Missioni Consolata - Settembre 1902

150 J.!l eo.,so{ata Q abbandonato il luogo della fermata, numerose scimmie, di cui alcune più grandi d'un uomo, scendono dagli alberi a raccogliere i residui del pranzo. Incominciamo la salita della montagna detta Djabìne, e ci conviene aprirci il passo attraverso una fitta foresta di bambù, così grossi che alcuni non si possono circondare colle due mani. Il terreno è fangoso e sdruc– ciolevole; avanziamo a fatica pel" un sentiero tutto a crepacci, sempt:e coll'occhio ai pre· cipizi, alcuni dei quali assai profondi ci of– frono spettacoli di orridi stupendi. Alle 18 ci attendiamo in una radura, su d'un piano inclinato. Cuciniamo con acqua portata dal fiume Macùba nel nostro serba-~. toio. Siamo a circa 2500 metri sul mare; alle ore 19 il termometro segna 5 gradi, e nella notte discende ad un l gt·ado sopra zero! Ohi ci avrebbe detto che saremmo venuti a tremare di freddo in Africa ? Siamo obbligati ad usare come coperte anche gli abiti e gli asciugamani. Ciò non astante Monsignore si lagna d'aver i piedi gelati: racèogliamo quanto si trova di biancheria e di vestiario per stenderlo sul suo letto, ed il P. Hémery vi sovrappone persino una valigia; qualcuno dei nostri si getta sui piedi un fascio di bambù, e battendo dei denti e tossendç> si attende ansiosamente il giorno, per riacquistare un po' di calore con una marcia forzata. I portatori avevano acceso dei grandi fuochi, presso i quali s·i sdraiarono sopra i loro carichi. Il mattino del 28, ottava della Consolata, alle ore 4,30 ho la santa soddisfazione di celebrare la prima messa che siasi detta in questa parte del Kikùju; consacro alla Consolata queste povere anime, supplican– dola che ci ottenga dal suo Divin Figlio di poter presto raccogliere frutti abbondanti di vita eterna. Alle 8 112 siamo a 2900 m. sul mare, inerpicati sul fianco, quasi a picco, del monte Himandana. Vediamo sotto i nostri piedi il Kikùju e le nuvole; per la prima volta con- . templiamo il Kenia avvolto nel suo bianco manto di nevi perpetue (v. inc. a pag. 149). o Alla testa della carovana dobbiamo lavorare assiduamente a sgombrare il sentiero dai bambù caduti; le felci arborescenti s'alzano fino a 10 metri. Verso le 10 tocchiamo i m. 3200; nei crepacci del monte dove non penetramai il sole troviamo della neve. Vedere non solo, ma gustar la neve in Africa ! è una soddisfazione che non man– chiamo di prenderei e con che festa ..... Qui comincia la discesa. Il cammino di– viene sempre più difficile; si sdrucciola come se si fosse sul ghiaccio, e di quando i~ quando dobbiamo aggrapparci ai bambù per ritrarre il piede dalle pozzanghere di un terreno viscido, che dà prova di straordinaria ferti– lità nella vegetazione che trionfa. Cammi– niamo come in un tunnel di verzura cosi fitta che il sole a stento arriva ad illuminare il nostro sentiero: verde di sopra, di sotto, ai lati, avanti e di dietro. Alle 10 112 ci arrestiamo per il pranzo, ma la coda della carovana non arriva che alle 11 3[4. Il P. Hémery, che la dirige, ha avuto un bel da fare per spingere i porta- · tori estremamente affaticati. Alle 13 112 si ripiglia il sentiero che discende quasi a picco, fra gli scoscendimenti prodotti dalle acque e diviene addirittura· impraticabile. «Io ho già percorso in Africa dei ben cattivi sen· tieri, va ripetendo Monsignore, attraverso i monti Gaiva ed al Kilima-Ngiaro, ma quelli non erano che giuochi da ragazzo rispetto a questi». La carovana tuttavia lotta e s'avanza lentamente, ma i nostri poveri portatori non ne possono più sotto i loro carichi, ed anche noi europei quasi non abbiamo più la forza d'ammirare lo strano paesaggio. Ma ecco la Provvidenza! Incontriamo una seconda squadra di portatori, 60 circa, diretti a Naivasha per prendervi il restante nostro bagaglio. Li facciamo tornare indietro con noi; così i nostri pagazi stremati hanno un po' di sollievo e la marcia può riprendere più spedita attraverso a monti, valli e fiumi. Alle 18 finalmente usciamo da qu~sta im– mensa foresta vergine che circonda il Ki– kùju per alcune ore di marcia e subito ci troviamo di fronte al vill~ggio di Karòli.

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