Missioni Consolata - Settembre 1902
148 J1l eo.,solata Ceniamo con riso e carne; poi tratta dal carrozzone la nostra cassa coi letti, dormiamo nel magazzino di Vishram tra i sacchi di riso, le casse di conserve e le balle di cotonate, i cosi detti mericani, un nome conosciuto in tutta l'Africa. Il mattino rizziamo le tende: la mia serve pure di cappella. Scarichiamo la merce ed incominciamo il lavoro della divi– sione in carichi di 65libbre inglesi o 32 kg. ca– duno. Disfacciamo le gabbie ed i cassoni, le cui assicelle ed i chiodi ci servono per imballare i carichi; è un lavoro lungo e difficile; mancandoci il materiale dobbiamo usare al– cune veçchie casse da petrolio che troviamo nel magazzino di Vishram. Abbiamo un vero tempo da montagna; qualche acqueruggiola vien giù di tanto in tanto, ma in compenso il sole non ci dà troppa molestia, sebbene si lavori all'aperto e non vi sia neppure un albero. Temperatura mas– sima del giorno 35°; minima della notte 5o. Qmilche iena e qualche leopardo vengono durante la notte ad, urlare presso le tende, ma oramai a questa musica abbiamo fatta• l'abitudine. Il mattino del 23 arrivano alcuni.dei messi da noi spediti a Karòli e cçm essi alcuni karolesi; tutti ci assicurano. che i portatori da noi richiesti arriveranno in giornata. Ma questi non si vedono nè ·quel' di nè l' indo– mani. Spediamo messi a sollecitarli ; intanto il 24 essendo ultimato ~l nostro lavoro, vado a caccia. Al secondo colpo a palla espan– siva, coll'alzo a 400 m., abbatto una bellis– sima antilope (Tompsonii). La palla squarciò completamente il ventrè attraversandolo. Il grazioso animale ha un bel mantello di pelo fi– nissimo, a fondo rossastro con striscia bianche e nere. Prendiamo per noi le coscia e le spalle che in due a stento potemmo trasportare alla stazidne; il resto lo diamo ai messi per il loro vitto. Durante lo scuoiamento e la divi– sione della preda, fatta sul luogo stesso di cac– cia, numerosi avoltoi, gru ed altri volatili ci facevano cerchio intorno aspettando i residui. Nel lago ci sono ippopotami; qui intorno son numerose le orme dei cinghiali, ma non ne ho visti ancora. I neri non attribuiscono alcun valore al tempo e temiamo ne vogliano far perdere dell'altro a noi, perciò l'energico P. Hémery, forte dei suoi tre anni di Kikùju, si assume il compito faticoso di andare egli stesso in : cerca dei portatori. In grazia sua il mat– tino dei 26, quando appena avevamo cele– brata la s. messa, ce ne arrivano 37, appena un terzo di qùanti erano necessarii per por– tare tutto il bagaglio. Immediatamente le– viamo le tende ; prendiamo i soli carichi contenenti gli oggetti più indispensabili, il rimanente lo lasciamo in deposito a Vishram. Fatti allineare i portatori, distribuiamo i carichi: i più pesanti alle donne. Fa pena, ma è l'uso, ed è pure necessità di fatto, perchè le donne son le più forti. Al capo·carovana, detto il kirangozi, ed ai due messi di Nyrobi diamo un Wetterly caduno con cartuccia. Mi metto alla testa della carovana accanto al kiran– gozi, ·Monsignore e D. Gays nel centro, ed in nomine Domini, invocando la Consolata, si parte. In questa prima giornata la marcia è facile; diafno immediatamente la scalata ai terrazzi che formano il cratere del Naivasha. Dopo mezz'ora fermiamo la carovana per ag– giustare i carichi e vedere se tutto procede bene. Riprendiamo .il cammino per un sen– tiero abbastanza agevole, saliamo diverse colline, attraversiamo una foresta di alberi slanciati come i nostri abeti, poi enormi spia– nate, che sono bellissime praterie. Alla prima collina la nostra attenzione è att~ata da un mucchio di pietre di varia grossezza, che sl. eleva là proprio in mezzo al sentiero. Gli indigeni passandovi accanto vi gettano sopra rispettosamente una pietra, accompagnando l'atto con un'invocazione che il:;E>.Hémery comprese esser rivolta alle anime degli antenati. Chiestane spiegazione, gli fu risposto che colà era stata sepolta una celebre donna che aveva regllato un tempo sui massai ed i wakikùju; ma avendo favorito troppo or l'uno or l'altro dei dU:e popoli era stata:, causa l di rivalità e di guerre sanguinose fra le due tribù. Da quel tempo, aggiunsero, i massai ed i wakikùju sono nemici irreconeiliabili.
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