Missioni Consolata - Gennaio 1903
1ll 8o11solata 5 santa. Sullo svelto piedestallo, intorno a cui ~ s'attorciglia fremente un simbolico drago di ~ bronzo, si apre la conca benedetta in giallo 1. di Sant'Ambrogio. Il rettile immondo che l strisciando sen fugge, paventando l'onda lu- ,' strale, egregiamente modellato · nel labora– torio marmistico F. Catella, venne fuso con finitezza mirabile nel premiato stabilimento Sperati, e simboleggia efficacemente il trionfo della grazia celeste sùll'eterno, insidioso ne– mico. Tutta la decorazione a stucchi della parete ai lati dell'altare è pregiato lavoro del labo· ratorio Musso e Papotto. * * * Quanto abbiamo tentato.di descrivere sin qui, onde completare l'illustrazione, che in questo nU:mero presentiamo ai lettori non è solo insigne opera di arte, ma è sovratutto ;monumento di generosa pietà quale attestato della riconoscenza e della fiducia di anime divote alla Dispensiera munifica dei divini favori. Le due colonne infatti portano incise le iscrizioni seguenti: ' VITTORIO, MARIA E LuiSA ;MPLORANO LA PROTEZIONE DELLA CONSOLATA I CONIUGI ANTONIO D E DOMENICO E MARGHERITA REVELCHION DA QuASSOLO CANAVESE PER GRAZIA RICEVUTA E la parete del crocefisso, ad un lato della decorazione foggiata ad altare, reca essa pure scolpita la dicitura semplice ed eloquente: LUIGI MALABAILA RACCOMANDA ALLA CoNSOLATA I SUOI CARI DEFUNTI Dall'altra parte nulla ancora: il posto di onore presso la croce del Di v in Nazareno è libero tuttavia, ed attende il nome generoso d'un .nuovo benefattore, per ricordarlo alla inesauribile bontà. di Maria, che lo fara segno di sue speciali benedizioni. ''bN panegirioo di Maria GoqsolatrioB del Can.o G. B. GIORDANO ----* Ségltito e fine *---- o llia quella colonna che !evasi di rincontro richiama l'orazion mia a celebrar nuove grazie. Abbiamo a fare con un Dio giudice e padre, benigno e terribile, come sorride placido e benefica, benefica da Dio, ma dove tuona e castiga, castiga pure da Dio. Esso, immobile sul trono di sua eternità., guarda ai polverosi sforzi della umana superbia; guarda, sostiene e tace; ma giunto il colmo dell 'ira sua, li batte a~terra, cnme un vaso di creta, e li mette in polvere. Egli è due lustri (1 ), e la mano di lui pesava tremenda su tutta Europa; giugneanci per ogni banda novelle di vittime moltiplicate, di spopolate città ; chi cade re– pente, chi si dibatte in delirio, chi giace fra gli spasimi e il ghiaccio di morte. A noi allora parea ad ogni istante vederci innanzi il pal– lido corsiere di morte, e udire il grido stridulo dell'aquila volante annunziatrice di mali; e quando la fatale malattia già lambiva codeste mura, e attorno cingeaci come le onde circon– dano gli scogli del mare, noi allora gridammo aiuto a Maria, e stretti a piè di quella ima– gina, la supplicammo di grazia, e noi Torinesi, pregavamo fra queste mura. E Maria, Maria in cielo già. segnava il decreto della salvezza; ah allora sì che conoscemmo a prova come fra Torino e Maria correa vincolo di predi– lezione, ed una cara esperienza ci rese certi come Maria cari tengasi color che la amano: ego diligentes me diligo. E quanto ci ami, quanto le goda l'animo soverchiarci e vincerei ne' benefizii lo dicono aperto le storie patrie, le private tradizioni delle famiglie, e non ch'altro la riconoscenza onde è tenuto ciascun di noi. Un giorno con– tami, contami un'ora in .cui Maria non abbia .versato a piene mani li suoi favori; parlate voi a sua gloria; vi ha forse fra chi mi ascolta chi possa francarsi dall'esserle debitore di qualche grazia? ah queste mura sempre calde {l) Il Giordano recitava questo panegirico l'anno 1844.
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