Missioni Consolata - Settembre 1902
l1t eortsotata 139 ~~~~~~~,-.~·~MC~~~~~~~~~~~~~=-~~~~a·ww~~~·~~~~o in un'onda di profumo migliore del nostro in– censo. Ad ogni stazione, rappresentata da una càsetta in ferro zincato (v. inc. a pag. 143), il treno si arresta qualche minuto per fm· vapore, perchè le legna bruciate in cammino non dan calore bastante a tenere la macchina in pressione. Lungo la linea si vedono enormi cataste di legna, che son là per il rifornimento. Fortunatamente qui gli alberi abbondano e crescono rapidamenté, altrimenti questa distruzione sarebbe un vero :flagello. La ferrovia sale e scende continuamente ; nelle discese il treno prende una velocità straordinaria affine di avere la spinta per la successiva salita, sicchè spesso ci conviene aggrapparci al carrozzone per non essere sbal· lottati qua e là. Poco a poco il terreno diviene pianeggiante, e si raggiunge un primo altipiano noto sotto il nome di Taru. Dapprima gli alberi, se non alti, sono ancora fitti: pare di attraversare i nostri vivai di piante da frutta o da selva ; poi la vegetazione si fa sempre più povera . e si riduce a poche palme etiche e contorte, ad euforbie e cicadee a mezzo intristite, tra cui s'alzano come torri coniche i formicai delle termiti. Nei mesi più lontani dalla stagione delle pioggie qui è il vero deserto cocente e desolato. All'estremità dell'altipiano di Taru è Voi, la prima stazione degna di questo nome dopo Mombasa. È nÒtte: siamo in ritardo di più d'un'ora. Cèniamo nel carrozzone colle provviste por– tate da Mombasa, al lume di una lanterna imprestataci da un goanese; poichè soltanto le I e classi hanno un piccolo lume a petrolio, e nelle stesse stazioni si sta al lume delle stelle, più luminose che in Europa. Oltre la stazio~e ferroviaria, alcune abitazioni per gli impiegati ed una gran casa con letti, dove ogni viaggiatore può dormire gratuitamente per una notte, Voi di paese non ha che il nome. Però ha una certa importanza com· merciale, perchè vi fan capo le carovane del Tàita e del Kilima-Ngiaro. Nelle carrozze trovansi letti sospesi ; uno di noi va in l a Classe con Monsignore e cosi tutti potremo prendere un po' di riposo. Riprendiamo la corsa. Siamo nel Taita Gli alberi sono alquanto più radi, ma con· tinuano sempre la fine erba, i pergolati di liane e le torri delle termiti. In lontananza si vedono proiilate al chiarore della luna le montagne dell'Udabida, ma noi viaggiamo nella valle in piano perfetto, ed il treno fila con rapidità. straordinaria. Raramente, credo, si possano gustare le bellezze naturali con più intensa e complessa emozione che qui, lanciati a tutta velocità nel deserto, in piena notte. ' Alle ventiquattro sono ancora sulla piatta· forma del carrozzone a contemplare gli alberi vagamente disegnati sullo sfondo del cielo: alberi morti ed alberi vivi, che persona non viene a recidere, alla cui ombra nessuno viene a sedersi; a riguardare il piano senza confini, a respirare l'aria pura e profumata, qual vero incenso che dal creato sale al suo Creatore. Oh come in quelle ore si sentiva la presenza di Dio e la sua amorosa assistenza pel compimento delle nostre speranze! Frattanto passano Ndi, Tsavo divenuto fa– moso per le imprese di alcuni leoni che, dicesi, rapirono e divorarono più di venti facchini indiani e swahili, Kenani notevole per le sue boscaglie spinose, Mto-Andei, Deragiani, Ma– songoleni dove incominciano i primi villaggi indigeni dell' Ukamba, Kibwezi già sede di una missione scozzese, trasportata poi presso Nyrobi. Alle 5 112 arriviamo a Makindo, d'onde si ha uno splendido colpo d'occhio sul ver· sante settentrionale del Kilima-Ngiaro. Il capo stazione, un bravo goanese, è li che ci aspetta con caffè, latte, thè, polli e frutta. Convien fare · onore al presente, ed intascaJ,"e i residui per la seconda colazione. Fa molto freddo. Il giorno compare mentre vanno spe· gnendosi i fuochi accesi contro le belve presso le case cantoniere; e lo sguardo si perde ·il. nell'indefinito fra gli alberi fattisi più radi e più piccoli. Così si continua per quattro ore coll'unica variante delle fermate alle stazioni nominali per far vapm·e, rifornirsi l di acqua e legna. Alle 10 ogni albero scom– pare quasi d'un tratto: tutto intorno è una pianura sconfinata interamente coperta di
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