Missioni Consolata - Agosto 1902

J..!l 8ortso1ata 119 QQ~--~~-~~~~~~~~~~~~~~~~~,~--~~~--~~0 Nel tempo della sua permanenza a Torino quel giovane missionario, il Rev. Abba Tecle Mariam si mostrò divotissimo della Vergine Consolatrice, e questa soave di vozione portò seco nella lontana sua Africa ardente, quale indelebile e carissimo ricordo del nostro paese. Una prima prova di questo suo costante affetto alla Consolata, il Rev. Tecle Mariam la diede nel gennaio dello scorso 1901, in· viando al Santuario « Il dono dei Re Magi »: un pacco di fragrantissimo incenso. Nel tempo ·istesso egli scriveva narrando come si ado– perasse per propagare il Culto della Conso· lata nella Colonia Eritrea, e con quale gioia ricevesse e leggesse il periodico che ne narra le glorie. Ora egli c'invia una primizia della mise– ricordia della Vergine SS., e noi a Lei la presentiamo come un fiore del deserto. - Eccolo. A CheJ;"en (Colonia Eritrea) come in tutta ,l'Abissinia, esistono famiglie che si chiamano di cristiani, perchè discendenti da antenati cristiani, sebbene non ortodossi. Ma oramai questo qualificativo ha un significato etnografico più che religioso, giacchè questi pretesi cristiani da gran -tempo non aggre– gati ad alcuna chiesa, senza templi, senza sacerdozio e senza sacramenti, sono caduti • in tutte le superstizioni ed in tutti i disor– dini dei pagani e dei mussulmani, ai quali vivono frammisti. Uno dei peggiori di questi disordini è il nessun rispetto al vincolo matrimoniale, che considerano tale da potersi annodare e scio– gliere secondo la conveniep.za o il mero ca– priccio. Orbene, in Cheren due di questi cristiani di nome, ed in eta non più giovane, i coniugi Manna Derar, un dì fecero chiamare il Reve– rendo Abba Tecle Mariam, domandando di essere battezzati e ricevuti nella vera reli– gione, insieme con tutta la loro famiglia. Gia da circa quattro anni nutrivano essi questo desiderio, fatto nascere in loro dalle esorta– zioni di altri missionari cattolici. Il Rev. Abba Tecle Mariam, !!.CCorso sol– lecito alfa loro chiamata, si fece ad esami– narne le disposizioni e le trovò insufficien- tissime. Fra le molte cose essenziali della nostra santa religione, su cui essi non ave– vano giuste idee, era il matrimonio cattolico, del quale , non comprendev~no affatto la su– blime dignità, e la divina sanzione che lo rende indissolubile. Col diritto che danno le leggi del paese al capo della famiglia, il vec– chio Manna Derar aveva promesse due delle sue figliuole in ispose a cristiani di nome come loro, e le nozze dovevano P!"ossimamente contrarsi secondo i detestabili costumi locali, cioè senza alcun rito religioso e con piena facolta ai coniugi di separarsi quando a loro piacesse, per passare ad altro matrimonio. È il di,vorzio senza ipocrisie, liberato dai fra– gili argini del codice civile. Il buon missionario, da paziente e forte lavoratore della vigna evangelica, si diede con ogni carita ad istruire quella famiglia e persuase il suo capo che egli non poteva ren– dersi degno del battesimo, se non promet– tendo di legittimare dappoi il suo proprio ma– trimonio col rito cattolico, e di non concedere assolutamente in nozze le sue figliuole che spo– sandole ai scelti consorti nello stesso modo. In quanto al primo capo, Manna Derar non fece difficoltà, alcuna; gli .costò invece non poca fatica l'ottenere dalle sue figliuole la formale promessa che anch'esse avrebbero.in ogni cosa ottemperato ai santi precetti della nuova re– ligione che stavano per abbracciare. Finalmente tutto pareva appianato col– l'aiuto di Dio, e si fissò il 13 gennaio 1902 per la doppia cerimonia: l'amministrazione del santo battesimo a tutta la famiglia e la legittimazione del matrimonio dei suoi capi. All'ora prefissa il missionario si presenta. al tucul abitazione di Manna Derar, dov& eransi radunati parenti ed amici. Ma invece, della gioia vi trovò la tristezza. Una delle– giovani fidanzate si manteneva costante nelle" i. buone disposizioni di voler poi diventare una. vera sposa cattolica; ma l'altra aveva ritirato la parola data al padre, e djchiarato che mai e poi mai avrebbe contratto il matrimonio l ecclesiastico, il quale alla sua mobile fan– tasia ed all'ardente sua natura appariva coma ' una catena insopportabile.

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