Missioni Consolata - Novembre 1902

Ebbene, questo Kikùju che la Consolata 'Sembra voler chiamare alla fede per mezzo -dei Suoi missionari, va risvegliandosi e desi- -derando la civiltà, mentre su di esso vanno .acuendosi i desideri, ed appuntandosi certe mire che ci fanno trepidare per questi cari indigeni. Il giorno stesso in cui Mons. Allgeyer ed il P. Hémery, dopo averci accompagnati a 'Tusu ritornavano a N airobi, vi giungeva pure il _pseudo vescovo anglicano di Mombasa con ·missionari, servitori, tende e bagagli per an– -dare precisamente a Tusa, presso Karòli, a -fondare una missione. Saputo che il posto era già occupato da noi, egli tornò indietro -colla sua spedizione, andando a fondare una missione nell' Ukamba, allato alla ferrovia. Ma con qual animo V. S. ben può imma– .ginare. Ed ora, non vorrà il sedicente ve– scovo tentare una rivincita, come dalle voci ·che corrono abbiam motivo di temere? Ad ogni modo, la Consolata che qui ci con– -dusse per volere di Dio saprà, meglio che le protezioni umane, conservarci il nostro posto. ·Questi indigeni guardano con tanto interes– samento l'immagine di Lei, che senza dubbio nel loro ·cuore debbono sentire che Ella sarà la loro redentrice. Scopo della parte .del viaggio che ancora ·mi resta a fare è d'esplorare i dintorni di -due stazioni della ferrovia: Limuru e Kijabe, 1e quali presentano probabilità di essere al– laaciate a Tusu con qualche sentiero un p6 co meno impossibile di quello che abbiamo per– -corso al nostro arrivo. Mi farò premura di -comunicare a V. S. i risultati delle mie ri- -cerche, per l'indirizzo delle nostre merci e .specialmente del nuovo personale, che spe– riamo fermamente non tarderà a raggiun– .gerci. • Ora mi rifarò all'inizio del mio viaggio, -e v~ s. saprà compatirmi se la mia relazione non è troppo ordinata, giacchè ella ben sa che il missionario il quale deve spesso lasciare _ la penna: per la zappa o per il bistouri, ed · ·è sbalestrato continuamente da l'una all'altra -delle occupazioni e sollecitudini più disparate 1 .s'avvezza a non badar nei suoi scritti all'or- dine o alle regole del bello scrivere, lascian– dosi .guidare unicamente dalla corrente delle idee e dagl'impulsi del cuore. Come già le scrissi, il 22 pp. agosto arrivò a Tusu il P. Cayzac e vi si fermò fino ai 25. Nel frattempo visitammo insieme diverse po– sizioni che sarebbero indicatissime per future nostre stazioni; tenemmo conferenze con Ka– ròli, ed infine con questi e con D. Gays par– timmo per Moranga. lvi si presero tutti gli accordi, ma l'atto definitivo d'acquisto del terreno non potè essere rogato per l'assenza del comandante del forte Hall, D. Hine (ora arrivato a Mombasa), il quale aveva proi– bito a Karòli di accettare nel suo terri– torio altri europei all'infuori di noi e di cedere terreno a chicchessia, prima ch'egli avesse ripreso il suo po.;to. Ora ci basterà mandare al forte la pianta del sito che desideriamo acquistare colle misure dei singoli appezza– menti, perchè il contratto sia regolarizzato e debitamente registrato. Il ff. del coman· dante ci trattò con molta cortesia, invitan– doci ad un lunch. Facemmo conoscenza con quattro askari cattolici: due dell'Uganda, unq del Massailand ed uno di Bagamojo. I due primi si confessarono e l'indomani, alla messa celebrata colla tenda piena di askari, si co· municarono. La mia fama di chirurgo mi aveva preceduto a Moranga, perciò dovetti fare in piena piazza, circondato da tutto il mondo del luogo (come Bistolfi di felice me– moria) una sutura ad una larga ferita nella mano di una donna massai, e diverse piccole operazioni ad askari. Dopo un sauri (solenne convegno), in cui Karòli con molta enfasi disse a tutti che noi siamo buoni, che siamo venuti nel paese · soltanto per curare gli Akikùju ed insegnar loro le cose che sanno i bianchi, D. Gays se ne ritornò a Tusu, ed io col P. Gayzac. ed il nostro Luigi formammo la carovana per il viaggio di circonvallazione. Eravamo com– plessivamente 39 persone: sette portatori per noi, quattro pel P. Cayzac, una guida, due donne con tre bambini, le quali rifugiatesi a Tusu durante la carestia /che infierì a N ai· robi, ritornavano ora alloro paese; i restanti

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