Missioni Consolata - Marzo 1902
111 eortso(ata 39 · Il Wfarohese di Berqezzo e un episodio del brigantaggio ~==O== Moltissimi, anche fra i non molto attem– pati Torinesi, ricordano una tipica figura di vecchio, dall'aspetto nobile ed arzillo, che portava eon una certa fierezza l'antiquata quanto gloriosa divisa degli ufficiali superiori dell'esercito sardo. Tutti conoscevano il mar– chese Giuseppe Asinari di Bernezzo; moltis– simi, vecchi e giovani, lo salutavano, ren– dendo così omaggio ad un bravo soldato, ad un galantuomo un . po' originale, ma fatto ancora sull'antico stampo. · Egli che neanco nei suoi bei tempi non , aveva arrossito mai della sua fede, trasci- ~ nava ora con un tantino di pia ostentazione la lunga sua sciabola per le chiese; nè v'era funzione solenne o predicazione a cui con– venisse un eletto uditorio, dove non si no - ~ tasse la presenza del simpatico gentiluomo. Dove più spesso lo si vedeva, era al san- tuario della Consolata; ove dopo aver pagato, da perfetto cavaliere, il suo tributo d'omaggi alla Signora del luogo, passava nel piccolo corridoio allato alla sacrestia, ora demolito per i lavori d'ampliamento, e si soffermava con visibile compiacenza davanti a due quadri votivi. Egli stesso li ayeva fatti dipingere e presentati al santuario, a ricordo di due grazie ricevute dalla Consolata, alla quale at– tribuiva l'aver avuto salvi i suoi due figliuoli, il marchese Giacomo ed il conte Vittorio, in due terribili contingenze della rispettiva loro vita militare. Il primo, che sul principio del 1884, a soli 42 anni ebbe dalla morte troncata la brillante carriera militare, era nel1861luogo– tenente nel reggimento lancieri di Milano. Trovandosi in provincia di Foggia nell'Italia Meridionale, egli fu mandato in perlustra– zione sulla riva destra del fiume Ofanto, infestatissimo dai briganti, a cui i boschi, i burroni e le infinite accidentalità del ter– reno selvaggio davano buon giuoco per sfug– gire alla forza mandata contro di loro. Nei
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