Missioni Consolata - Settembre 1902

]11 eo.,solata 135 della Missione, a cui regala ogni anno cin– quecento rupie, e nell'alta sua carica rende molti servigi alla buona causa. Alle 16 solenne processione, sparo d'in– numerevoli mortaretti, gran musica. Il clero è formato da moretti vestiti in rosso; i tu– riferari camminano volti all'indietro incen– sando il SS. Un gruppo di bambine goanesi, dirette da una suora e tutte munite di un elegante cestello, di tanto in tanto s'arrestano e con tutta la loro energia gettano fiori e foglie sul celebrante e sui ministri; cosicchè ogni due minuti dobbiamo chiudere gli occhi e, scuotendoci, sbarazzarci di quella profumata gragnuola. Numerosi arabi e pagani fanno ala al passaggio della processione. Dopo di questa, gran concerto sulla piazza e alla sera pranzo di gala. Mi occupo attivamente dei preparativi per la nostra partenza verso il Kìkùj u. Siccome colà la temperatura è piuttosto fresca, do– vetti acquistare pesanti coperte; completai la provvista di arnesi e strumenti per agri– coltura. Monsignore ci dice spesso che la prima cosa da farsi è di fabbricare una buona casa, sana, in modo che il missionario possa mantenersi in buona salute: quando non si sta bene non si lavora e non si lasciano lavo– rare gli altri; si potrà far tesoro di meriti per sè, ma non si corrisponde alla propria vocazione. Lungo il giorno 'Vo girando nei bazar per farmi un'idea del prezzo delle merci, e ve– dere se sia più conveniente comperar qui al– cune cose, oppure farle .venire dall'Europa. Il P. Lutz si è gentilmente incaricato di provvederei ed inviarci le cose che noi gli chiederemo per i futuri bisogni. La nostra partenza per ·Mombasa sarà probabilmente venerdì a sera, 6 giugno, o sabato. · Il governatore inglese di Zanzibar e Moro– basa fu avvertito dal cav. Pestalozza del nostro arrivo; se ne dimostrò contento ed assicurò che ci avrebbe appoggiati, C<llme diede affidamento che non si solleveranno difficoltà per il passaggio delle nostre armi, ammettendosene la necessità a causa dei nu- merosi leoni e leopardi, che infestano le re· gioni verso cui siamo avviati. Ora un fatto che, sebbene accaduto al nostro arrivo, ho voluto lasciar per l'ultimo, perchè il suo ricordo ci ravviva il santo en– tusiasmo nel momento in cui stiamo per pro– cedere verso la desiderata meta. Come ho accennato Zanzibar è divisa in due: la città dei ricchi e quella dei poveri; inoltre il porto, il mercato, la formazione e lo scioglimento delle carovane ne fanno una città di transito, dove è continuamente atti– rato uu grandissimo numero di neri d'ogni razza. La poveraglia accentrata qui era di– venuta una piaga per la Zanzibar ricca ed il governo pensò ad un rimedio. Cintato un pezzo di terreno, vi fece costrurre capanne, confinandovi quanti non avevano casa e som– ministrando un po' di riso e di mais per il nutrimento. Era una specie di ricovero di mendicità, ma mancandqvi la caritatevole direzione, esso, anzichè di sollievo, riusciva di serio imbarazzo al .governo. Mons. Allge– yer, come pure 'i protestanti, si erano da tempo adoperati per avere ciascuno la di– rezione di questa opera, dove realmente si potrebbe fare un po' di bene; ma finora nes– suno vi era riuscito. Or ecco che il giorno del nostro arrivo a Zanzibar, mentre noi con Monsignore stavamo visitando l'ospedale, il primo ministro del Sultano lo mandò a chia– mare e, contro ogni previsione, l'affare si conchiuse per i cattolici, ed anche favore– volmente per la parte materiale. Monsignore tornando a casa raggiante di gioia ci parte– cipò il favorevole risultato, dicendo che era– vamo stati noi a portargli tale fortuna. - Se mai, rispondemmo, sarà la Conso– lata di cui siamo gli inviati e che portiamo .con noi. Monsignore replicò che la Vergine SS. lo aveva davvero consolato, e li per li fu sta– bilito che la nuova fondaziÒne porterà il nome di N. S. della Consolata. Io promisi che il nostro Rev.mo sig. Rettore àvrebbe mandato il quadro per la cappella, e sono certo di non aver promesso invano. Questo fatto non dice che la Consolata benedirà la

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