Missioni Consolata - Aprile 1902
eo.,so.tata 54 la - GQ~~~~~~~~~·~z~j;~-~~Qa~~~·~ ~ o l Consolata che tutti hannÒ invocata nel tre– mendo pericolo, tutti ha salvati. Al Gottolengo Nel giorno terribile dello scoppio della pol– veriera la Piccola Casa della Divina Prov– videnza ebbe come un battesimo di fuoco ' che le confermò il nome così giusto e éosì espressivo; e ministra della Provvidenza fu la Vergine SS., la quale in quel luogo, unico al mondo, più che dapertutto altrove si ma– nifestò la Salvatrice di Torino. La polveriera sorgeva così vicina al pio istituto, dal nome del fondatore detto il Cot– tolèngo, che alcuno dei numerosi edifizi di questo ne distavano di appena 80metri. Basta accennare questo fatto, e_d aggiungere che nella pia Casa erano gia allora ricoverate' 1300 persone di tutte le eta e rappresentanti tutte le miserie umane, perchè la mente corra tosto ad una scena così grandiosamente ter– ribile e commovente che nessuna penna var– rebbe ad evocare. Un tizzo caduto in un formicaio può dare una pallida idea del subbuglio che la ful- . minea catastrofe destò tra,quella popolazione così varia ed eccezionale. ·E davvero si vide alla prova che la divisa Oha~itas Ohristi urget nos, più profondamente che non sulla porta dell'Istituto, è scritta nel cuore delle varie famiglie di sacerdoti, di suore e di fratelli formati aila scuola del venerabile Cottolèngo: In brevissimo tempo una moltitudine infinita di paralitici, di rattratti, di storpi, di ciechi, di scemi, di ammalati d'ogni specie di mali; una folla di ragazzette e di bimbi in -tenera eta, sottratta al pericolo di rimanere sotto le rovine degli edifizi, fu condotta o portata in un vasto spazio erboso cinto di muro, di– venuto oggi il grande cortile della Trinita, coi fabbricati adiacenti. Ciascuna famiglia di fratelli o di suore passa in rassegna il drappello di sventurati che sono la sua porzione. Ci sono tutti! Neppur uno manca all'ap– pello, e, ciò che è più meraviglioso, nessuno è ferito, nessuno ha una contusione, una scal– fittura di qualche entita, Deo gratias l La * o!/ * Sovra i letti ·degli infermi son rovinati larghi tratti di soffitto, ma i rottami son ca– duti ai piedi od ai lati; i muri pericolanti son rimasti inclinati, come trattenuti da mano invisibile, finchè ma~i pietose vi avessero tratto di sotto un paziente col suo gjaciglio, uno scemo terrorizzato. Anche nell'infermeria dei bimbi si è sfasciato il soffitto; piovevano · i calcinacci, ma non toccavano i letticciuo1i e le culle dei poveri innocenti. . L'infermeria delle giovani sceme ed ebeti conteneva venti letti, tutti occupati. Da circa tre anni non si era verificato il caso che le Buone Figlie, come le poverette sono chiamate nella Casa, potessero levarsi tutte, e meno ancora che nessuna di esse nell'ora del mez: zogiorno rimanesse nella sala. Ebbene: in quel mattino, quasi guidate da mano invisibile ' tutte ~i erano alzate e raccolte in una·stanza vicina. Sucèede lo scoppio: un'enorme trave sfonda il soffitto dell'infermeria, schiacciando come buccie d' arancio i ·Ietti di ferro. 'Ma erano vuoti! Nell'infermeria delle suore, in cui stavano quel dì trenta ammalate, si apersero larghe breccia nei muri, furono atterrate porte, ro– vesciati armadi; i telài delle finestre furono divelti e lanciati qua e la, ma ~on una delle inferme ebbe alcun nocumento. Le cosidette Taidine stavano tutte quante nella loro cappella, dedicata alla Vergine Im– macalata. Ad un tratto vedono una specie di globo infuocato, il quale, entrato nell'am– biente attraverso una solidissima porta di noce, passa come una freccia lambendo ilc~po , della suora maestra ed esce dalla parte op– posta, nell'orto attiguo. Quel globo era ' un sasso incandescente, ·in cui stava infitta una grossa spranga dÌ ferro; dissotterrato poco dopo che. erasi affondato nel terreno, ancora scottava le mani. * * * Lo spazio ci vieta di raccontare ancoracento altì:i casi, per cui erasi manifestato in modo
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=