Missioni Consolata - Dicembre 1902
a celebrare un vincolo indissolubile di pro– tezione e di vassallaggio, di benefj.;li e di gratitudine, che Maria con voi, e voi con– traeste con Essa, protezione e benefizii che mostreranno a prova con quale tenerezza Maria to]g.t ad amare chi la ama; Ego di– ligentes me d:iligo. * * * Odimi, o patria, nè pigliarti faccenda a conoscere chi ti diede la vita, io ti dirò chi cento volte ti scampò dalla morte; ora meni pompa di tua bellezza, nido pacifico di nobili cittadini, 'ma tale non eri quando Maria entrò. ad esserti consolatrice. Correva il secolo duo– decimo e le miserie d'Italia toccavano l'e– stremo, barbari eserciti avventandosi sovra ·di Lei mettevaiJ.l~ a·sacco e rovina; torrenti di ~angue _all~gano . le campagne, monti di cadaveri ingombrano le città, diroccan.torri, palagi e templi, di ulula-ti e di pianti suonano lfl contrade, la feudale a•narchia e la rabbiosa <>s.tinazione delle ·parti ..attizzan ne' petti la sete del-sangue, le furie dell(!. vepdetta ;_quindi i tradimenti a stiletto e.a _veleno; nel popolo supina ignoranza, rotto :v:ivere ed effeminato.. La-nostra città, a colmo di sciagura, lacerata (]a· civili discordie, co.nsumavasi da se me~. <lesima; non ordinato governo, non costante e ragionato potere; le vie·bpllivano di tiranni, e i padri nostri, per. non so quale acccendi– mento d'insania, sfiqavansi l'unl'alt~·qaduello -di morte. Aggiugni tremendi -flagelli di pesti– lenze, alìagamenti, 1i_remuoti.; la Dora ed il Po, soverchiate le riv~, J39pl'ivano le CaiJ.lpagne di sterili arene, e i J,Ili-;eri Tprinesi, consumati da ambascia e di stento, l}iparavano alle col– line di Chieri, lasciando .la città poco men che un Qeserto. Fu allora .che Maria prese compassione di noi; ma, e chi la condusse a tanta benevolenza'! eh non. furono i meriti nostri, fu l'indole tenera del suo cuore; c-i . amò perchè madre e a noi l'essere miseri _tornò essere prediletti. La imagine della Consolata recatavi da tempi antichi giacea sepolta fra le rovi.pe- di una cappella,· ed a Maria sapea male che ·il suo ritratto rimanesse igno-to ai Torinesi; a tal "'f.ì ne comparisce ad un cieco nato, coman- dagli di movere a Torino in traccia della smarrita imagine, e restituirla alla pubblica venerazione. Il cieco obbediente si mette in. via, giugne alla città, ricerca attentamente la sacra imagine, ve la ritrovà, e sull'istante ripiglia la vista; il popolo accorre al prodigio, un grido di gioia levasi per ogni banda, e in breve tempo al riedifìcato altare si appende la imagine miracolosa, e su quell'altare, ac– canto a quella im:;tgine venne a posarsi Maria, colà fermando l'erario di sue consolazioni. Fu allora che Maria strinse con noi quel vincolo di amor.e che in appresso ha operato la .sal– vezza de' secoli; gli angioli tutelari della città testimoni del patto avventuroso ne fecer plauso, e spiegando il volo ne recarono attorno la novella di pace. Pace, ed il cielo che fremea nero e cruccioso; rasserena la bella faccia e guardaci benignamente: pace, e la terra che dianzi tremava tutta e scoteasi, si ferma un, tratto e riposa; pace, e.d i fiumi che monta– vano con orribile piena, tengono il letto e bacian mansueti le rive; pace, e i cittadini, pria discordi e rivali, dansi la mano l'un l'altro e strìngonsi in amistà; quindi. ritor-. nano le famiglie, fecondansi le campagne, s.i innalzan templi; a dir corto, Torino rina~c.e . dalle sue ceneri. X poveri cittadini s~ a:(fç>l,_ lano alla .Consolata, si CUJ,"Vano _a piè di I_,ei 1 e piangendo di gioia la salutano loro mad~e, loro consolatrice; entrano a gara a presen-, tarla di loro doni, e giorno .e notte levano a. Lei inni di grazie. La città, con atto solenne, la si toglie a protettrice e sovrana giurando, perpetuo amore e venerazione ·a Maria .... , Maria? va ora, levati oggimai, impenna rale. a maggiori speranze, che i ricevuti benefìzi:i non sono che presagi di grazie troppo mag– giori. Egli è qostume di Lei soverchiare in affetto chiunque prende ad amarla: ego d~ligentes me dilig 0 . Fuggono innanzi i Lon-: gobardi, e movendo taciti di buia notte, gi~ - appoggian le scale, . gia guadagnano le su~ mura; dormono i cittadini, dormono le ascolte, ma veglia . M!l,ria ·per essi, e lanciando da quella i~agine spaventosa una occhiata rin~ versa i barbari ·dalle mura, e mandali scor– nati alla fuga: et pugnabit bella nostra p1"0 1
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