Missioni Consolata - Novembre 1902

178 Jll !2of1so1ata a sera; nessun· forestiero viene a veder Karòli senza passare da noi. Sarà curiosità più che altro, -ma certamente sarà pure un mezzo nelle mani della Provvidenza. La nostra espe– rienza qui è ancor troppo breve per poter dare un giudizio sicuro sul carattere di questi indigeni, ma la continua pratica con essi ci va sempre più persuadendo che, se non vi fosse il gravissimo male della poligamia, si la– vorerebbe in un terreno naturalmente cri- stiano. Gli Akikuj u in generale dimostrano una naturale onestà, una rettitudine che non sem– pre s'incontrano nella massa di certe popola– zioni cattoliche. Il furto, a quanto vediamo, è sconosciuto o almeno non praticato; non ci siamo mai accorti della mancanza della più piccola cosa, benchè, all'uso del paese, essendo pressapoco libero l'ingresso nella nostra casa, inevitabilmente ogni cosa si trovi ·a portata di mano. Lasciando ognuno padrone di vedere e toccare oggetti, anche minuti e da loro de– sideratissimi, si è certi ritornando di trovar tutto a posto. Il buon accordo fra loro ci pare ammirevole; anche tra i fanciulli non vedemmo mai al– terchi, benchè non avendo quasi nulla a fare, essi si trovino tutto il giorno insieme. Qua~do uno mangia, ce n'ha per tutti: allorchè diamo gli avanzi di tavola ai nostri piccoli servi, che pur ne sono ghiottissimi, vanno immancabil– mente~ a dividerli coi loro coetanei presenti. Il sedersi attorno ad un buon fuoco è per , gli Akikuj u una vera passione, e basta ac– cendere un fuoco nella campagna per attirare mezzo mondo. Imbattendosi per via in una co– mitiva seduta al fuoco, nel quale sempre vi sono patate ad arrostire, si è tosto invitati a mangiarne, invito che, i nostri compagni di viaggio non rifiutano mai. Quando a noi si porta, per vendercelo, qualche commestibile e noi non avendone bisogno dobbiamo rifiatarlo, quasi ·sempre viene dal proprietario diviso gratis fra i presenti. L'ospitalità, come in tutti i paesi dove non sono locande di nes· suna specie, è in onore; i forestieri però ge– neralmente vanno a casa di Karòli,- che per gli Akikuju ha sempre vitto ed alloggio. I giovani sono proibiti di bere tembe; i vecchi invece ne bevono in abbondanza, e se ne vede qualcuno allegro, mai però in istato di vera ubbriachezza. Verso di noi giovani .e vecchi mostrano il più grande rispetto, come già le ho scritto, e ci si vanno sempre più affezionando. Incontrando per via o nei villaggi dei fanciullini che non ci abbiano mai visti, dapprima fuggono per paura, ma chiamandoli, il rispetto la vince sul timore e vengono immediatamente. Quando usciamo di casa, giovanetti e fanciulli subito ci se– guono e se partiamo soli, torniamo sempre bene accompagnati; godono e sono fieri di renderei piccoli servigi. Gli Akikuju contano il tempo a mesi di luna chiamati muési o mesi; non·hanno idea di settimana. Hanno giorni festivi, ordina– riamente all'inizio del mesi, che principia al plenilunio, unico punto fisso di partenza. Per il lavoro però il mese è di · 30 giorni, che usano contare a mezzo di una funicella av– volta alla vita, ed a cui ogni giorno aggiun– gono un nodo. Contano facilmente fin oltre il cento; ma nei contratti il loro numero favorito è il tre (atàtu), cosicchè domandano di solito tre brac– cia di tela, anche quando la merce offerta ne vale molto di più o molto meno. Si meravigliano molto e seguono con grande interesse il nostro modo di lavorare il legno e sopratutto il ferro; e, se permettiamo, ripe– tono, qualche volta con successo, le nostre operazioni. I riccioli fatti colla pialla e ·gli · scarti della sega sono raccolti con ammira– zione, e passano da mano a mano con infiniti commenti. È facile arguire che questa gente imparerebbe abbas.tanza rapidamente qualche arte o mestiere; sebbene per chi si accon– tenta di una capanna e di alcune patate, le arti ed i mestieri non possano, per ora, es– sere di grande utilità, se si eccettui qualche norma rudimentale per costruire e sull'agri– coltura. Quello che ci attira maggiormente la ge– nerale ammirazione e benevolenza è l'esercizio della medicina e della chirurgia, specialmente di quest'ultima. Dal registro che teniamo delle

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