Missioni Consolata - Gennaio 1903

lP t2or]solata prediletti figliuoli? a Lei che la nostra patria 1egossi al cuore con tanto affetto, e con istudio la crebbe, con tanto amore la mantiene? Io ve ne supplico pel vostro bene, tenetevi stretti_ ·a Maria, e con Essa avrete felicità. Mi lancio nei secoli avvenire, e veggo che Maria sarà sempre per voi madre consolatrice; sì, ve lo prometto a nome di Lei, lo sento alla fidanza che mi ispira nell'anima, alle lagrime che mi chiama sugli occhi, giuratele fedeltà, ed avrete salvezz'a. O Maria, vogliamo amarti, tu medesima ce lo dona codesto amore; noi tel chiediamo come il mendico diinanda il pane, chè da esso pende .la nostra felicità. Deh non patire giammai -che il vincoìo di amore stretto dai padri nostri, si allenti, o venga meno fra noi; essi presero . ad amarti, .e tu li vincesti in amore; noi medesimi, siam qui, ci diam per vinti. Siegui, o bella guerriera, siegui li tuoi trionfi ; 'vedi codesto popolo come divoto si affolla ·per ono– rarti, e tu lo 'vinci, donandogli felicità; vedi schiera di saèerdoti, tu ben lo sai come per essi il tuo· J+Ome non prima udito, risuona sulle rive del'· Gange, e tu fa di vincerli anch'essi colma~ doli di.benefizii; vedi la tua città, ella si aiuta· di ·cpntinuarti l'ossequio, e tu .le segui- ·la protezione. Oh si avverino i voti ch'io porgo dal profonda dell'anima, e Torino sempre fedele nell'amor suo sia ar– go)llento a tutti secoli quanto Maria tolga ad amare chi la ama. ~ bJ~~\)~ m ~uova partenza di N(issionari della Goqsolata per l'Afrioa Mercoledì lO dicembre p. p.la graziosa chie– setta dell' Istit1,t~O della Consolata per le Mis– sùi'ni estere era gremita di un pubblico eletto, accorso a dare il saluto cristiano ad un nuovo manipolo di missionari, pronti a raggiungere i loro confratelli sul campo dalla Provvidenza assegnato alla loro evangelica operosità ilei– l' Africa equatoriale. o Tra la luce dell'altare, la Consolata pareva sorridere con -particolare dolceiza all'assem– blea, che presto ebbe il suo Capo venerato, coll'arrivo di S. E. il Cardinale Richelmy, sempre preciso nell'instancabile sua attività, nell'amore santo che lo sospinge tra i diletti .suoi figliuoli spirituali. Rivestito delle maestose insegne della sua dignità; egli muove . all'altare; lo assistono i Rev.mi canonico AUamano, superiore del– l'Istituto, e il teol. Giuganino, canonico della Metropolitana. Un gruppo di giovani sàcerdoti dalla tri– buna intuona il Magnificat, i cui versetti, musicati dal M.o Perosi, si alternano col canto a voce di popolo; le menti ed i .cuori sen– tono e son penetrati dall'aroma eterno di verità chiuso nelle parole del cantico sacro, mentre gli occhi si fissano con trepida com– piacenza sui partenti, a cui Iddio nella sua misericordia commette l'adempimeqto di grandi cose. ' Il canto finito, segue la benedizione dei crocifissi. È il punto culminante e più signi– ficativo della sacra cerimonia: i nuovi mis– sionarii, nella candida divisa dell'Istituto, vanno a ricevere dal supremo pastore della Diocesi il distintivo del sacrificio e dell'apo– stolato, la credenziale · degli ambasciatori di Gesù Cristo. Il pensiero corre al Divin Sal- · vatore, nell'atto di dire ai primi Apostoli: Andate, evangelizzate tutte le genti, battez– zandole nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Poi il Cardinale della Consolata si volge a quelli che f;!OD divenuti doppiamente figliuoli di Lei: Un'altra volta, egli dice, eccoci qui conve– nuti nello stesso intento di invocare le bene– dizioni celesti sopra i missionari, che stanno per muovere verso lontane terre a portare la luce del cristianesimo tra gl'infedeli. Quando per la prima volta noi davamo il saluto ai fratelli che vi precedettero, colla fìnucia grande in Dio e nella p~:otezione della Vergine SS., era in noi una certa trepidanza: si trattava. di andare in regioni pressochè inesplorate, fra tribù sconosciute; tutto era da provare e da conquistare: la via, .il clima, il suolo, gli abi– tanti, la loro indole, il loro linguaggio. . Oggi invece, per grazia specialissima di Dio, noi . possiamo guardare al luogo dove siete

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