Missioni Consolata - Settembre 1902
144 ]11 . <Zortsolata In questi giorni avemmo più pre~ise no– tizie sulla località ove andremo a stabilirei. Essa è situata proprio nel centro del Kikùju, è ad oltre 2000 metri d'altezza sul livello del mare, epperciò la temperatura vi è fresca più di qui, dove nel giorno va ai 25° gradi e la notte scende a 10° ed anche ad 8°. Si chiama Karòli, dallo stesso nome del capo indigeno che vi comanda. Dei tre capi prin– cipali fra cui è suddiviso tutto il Kikùju, Karòli è il più potente, rispettato e temuto. Egli, che come questo di Nyrobi, ha già ri– conosciuta la dominazione inglese, è ornai persuaso che l'avvenire . è dei .bianchi, edè perciò che chiese ripetutamente al P. Hé– mery di avere missionari cattolici presso di ~è. A questa domanda pare sia stato anche spinto dal Dott. Hine (la cui moglie si dice sia cattolica), comandante del forte inglese Hall, eretto da poco negli stessi dominii di Karòli. ' In attesa che arrivi il bagaglio spedito prima di noi da Mombasa, io profitto di tutti i ·momenti che ho liberi per copiare e tra– durre dal francese la grammatica e il voca– bolario della lingua kikùju, che ha abbozzato il P. Hémery. Domenica 15, Monsignore fece l'assistenza pontificale a Nyrobi: noi quattro servimmo la messa solenne e fummo poscia invitati a pranzo da un indiano, che ci trattò sontuosamente. A Nyrobi i cattolici europei, goanesi, indiani e negri sono circa 130. Sabato mi ero recato alla stazione per svin– colare le casse, ma · esse non erano ancora arrivate. Telegrafai a Voi per sollecitare; feci qualche acquisto e tornai a casa un po' con– trariato per la perdita di tempo che ci ca– gionava il ritardo del bagaglio. Volevo farlo portare alla missione e qui dividerlo in ca– richi dai 30 ai 32 kg., · peso normale per i portatori. Ma siccome è la Consolata che dirige i nostri passi senza, e talvolta contro l'opera nostra, il non essere le merci arri– v;;.te in tempo ci risparmiò un enorme lavoro inutile. Sapevamo già che per andare al paese di Karòli vi sono due vie: una a nord, ma non sicura per la guerra che esiste fra alcune tribù; la seconda a nord·est, la quale era stata scelta da Monsignore e dal P. Hémery. Ma ecco che domenica sera arrivano uomini da Karòli, i quali ci annunziano che la via da noi scelta era divenuta impraticabile, avendo le inondazioni portato via i ponti, ma che ce n' era un' altra che dal lago di Naivasha metteva a Karòli in due giorni. Volai alla stazione di Nyrobi e tutte le nostre casse, arrivate allora allora, spedii di– rettamente alla stazione di Naivasha senza lasciarle scaricare. Il giorno seguente, 16 giugno, di buon mattino inviammo quattro uomini ad annun– ziare a Karòli il nostro prossimo arrivo, si– gnificandogli che noi non venivamo come negozianti, ma come maestri e medici. Al capo dell'ambasciata demmo un fazzoletto rosso da mettersi in testa (come usano i kimngozi · o guide) quando si sarebbe presentato à Ka– ròli, ed una bottiglia di rhum per il viaggio e per farlo assaggiare al capo. Questi negri sono oltremodo ghiotti dei liquori. D'accordo con lui, dovranno inviarci a Naivasha cento portatori e due montoni da . macellare in viaggio. Tenuto conto del tempo che impiegheranno questi messi per andar a Karòli ed i por– tatori di là a Naivasha, stabiliamo, d'accordo con Monsignore, di partire il 20 corr. alle ore l l 12 pomeridiane per la stazione di Naiv.asha, ove il treno arriva lo stesso giorno alle 6 di sera e dove pianteremo le tende, non essendovi altre case che il magazzeno del già sopra nominato Alidina ·Vishram, e ceneremo con viveri portati di qui. Il go– verno inglese, se li vogliamo, ci assegnerebbe cinque asckàri (nome comune dei soldati non europei) per la nostra difesa e li manterrebbe a sue spese, ma, come hanno fatto i Padri di qui, non conviene accettarli, perchè sono veri ladroni e guastano tutto il paese col loro mal costume. Noi abbiamo i nostri fu– cili e Qualcuno ancora più forte di tutti i fucili che ci guarda. '-, Oltre Monsignore ci accompagnerà anche il P. Hémery, e la nostra partenza non po– trebbe avvenire sotto più lieti auspici, es-
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