Missioni Consolata - Novembre 1902

11t <Zo.,solata 183 ~Q..,..;;;;=_.,.""'""~;;;;;>c~~"""P <-N''~Ollilliil= ......•==;a)O. erano giovani che ci avevano voluto seguire spontaneamente e gratuitamente. Nel viaggio ho sempre celebrato laS. Messa, per cooperare almeno a che l'oblatio munda sia offerta davvero in tutti i luoghi della terra. Senza dubbio in quelle località non s'erano mai dette messe, e chi sa quando se ! ne celebreranno nuovamente. Ora una notizia che le farà molto piacere. L'abitudine di far il segno della S. Croce mat– tino e sera e prima e dopo il cibo, va divul– gandosi rapidamente, tanto che la trovai con mia sorpresa in villaggi assai distanti dalla nostra residenza. Avendola fatta imparare , ai due giovani che abbiamo preso con noi, essi si fecero premura di insegnarla ai loro compagni e questi, incon'trandoci, la ri– petono con un certo sussiego, per farci ve– dere che sanno già imitarci in qualche cosa. Dopo quel sauri di Karòli a Moranga, nel , qùale egli parlò. tanto favorevolmente di noi, del ga.,tuario . ~~~~ . Grazia recanti riferite alla ·sacrestia dal Santuario QUADRI VOTIVI PORTATI IN SETTEMBltE N. 32 Cavoretto. - Nell'estate del 1901, il lat- toniere-pompista GIACOMO PIN AGLIA era stato chiamato a Cavoretto, p.er aggiustare una pompa entro un pozzo profondo circa dieci metri. Costrutto un piccolo ponte sulla bocca del pozzo il Pinaglia intraprese il suo lavoro, quando ad un tratto gli si ruppe sotto i piedi il travicello principale di so- stegno ed egli, insieme alle assi su cui pog– giava i piedi, precipitò nel pozzo. Una terri– bile capata battuta in ~on seppe mai che cosa, fu la prima emozione provata dal povero ope- io gli proposi di radunare nna volta a Tusu tutti i capi ed anziani da lui dipendenti, perchè desideravo fare un sauri (convegno) con loro e poi regalare a ciascuno una co– perta, per far vedere a tutti che i Padri vogliono bene agli Akihùju. La proposta piacque a Karòli e mi promise di farlo dopo il mio ritorno colà. Naturalmente sarà un convegno monstre, ed in quel giorno avremo a Tusu alcune migliaia di persone, perchè ogni capo verrà accompagnato dai suoi guer– rieri. La provvista di questi regali ci co– sterà da 150 a 200 franchi, ma la cosa farà epoca nel paese, così quando ci porteremo a restituire loro la visita (come è abitudine del luogo) saremo favorevolmente conosciuti ed ascoltati. , raio toccando la superficie dell'acqua, ma la paura di annegare potè più del dolore e del– l'intontimento, sicchè egli, come a viva forza, potè evitare lo svenimento ed aggrapparsi comecchessia ad una delle assi rovinate con lui laggiù, e sporgente alquanto dall'acqua. La Consolata ci ottenga che anche questo sia volto all'avveramento dell'epigrafe posta sul frontone della cappella del nostro caro Istituto in Torino: Annuntiabunt gloriam meam gentibus. Suo ~tmil. ed a {f.mo · Teol. F ILIPPO PERLO. Ma quello non era che un appoggio pre– cario ; colla forza istintiva della propria con– servazione vi si tenne attaccato cercandone a tentoni un altro più solido. Trovò il tubo della pompa affondata in basso, l'abbr~;tncò, ed intanto con quanto fiato gli rimaneva in quell'affanno prese a gridare: Aiuto! Aiuto! - Ma l'eco solo rispose alle voci della sua angoscia, chè il pozzo .era lontano dall'abitato, fra i campi, ed in quell'ora i massari lavo– ravano in altra opposta parte. Mi parve - narrò poi il povero uomo - di trovarmi sepolto vivo nelle viscere della terra, da tutti abbandonato e per sempre diviso dalla comunione coi viventi. Le forze che nei primi momenti l'avevano sostenuto ed animato all'istintiva lo~ta per

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