Missioni Consolata - Aprile 1902
58 J11 eoflSO{ata ~~~-=~-==·~~a· ~~. ~~~==~c~~~=-~==-=-=~0 A r f ft f B l nato alla cura di bimbe e ragazzine a co: g l s l u l aro o minciare da tre anni, e, a differenza di tutti gli altri stabilimenti congeneri, le ritiene anche per molti anni, se la perfetta guari~ . gione lo richiede. A quèsta ultima istituzione come al Rifugio presiedono le tanto beneme– rite Suore di S. Giuseppe. La Piccola Casa della Divina Provvidenza si può considerare come l'uno dei capi di una lunga catena che a nord-ovest cinge Torino di erlifici in cui la religiosa beneficenza dei Torinesi, sempre viva, si spiega e risplende sotto tutti gli aspetti. Si direbbe che un fa– scino misterioso abbia attratto da quella parte i pii istituti, quasi in una zona sacra, for– mando cosi la Torino del raccoglimento, della preghiera e del lavoro, come ben la chiamò Data così una sommaria idea di questi utilissimi stabilimenti, facciamo una rapida corsa per i medesimi nel giorno e nell'ora dell'incendio della polveriera. * * * - il De-Amicis. Questo fascino misterioso non sarebbe fo:rse il sangue dei Ss. Solutore, A v-~ ventore ed Ottavio versato appunto in quella regione della Dora, non sarebbe l'Oratorio primitivo da S. Massimo eretto in quélle vicinanze a N. S. delle Consolazioni? Sul Rifugio e sull'Ospedaletto di S. Filo- mena, di ben poco discosti dalla Polveriera, grandinarono i proiettili d'ogni dimensione e l forma, senza però che nessuna delle povere bimbe e fanciulle ivi ricoverate ricevesse la menoma lesione o avesse a soffrire conse- Certo chi s'addentra nella storia di quegli istituti o ne segue l'intima vita, per quanto scettico egli sia, deve convincersi che una forza divina vi opera, che la Vergine SS. li tiene in specialissima custodia. Limitandoci per ora al disastro del 26 aprile 1852, noi già abbiamo di volo veduto come Ella pre– servasse la Piccola Casa; facciamo anche una breve visita ad alcuni degli altri pii luoghi. Appena uno stretto viale ed un muro di– vidono a ponente il Gottolengo da un gruppo importantissimo di fondazioni della Marchesa Giulia Falletti di Barolo, il cui nome brilla come stella di prima grandezza ne' fasti della beneficenza torinese. Il gruppo consta del Rifugio, del Rifugino,della Casa delle Suore Maddalene e Maddalenine e dell'Ospedaletto di S. Filomena. Il Rifugio è destinato ad accogliere giovanette traviate dell'età di 15 anni, redimendole colla religione e co!"lavoro; il Rifugino, come lo indica il nome, accoglie allo stesso scopo fanciulle al disotto dei 15 anni; il monastero delle Maddalene e Mad– dalenine completa queste due istituzioni dando modo di cçmsecrarsi a Dio alle ricove– rate che bramino di non tornare nel mondo, ma di perfezionare la loro conversione nel raccoglimento e nella preghiera per tutta la vita. L'Ospedaletto di S. Filomena è desti- guenze del provato spavento. Nel primo scoppio, un trave infiammato ' lungo due metri e grosso in proporzione, cadde in un cortile del Rifugio e sfiorò il capo di una delle Suore di San Giuseppe, · in modo da portarle via il velo. Ma Suor Geltrude, cosi essa sì chiamava, restò inco– lume e col solo spavento, il quale meglio servì a farle apprezzare la ricevuta grazia. Il trave fu conservato fino a pochi anni fa. Due altri travi caddero: uno in un dormi– torio delle giovani ricoverate, ed un altro nella clausura sul dormitorio delle suore, ma nessuna n'ebbe danno. Due altre Suore di San Giuseppe stavano scrivendo in una stanza· contigua ad altra in · cui era una statua della Consolata; erano Suor Eugenia, già defunta, e Suor Prassède tuttora vivente. Alrumore della prima esplo– sione, non sapendo quale disgrazia succedesse, le poverine balzarono in piedi in preda ad indicibile terrore. Però tosto pensarono alla Madonna, così vicina in effigie e l'invocarono fervorosamente. Le pianelle del pavimento schiantate dallo scoppio danzavano una ridda infernale; le pareti oscillavano e pèr l'alte– rarsi della loro verticale l'uscio della camera più non si poteva aprire... Ma ecco aprirsi alle suore prigioniere u:n varco provviden-
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