Missioni Consolata - Settembre 1902

J11 8of1so{ata 149 Q Dopo circa quattro ore e sotto una fitta pioggia ci arrestiamo per l'accampamento (kambi). Sono le sedici; ci tròviamo a 350 metri sul livello del lago Naivasha. Siccome siamo vicini alla residenza del principale capo massai, sparo un colpo di fucile, per avver– tirlo che nel paese sono arrivati europei. I massai hanno una paura indiavolata del .fu– cile. Rizziamo le tende e ceniamo ben co– perti: nella notte la temperatura discende a 4°. Nel centro dell'accampamento sono i ·~ " d'un bue non possiamo distinguere la specie, a causa della distanza. Quasi tutti si allon– tanano al nostro appressarsi, ma senza di– mostrare t1•oppa paura. Non sparo per non disturbare l'andamento della carovana, la quale ·ora viaggia come un sol corpo. Ad un certo punto siamo colpiti da grida partite da quelli'in coda alla carovana: mi volto e scorgo una magnifica leonessa: seguiva lentamente gli ultimi portatori, ma dal suo passo barcol– lante e pigro, proprio delle belve dopo il pasto, li Kenia visto dalle montagne di Kilrùjn, bagagli. I capi ed una parte dei portatori ~ dormono nella mia tenda; le donne in una caverna della montagna. Alle quattro del seguente mattino, s. messa: alle cinque tutti sono in piedi; si levano le tende, si fa colazione e alle 7 ly2 si riparte coll'ordine del giorno innanzi. Saliamo un'erta ripidissima e raggiungiamo una terrazza, che ci richiede quattro ore di marcia per attra– versarla. Non un albero, ma una bella erba fine, come nei nostri prati, e qua e là qualche cespuglio. In distanza scorgiamo grandi gruppi ~ di animali selvatici di varia grandezza e co– lore: avvicinandoli riconosciamo rinoceronti, buffali, antilopi, tassi; d'altri più grossi comprendo subito che non ha intenzioni ostili. E di fatti dopo alcuni minuti si ri– tira nella macchia. Troviamo pure numèrose · traccie d'elefanti, ma essi non si vedono. La strada diviene quasi carrozzabile; l'erba in certi punti è tutta trifoglio. A perdita di vista nè uomini, nè capanne, nè animali do– mestici. Io penso quanti colonizzatori italiani potrebbero farsi una fortuna in queste im– mense praterie, che per la loro vicinanza al Kenia hanno pioggie regolari. Alle 12 arri– viamo al fiume M:acùba che separa il paese dei massai dal Kikùj u. Facciamo sosta in una. radura della foresta in riva al fiume e pranziamo. Alle 14 1r2 si riparte ed appena

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