~~~--~=-~~~~~~~~~-=~·0~ grandi occhi incoscienti, pieni di soddisfa– zione e di calma. Quindici giorni dopo essa aveva allato un bel vitellino, sano, vispo, promettentissimo. Appena tornato dai monti, il Massa si fece un sacro dovere di compiere il fatto voto. Si presentò al Santuario, esponendo i fatti con quella schietta eloquenza che viene dalla fede e dal cuore riconoscente, e portò il suo bravo quadro su lamina di latta, pregando si celebrassero presto le due messe di ringra– ziamento. Torino.- Il ragazzo undicenne BRUNETTI PIETRo, un giorno dell'ottobre 1901, tornando da scuola si lagnò colla mamma di sentirsi male. Premurosamente interrogato sulla na– tura e sulla sede di questo male, non seppe precisare nè l'una nè l'altra, cosicchè fece nasc~re nei parenti il sospetto che si trattasse di un capriccio o di un po' di pigrizia. I còm– piti di scuola, ·si sa, non sono la cosa più di– vertentè per i fanciulli ; e poi hanno il torto di venire dopo due o tre ore di applicazione; più o meno perfetta, in classe. Ma l'indomani i lagni di Pierino si ripe· tono; invece di fare un po' di chiasso come al solito, egli se ne sta sdraiato sul canapè piagnucolando. La cosa continua per una set– timana circa. Sebbene non vi siano sintomi gravi, i genitori finiscono per impensierirsi ed apprestano al fi.gliuoletto i soliti rimedi casalinghi. Ma questi rimangono senza effetto; ad un tratto il povero Pierino è colto da una specie di . letargo, ·da cui tratto tratto si sveglia stralunando gli occhi e gridando come un disperato. Si chiama tosto il dottore, il quale da prin– cipio sospetta trattarsi di tifo, poi dichiara essere un principio di meningite. - Oh, la brutta parola, che fa correre subito il pen– siero a scene strazianti di delirio, ad uno scìoglimento fatale! -Il bravo dottore im– prende a scongiurare il pericolo col massimo impegno; il piccolo malato è assistito colle cure più affettuose. La mamma specialmente non ha pace, perchè il male non accenna a cedere, anzi s'aggrava; gli amici che visi– tano il povero malatino se ne vanno mesti dal letticciuolo; evidentemente essi pensano: povero ragazzo, se n'andrà presto, purtroppo! Una medaglia della Consolata, benedetta nel santuario, gli è stata portata da un pio signore che gli vuol bene assai, e Pierino ne è stato contento. Oh, volesse la Madonna fare la grazia! Ma Ess~ pare sorda alle invoca– zioni; non s'intravvede alcun miglioramento, anzi nella notte sul 22 ottobre il povero ra· gazzo sta male, malissimo. In un istante la mamma, che mai non ne abbandona il capez– zale, è circondata dal marito e dagli altri su~i figli, accorsi alla dolente sua chiamata. Tutti sono trepidanti; ansiosamente s'affi– sano nel caro volto del loro diletto sofferente, ne spiano tutti i movimenti... Sarebbe questa l'ultima sua notte? Al pensiero terribile, la buona madre s'in– ginocchia e con una tenera preghiera sçon· giura la Vergine Consolatrice di conservarle, di guarirle il suo Pierino; promette che, se ottiene la grazia, la farà pubblicare e por– terà un'offerta al santuario. La famiglia tutta, divotamente accompagna col cuore la pre– ghiera ed il voto. Il mattino seguente i terrori s'erano dis– sipati colle tenebre, grazie ad un'aurora ce– lestiale, riparatrice. Il dottore, stupefatto, dichiarò scomparso ogni brutto sintomo; la meningite era vinta. Il ragazzo, rinato alla vita, fu ancora sottoposto a riguardosa cura per qualche giorno, ma due settimane dopo la tristissima notte egli già tornava a scuola pienamente ristabilito. Relazioni compendiate di grazie recenti DELLE QUUI FU CHIESTA LA PUBBLICAZIONE Torino. - Il ragazzo MELANO GIUSEPPE, d'anni 11, dopo aver sofferto crudelmente per mesi a causa di una gastro-ente1·ite trascurata, per consiglio di buoni sacerdoti rosminiani che lo visitavauo,si raccomandò alla Consolata, ed ottenne subito sollievo agli atroci dolori che lo tormentavano ed indi la guarigione. Rondissone. - AcTis-PERINETTI FRANCESCO è colpito da violento tifo, che, per contagio, si comunica a due figliuoletti del paziente: uno

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