Missioni Consolata - Ottobre 1902

160 1l1 ~OflSO{ata 'lavorando la sera, qualche giovanetta sì met– tesse troppo accosto alla lampada a petrolio e la rovesciasse. Si spandeva il petrolio ac– ceso: era un gridare, un alzarsi, un correre confuso tra la fiammata. Ebbene, non una volta si ebbero disgrazie; nessuna mai fu offesa dal fuoco. Il sabato 8 marzo, di quest'anno stesso 1902, una ragazza entrata da poco nel Rifugio va in un dormitòrio posto al secondo piano, per lavare i vetri delle finestre. Invece di pren– dere una scala col piede di sostegno e di chiamare qualche compagna in aiuto, prende una scala a piuoli che le viene sottoman9 e, tutta sola, l'appoggia nel bel mezzo del da– vanzale della finestra, e su fino all'ultimo gradino. La scala, com'è naturale, scivola sulle pianelle del pavimento, lucide ed ince– rate..... Fu u·na prima grazia se la sbada– tella non precipitò nel cortile; stramazzò però nell'interno del dormitorio insieme colla scala. Al rumore accorsero compagne e suore; la poveretta, intontita, dovette esser messa a letto, con 'una gamba tutta gonfia e nera, che non la lasciò quietare un momento nella notte. Chi poteva assicurare che non ci fos· sero lesioni interne? Compagne e suore la raccomandarono caldamente alla Consolata nella prima messa del seguente mattino. Poche ore dappoi la suora dirèttrice incontra per i corridoi l'ammalata e, stupita, le di– manda: ·Come va che già ti vedo allegra e cammini senza zoppicare? - È la Madonna che mi ha guarita.- risponde la giovinetta. E così era infatti. Un muratore che lavorava a racconciare i tetti del Rifugio, scivolò e cadde a pio.mbo nel sottostante cortile, proprio ai piedi d'una ricoverata che vi passava in quel preciso mo– mento. Pochi centimetri più in là ch'egli fosse caduto, coglieva sul capo la povera giovane con pericolo di produrle chi sa qual male e forse di ·ucciderla, schiacciandola contro i ciottoli del selciato. Ma lì vicino era un'im– magine della Vergine Consolatrice che li salvò entrambi. Anche il povero uomo non si produsse che lievi lesioni, da cui guarì in pochi giorni. Un intiero volume si potrebbe riempire di simili fatti. Nè è questa, come accennammo in principio, la parte più preziosa dei favori che sul gregge delle pecorelle già smarrite ed ora ritrovate, a guisa di amabilissima Pa– stora, spande Maria SS. Soltanto gli angeli tutelari delle povere Rifugine sanno le ma– terne carezze ond'Ella le colma nelle ore ine– vitabili di sfiducia e di stanchezza, nei neri istanti quando il nemico infernale, invido e rabbioso sempre, vorrebbe loro ' far rimpian– gere le cipolle d'Egitto ed i fiori avvelenati degli antichi sdrucciolevoli sentieri. Chi può dire quante profonde conversioni, quante vo– cazionireligiose la Consolatrice celeste suscita fra quelle povere figliuole; quante volte Ella loro ispira abnegazioni tanto belle e meritorie, da far invidia alle anime rimaste sempre sulla via del·.dovere e della perfezione? Oh, la Marches~ di Barolo, colla profonda sua sapienza cristiana, ben sapeva quello che faceva mettendo le sue care figliuole nelle mani della Consolata! E ben a ragione le care Rifug_ine in ogni sabato cantano ai piedi della grande statua la lode tradizionale, espres– sione consecrata -di giuliva riconoscenza, di affetto profondo e consolatore. La Gonsolata sui Il} O n ti della llersilia 11 -- Chi viaggia sulla linea ferroviaria da Spezia a Pisa, dopo aver attraversati sotto numerose gallerie i contrafforti che l'Apen– nino manda fino al mare, raggiunge. infine una spaziosa pianura, d'onde più, liberamente contempla lo stupendo panorama che gli si svolge dinnanzi di alti monti, prima rocciosi e brulli e poi coperti di selve, la cui natura (l) Dobbiamo alla cortesia dell'egregio Ing. Man– fredo Barheris di Torino questa gra.zwsa relazione.

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