Missioni Consolata - Novembre 1902
Ut 8of1solaJa 17Jl' ~ o cure fatte, rilevo che in un mese preciso dal nostro arrivo qui avevamo già fatto 92 cure, fra cui 70 di piaghe, ferite, ecc., con piccole operazioni chirurgiche. Ora, corsa la voce al– l'intorno, il lavoro ci è di molto cresciuto e i malati vengono da paesi lontani più d'una giornata di viaggio. Per lo più sono ferite ~i piedi e nelle gambe prodottesi laverando o per puntura di spine, che poi trascurate s'in– fettarono e divennero piaghe orribili, quasi sempre nelle donne le quali a causa del mag– giore lavoro vi sono più esposte. Malattie in– fettive od epidemiche non ne abbiamo ancora riscontrate. Di quanti furono curati finora . nessuno è morto. Se vedesse come quelli guariti si sforzano di farci capire a segni la loro riconoscenza! Sono scene commoventi e vorrei farne partecipi i bravi Dottori Boe– casso e Colla che con tanto amore e sì grave loro disagio ci istruirono per oltre un anno nella medecina e chirurgia, e tutto, s'intende, , senza volere alcun compenso! Anche al Dot– tor"Serono vorrei rinnovare l'espressione della nostra riconoscenza pei preziosi e utilissimi rimedi di cui ci ha largamente e gratuita· mente forniti. La Consolata li rimeriti tutti pel bene che procurarono a questi poveri in– digeni. Non avendo locale lavoriamo all'aperto, e ciò che più colpisce · pazienti e spettatori, sempre numerosi, non è il valore dei rimedi da noi dispensati ed applicati,_bensì quello della tela che si adopera péi bendaggi. Sof– frono visibilmente al vederla stracciare per farne bende, essi che ne hanno .tanta penuria, e non sanno capire come possiamo· donarla con tanta liberalità. Questo, mentre ci fa crescere grandemente nella loro estimazione, deve cer– tamente predisporli ad accogliere a suo tempo la nostra predicazione. Non si potrà però iniziare con frutto ed in grande il lavoro di conversione, finchè non giungano in nostro aiuto nuovi manipoli di buoni operai: sacerdoti, confratelli e, possibil– mente, anche suore. Non è necessario che i sacerdoti, i quali volessero venir con noi,-siano tutti colossi di salute; anzi ci sembra che quelli un po' deboli, purchè di complessione sana, si rinforzerebbero dimorando qualche anno in queste montagne. Neanco si richiede in essi molto ingegno, purchè la loro istru– zione sia diretta ad hoc: acquistare facilità pratica per le lingue e per spiegare il ca· techismo con figure ed esempi alla buona, tratti delle cose naturali che ogni giorno colpiscono i sensi e la fantasia degli indigeni. Le idee astratte, se, in certo modo, non s'incar· nano nelle cose sensibili, hanno su questi poca presa; tanto è vero che al presente essi hanno di Dio (N gai) un'idea così vaga che dànno lo stesso nome al tuono e ad altre cose. Poi, come già ci dicevano i Padri Bianchi e come l'esperienza ci va ogni giorno dimo– strando, occorre gran pazienza e dolcezza. Dolcezza e ]Jazienza sono i primi requisiti as~olutamente necessari per trattare ed ac– caparrarsi questi eterni fanciulli, i quali dai modi più o meno caritatevoli che si usano con essi, pare arguiscano la ~ er-i.tà di quanto loro si insegna. Naturalmente dei sacrifici a fare ve n' ha anche in questo paese così bello, in questo clima quasi europeo, ma il missionario sa che non deve essere schiz– zinoso e deve adattarsi allegramente alle cir– costanze. Ad ogni modo, qui non succede come nelle missioni della costa, dove (me l~ rac– contavano i protagonisti) si vive talor'a set– timane intere a patate, non potendosi per l'eccessivo calore conservare la carne, e dove dei due residenti: missionario e fratello, uno è quasi sempre in letto colla febbre. In una di quelle missioni, dal giorno della sua fondazione, non erasi ancora dato il caso che i due fos:;;ero contemporaneamente sani. Qui la temperatura all'ombra non è ar– rivata mai ai 20o, e nella notte, sotto la ve– randa al riparo dall'irradiazione dire~ta, non è mai scesa sotto gli 11 o, anzi nell'interno delle t capanne non scende oltre i 1~ 0 • Nei primi giorni venendo dai calori di Zanzibar e d:i Mombasa, sentivamo assai più che adesso il fresco della notte, tanto più sotto le tende, l esposti all'umidità del terreno. Difficilmente tira vento, e quando è bello è così bello che non si trova un paragone, nemmeno celle
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