Missioni Consolata - Luglio 1902
106 )11 eo.,so1ata glierli; da Bologna a Firenze viaggio fortu– noso con una ribaltata nella neve: ecco l'epi– logo dei primi quaranta giorni di forzata pere– grinazione. Sarebbe impossibile fare in così poche parole l'enumerazione delle chiese, dei monasteri e dei santuari visitati dalla regina e tanto meno narrare l'eroica sua condotta. Non un movimento d'ira contro i villani spogliatori, non un lamento impaziente contro il freddo, contro gli indegni trattamenti, contro la mancanza delle cose più necessarie ed ·i disagi incredibili delle vetture e degli alloggi. Come al solito, era dessa .che coll'angelica rassegnazione sosteneva il coraggio dello sposo, moderando, per quanto era possibile, le impressioni straordinariamente vive e penose che egli risentiva in quelle critiche circostanze. A Firenze, più che dalla cprdiale acco– glienza del granduca Ferdinando III, i Reali di Piemonte ebbero conforto da ,un incontro rimasto storico. Alla Certosa era prigioniero il santo Pontefice Pio VI, esule anch'egli dalla sua Roma ed in attesa di essere avviato verso le Alpj. I pii sposi vollero vederlo, prostarglisi ai piedi, implorarne la ben~dizione, confort9 non conteso alle vittime per suprema indul– genza dei _loro carnefici. Presto però le esigenzE_~ della politica e le vicende della guerra, che .avevano portato i Francesi in Toscana, resero impossibile il sog– giorno di Firenze. Carlo Emanuele e Maria Clotilde dovettero ripigliare le lorò peregri– nazioni e da LivoJ;no imbarcar.si per Cagliari, dove giunsero dopo una traversata fortuno- t sissima. La Sardegna, ancora fedele, accolse a festa i suoi sovrani. Il re revocò l'abdica– zione estortagli colla violenza; ma si trovò ben tosto, per malattia, incapace a governare anche quellembo del suo regno, perciò lasciata la Sardegna al fratello Carlo Felice col titolo di vicerè, rifece colla consorte il viaggio da Cagliari a Livorno ed a Firenze. I vi rimasero finchè Napoleone, dopo la memorabile vittoria di Marengo, ridivenne il padrone d'Italia, togliendo agli spodestati monarchi ogni pos– sibilità. di riconquistare, per allora, il loro trono. • · Il 10 giugno 1800 riprendevano il doloroso pellegrinaggio e per Arezzo, Cortona e. Pe– rugia, arrivarono il 23 giugno a Foligno, ove con immensa loro consolazione ·-s'incon– trarono col nuovo Pontefice Pio VII, succe– duto da pochi mesi a Pio VI, e con lui mossero verso Roma; dove gli era concesso di ritor– nare. Qui soggiornarono quattro mesi. che per la piissima regina furono mesi di paradiso; poi dovettero avviarsi verso Napoli, ultima. tappa del doloroso, interminabile viaggio. Ma nè la dolcezza del clima, nè la tran– quillità. relativa poterono fermare il corso inesorabile di quella malattia, che da tempo minava l'esistenza della tribolata regina, la quale consumata dalle fatiche e dalle peni– tenze, e più ancora dalle sofferenze morali spirava finalmente il 7 marzo 1802: il fra– gile involucro di creta era stato incapace. di . resistere più oltre, mentre resisteva ancora eroicamente lo spirito immortale, alacre · e pronto al volere di Dio all'ultima ora, come al primo inizio del combattimento. Il corpo della defunta, trattato colla reve– renza dovuta alle cose sante, fu- composto nella bara rivestito della veste di _lana tur– china: quella veste votiva della Consolata che da tanti anni era stata tutto il lusso della regina di Sardegna. Il re, interprete fedele del volere di lei, ricusò in suo nome gli abiti regali che le si volevano restituire e gli onori postumi che il mondo ammirato le profferiva: Maria ·Clotilde fu tumulata nella chiesa di S. Catterina a Chiaia, in una cappella dedi– cata a Maria SS. sotto il titolo di Buona Pastora. Così la Vergine accoglieva tra le materne sue braccia la figliuola diletta che tre anni innanzi aveva preso commiato da Lei nel Santuario di Torino, prima di darsi, quale candida agnella in balìa dei lupi. Ella, sfuggita ai suoi persecutori, riposava final– mente in grembo alla Buona Pastora; le vie strette e spinose l'avevano condotta ai pascoli eternamente fioriti di gigli, tra cui si com– piace l'Agnello divino che insegnò al inondo la sublime follìa della croce. Gli umili funerali della regina di Sardegna riuscirono un trionfo per l'immenso spontaneo. concorso di popolo e di persone dei più alti
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