Missioni Consolata - Febbraio 1903
~ eo.,solata 27 QQ~----~~~~~--~~--~~--~-~~~~~~·~~~~~----~0 lottate in alto dalla furia delle acque, sicchè i poveri coèchieri si trovarono impotenti a dirigere i loro cavalli e ad avanzare, non meno che a retrocedere all'una o all'altra sponda. Il terrore degli infelici viaggiatori quali prigioni tra gli sconquassati veicoli, quali lanciati nelle onde, come i due piccoli Bona,· non si descrive. Le loro grida disperate tras– sero alle rive del torrente alcuni contadini e due monaci di Mirafiori ; ma quale aiuto materiale potevano gli uni e gli altri pre– stare in tanta distretta, malgrado la loro buona volontà? In sì disperato frangente, i pii coniugi Bona si votarono coi loro pargoli alla Consolata, e, dopo una lotta terribile ma fortunata, tutta la famiglia riuscì a sal– vamento e potè proseguire per Torino, dove si affrettò poi a recarsi al santuario a ringra– ziare colla voce e colle lagrime la propria Salvatrice, offrendo un gran quadro votivo, che qui riproduciamo. Il povero signor Dill, invece, che non in· vocò il celeste sussidio della Vergine SS., troppo fidando in sè e negli umani' soccorsi, restò vittima delle onde, ed i due pii monaci altro non poterono fare che raccomandare l'anima di lui alla misericordia di Dio. Grazie recenti riferite alla sacrestia del Santuario QUADRI VOTIVI PORTATI IN DICEMBRE N. 37 Caselle.- Si era nella primavera del1891. L'afta epizootica infettava più .o meno quasi tutte le regioni del Piemonte, disertando i più importanti nostri mercati di bestiame e impedendo l'esportazione di esso, con danno ingente degli allevatori. Morte famiglie di mezzadri e di piccoli' proprietari venivano private dell'unico loro capitale mobile e dei più .potenti ausiliari nel lavoro, colla perdita dei migliori loro capi di bestia,me. Il flagello menava strage anche in Caselle. Mentre colà tutti i possessori di bovino ap– plicavano le indicate misure profilattiche e provavano i diversi sistemi di cure, LORENZO MASSA, un bravo agricoltore casellese, pur non trascurando le dovute precauzioni igie· niche, aveva incominciato ad applicare al suo bestiame un rimedio da lui riputato so– vrano, infallibile: l'aveva posto sotto la guar· dia della Consolata, prometten.dole con voto che, se egli non avesse a subire perdite, avrebbe fissato il ricordo della grazia in un quadro votivo e fatte celebrare due messe in ringraziamento. Il fatto provò che il rimedio era davvero ottimo: mentre in tutte le stalle del vicinato si doveva chiamare il veterinario, spendere in droghe, trepidare e spesso piangere per il valore sfumato colla morte di un bue, di una vacca o di un vitello, il Massa aveva il bestiame sanissimo, la stalla immune dal· l'infezione. E la terribile afta passò senza recar danno alla mandra benedetta d~lla Vergine SS. Nè qui si arrestò la foJ::tuna del brave agricoltore. Pareva proprio che quella bene· dizione si fosse attaccata a ciascun HUO capo di bestiame, per prosperarlo e garantirlo da ogni danno. Fra altri graziosi casi, è bell61 il seguente. Venuto l'estate, il Massa condusse le sue bovine ai pascoli della montagna presso Corio. Un giorno, attratta dalle delizia dell'erba fine ed aromatica, una magnifica vacca erasi arrampicata su su per ima costa ripidissima e vi stava pascolando avidamente. Che è, che non è? Ad un tratto alla povera bestia manca l'equilibrio, cade e poi rotola giù come una palla verso il fondo della valle. Il Massa che stava un po' al disotto per l'erta, grida esterrefatto:- O Madonna della Consolata, salvatemela! - Poi, senza pensare ad altro che a schivare un danno, si corica a terra di traverso, puntando in alto la spalla
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