Missioni Consolata - Dicembre 1902
194 1ll eo.,so(ata Q tuttora delle loro ossa mandino a dire a più tardi nipoti, che se Torino si mostra al di fuori più leggiadra che forte, essa è forte abbastanza da far pentire colui che argo– mentisi di toccarla; essa non giace chiusa fra orride muraglie, nè la fiancheggian ba– luardi, ma dall'alto la guarda una torre, torre Davidica, donde a mille pendono gli usberghi e gli scudi tutta armatura di forti; e poichè sua fidanza ha posto in Maria, e del suo nome si arrp.ò terribile e santo, mille nemici ca– drannole a _destra, e diecimila a sinistra, e dove pure sia mestieri verranno gli angioli a difenderla, e coprirla colle ali loro. Così Maria toglie ad amare chi la ama: ego di– ligentes me diligo. Or fate ragione della tenera divozione che appresso un tale benefizio entrò nel petto dei Torinesi; era un commovente spettacolo af– follarsi a questo santuario, e quasi scampati da morte congratularsi l'un l'altro, e pian– gere insieme di gioia. Ah come già più di' un secolo dall'ottenuto benefizio, e dopo il volgere di tanti anni levasi più solenne·l'inno dì gratitudine, gratitudine di cui sta argo– mento la basilica di Superga, g1·atitudine che i nostri principi consegnaronsi di mano 'in mano quasi a contrassegno di lor famiglia. E qui a tutta prova· ricordo solo quella bel– l' anima Maria Clotilde; ap-pena spuntava l'alba, ed ella già usciva dalle stanze reali messa a maniera di semplice donnicciuola, recavasi tutta a piedi alla Consolata onde fare la comunione; ed appresso stavasi im· mota l'e ore intere inginocchiata sul pavimento. a piè di Maria; che facesse allora Clotilde io noi so; ma assai diceane il frequente mandar dei sospiri, le grosse lagrime che giù dagli occhi pioveanle, e quel celeste atteggiamento della persona che mirar non poteasi senza un fremito di pietà; e quando lagrimevole scia– gura sbalzavala dal trono, ed esule e raminga . mandavala attorno a mendicare ospizio negli Stati altrui, ah pria di lasciare Torino,•qua si condusse a piè di Maria, bagnò di lagrime queste soglie, segretamente con Lei parlò, ne sentì dentro parole consolatrici, e tale ne trasse fortezza d'animo, che fece in appre~so p stordir la Europa; tanto è vero·che i principi nostri tutto si promettono da M~ria. E voi vel sapete, che sì sovente Ìi ravvisate pro– strati a' suoi piedi con tale atto di pietà, e sto per dire recarle innanzi i portati, onde' pria che messi alla luce già sieno suoi. Ah chi vuole consolazione e .conforto, chi vuole grazie e favori, forza è che tragga alla Con– solata; qua vennero tanti Santi da lontane · contrade, Carlo Borromeo, Francesco di Sales, Giovanna di Chantal, e ne tornarono conso– lati, e in questi ultimi tempi, tempi di an– goscia alla Chiesa, qua venne l'esule pontefice, pianse dinnanzi a quella imagine, pregò pace alla Chiesa, e Pio VII uscito da queste mura, mosse trionfante alla volta di Roma donde venia poc'anzi strappato a forza. (Oontinùa). del Sa.,tuario .l~~~ - ' Grazie recanti riferita alla sacrastia dal Santuario QUADRI VOTIVI PORTATI IN OTTOBUE N. 39 Rivara. (Torino). - Undici grazie! Tante ne conta PAOLI~A RoLLE, ottenute dalla Consolata, e tutte ha voluto fissarle in un quadro·originale ed abbastanza ben eseguito, del quale qui contro diamo la fotoincisione. In un giorno dell'èstate 1861, Paolina Rolle, allora in età CÌi ot·to anni, custodiva una vacca , al pascolo nei dintorni del 'paesello nativo, Rivara. Quel dì però la fanciulletta, forse un po' indisposta, si sentiva stanca; la soli tudine l'annoia-va, perciò legatasi al braccia ' la corda della vaccà, sedette sull'erba e s'ad– dormentò.Erano passati alcuni minuti, quando . la bestia un po' bizzarra, punta probabilmente da un tafano, si diede a corsa sftenata, trasci– nandosi dietro a furia la ragazzin~ per una cinquantina di metri. Due uomini riusciti a
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