Missioni Consolata - Dicembre 1902

196 J1t 8ortso1ata >'bb' 2 ' qualche disgrazia· stesse per piombare sui pie- ~ coli dormienti da cui ella si era allontanata. ~ Lasciò a quel puntò la messa e corse a·casa. I lettini erano vuoti ; quelle teste scariche dei padroncini avevano voluto far uno scherzo . alla loro Paolina... Avvoltisi nelle coperte, s'e– rano cacciati tutti sotto il letto più grande, di strada a tarda sera. Per ben due volte. fu fermata nel tragitto da malintenzionati, ma, come per incanto, fu liberata dalle loro mani appena si raccomandò al sacratissimo Cuore di Gesù ed alla Consolata. E questo poco per tacere· di altre ed altre grazie di minor ,interesse e rilievo per chi ne ode e ne legge la storia, ma · non meno utili a chi le ricevette. Paolina Rolle .può ben dire che ogni anno della sua vita fu. e siccome là sotto c'era un buio pauroso, ave– vano accese e portate con loro le due candele trovate sui comodini. Ah, se Paolina tardava un minuto! 1 consolato dai favori della Vergine benedetta. Tre o quattro anni dopo, a preghiera del padre dei fanciulli, la Rolle li aveva condotti al V~lentino per far loro vedere il Po in gran piena. Malgrado i patti preventivi e le pro– messe d'ul;>bidienza, una della schiera, la pic– cola Margherita, ad un certo mom~to . lascia . improvvisamente l!!- mano della serva ed, in men che si. dice, oltrepassando la corda tesa a segnale ed avvertimento, corre a prendere un fiorellino quasi presso il pelo dell'acqua. La povera Paolina, slanciatasi come una saetta, npn ha che il tempo di ritrarre del mal passo la piccola imprudente, che il terreno su cui ella aveva testè posato il piede frana ed è inghiottito dalla corrente furiosa. Del 1880 Paolina Rolle ricorda la sua istantanea guarigione da un ·tristo m_ale al · piedè destro, che non le dava tregua e :.;i– poso nè dì nè notte; dell'anno seguente 'la sua liberazione da gravissimo perìcolo di esse:t;e stritolata da un carrozzone del tram. Volendo attraversare in fretta il binario, s'era impigliata col tacco di uno stivaletto nella scanalatura d'una rotaia ed era caduta lunga distesa, mentre appunto due carroz– zoni le arrivavano addosso. Fu una bella grazia, se i cocchieri riuscirono a far ese– guire ai cavalli un rapido scarto a sinistra e ad arrestare subitamente i veicoli slanciati a tùtta corsa. Nell'anno 1885 ottenne la guarigione d'una sua sorella presa da gravissimo tifo con com– plicazioni, per cui era stata spedita dai ·nle-:– dici. Nel1889 la Rolle che recavasi da To– rino al suo paese natale, essendo mancato l'omniÌms che faceva servizio tra Rivarolo e Rivara, fu costretta a fare a piedi tre miglia Fortunata lei che seppe meritarseli colla sem– plice ed affettuosa sua fiducia in Maria, C(Jlla retta intenzione di un cuore sincero e pio; e fortunato chiunque, approfìttando.dei buoni esempi, da qualunque ceto di persone gli .. si~no offerti, sa dire a .se stesso con fede : Se ·altri ha ottenuto; perchè non io? S. Damiano d'Asti. - Nella primavera del 1900 il sig. notaro, avvocato Ferdinando Vigliani, causa un urto violento, fu preso da un forte dolore al ginocchio destro. A tutta prima non ne fece caso,-ma dopo alcuni giorni, crescendo il dolore, si fece visitare da un ·suo parente dottore in medicina e sopratutto va– lente -chirurgo, il quale dichiarò trattarsi di sinovite assai pericolosa per la località,-e per prima cosa prescrisse un assoluto riposo di almeno quindièi giorni. Riposo assoluto? Questè parole furono per il sig. Vigliani un fulmine a ciel sereno. Come era possibile il riposo a lui che aveva la re– sidenza notarile a Rocca d'Arazzo, cioè alla distanza di 27 km.; la famiglia, l'ufficio ed il centro degli affari a S. Damiano, ed una larga clientela in Asti e dintorni? Sospen– dere il lavoro voleva dire non solo sottostare a gravi danni ma rinunziare al disbrigo di mille pressanti incombenze a lui già affidate. Ed il Vigliani non da altra fonte traava, che del proprio indefesso lavoro, l'onesta agia– tezza della famiglia composta già di quattro fìgliuoletti: il riposo per lui suonava dunque, ~p~r mittemotivi danni ingenti e rovina. « Angosciato - scrive egli stesso - mi volsi alla nostra buona Madre celeste,' verso la quale m'instillò da bambino . una tenera divozione l'ottima mia genitrice, che non è

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