Missioni Consolata - Marzo 1902
36 1.ll <2-o., _solata Q 'a:LR c~ ~ Q ~ Dai piissimi suoi genitori apprese Egli fin LeoqB X, III, il papa della Consolata dall'infanzia ad amare teneramenteMaria ss., e mi piace raffigurarmelo quando, nell'anno (Riass~tnto del discorso fatto da S. E. il Orwd. Richelmy) Allorquando, o fratelli e figliuoli dilettis· simi, òr sono più di diciotto lustri veniva al mondo Colui che del suo nome riempie oggi la terra, gli Angeli della pace amaram.ente piangevano; l'Europa era immersa nel duolo ed in questo stesso santuario parev:ano sec– care le celesti consolazioni. Però ben presto dileguavasi la procella, e Maria SS. ricon– duceva ai Torinesi il diletto Sovrano ed ai suoi figli apprestava dolce conforto. * * * istesso in cui sopra una piccola isola del– l'Atlantico spirava il temuto conquistatore dell'Europa, accostavasi pe~ la prima v"olta alla Sacra Mensa. Mi par di vedere la Ver– gine affissare le celesti pupille sul giovanetto, che per l'ardore e la purità del cuore ram-· mentava Luigi Gonzaga, e -colle sue conso– lazioni far più _splendida·e soave l'aurora di quella vita spirituale, foriera di così spl'en- – dido giorno per il Pontificato Romano. Due anni più tardi un giovane sacerdote, mandato ad evangelizzare le Ìontane contrade dell'America, passava per Torino, ed in questo tempio, com 'io penso, veniva ad in: vocare i conforti per il lungo viaggio e la . fecondità sulle fatiche apostoliche che egli andava ad affrontare. Quel sacerdote era l'abate Giovanni Mastai-Ferretti. E la ·con– solata involge nello stesso sguardo materno lui e quello che sarà il suo successore imme: diato, benedicendo insieme al Pontefice della Immacolata ed al Pontefice. del. Rosario. Vent'anni dopo è lo stesso Mol!~- Pecci, allor allora creato Arcivescovo di Damiata e destinato alla Nunziatufa del Belgio, che Er~:t il 22 maggio 1815. Il re Vittorio Ema– m~ele I, da poco tornato dal suo esilio, en– trava in questo- sant~ario accompagnandovi Pio VII, il vincitore del grande Napoleone. Ai piedi di Maria SS. Consolatrice s'ingi– nocchiava il glorioso Pontefice, e da quali celesti gioie sia stato confortato in quegli istanti preziosi, · Iddio solo lo sa. La Vergine intanto posando il dolce suo 'sguardo sopra di Lui, volgeva pure amorosamente .gl'occhi ad un fanciulletto che allora appena comin– ciava la vita. Innanzi a Lei, a cui Gesù nulla cel~;t, quel faJ?.Ciulletto di cinque anni era anch'esso un futuro Papa, ed Ella bene– dicendo Pio VII ne benediceva fin d'allora un successore destinato ad operare cose mi- ' rabili neÙa Chiesa Cattolica. ' passa a Torino nel suo viaggio alla volta di Bruxelles. Egli, così tenero divoto di Maria ss.,· non le avrebbe presentati i suoi figliali omaggi nel nostro celebré Santuarìo? E certo alle celesti illustrazioni ottenutegl~ dalla V~r gine Egli dovette il poter rendere alla Chiesa ed alla S. Sede importanti servigi nel posto che cosi degnamènte andava ad occupare. · Da quel momento la Divi~3: Provvidenza, che soavemente concatena e guida gli eventi tutti della,terra, per il tramite di Maria Con– solatrice parve legare a noi Gioachino Pecci. Perciò in questo giorno faustissimo in cui s'inizia l'inno giubilare del suo gloriosissimo pontificato, nulla a noi Torinesi può essere ~f più caro nè tornare più opportuno che il rian– dare colla mente e col cuore alcuni dei prin– cipali avvenimenti, nei quali all' amabile . figura della Vergine Consolatrice troviamo ~ associata la memoria e la persona stessa del- l'augusto Pontefice Leone XIII: • • Nel 1866 il Cardinale Filippo De Angelis, il quale da sei anni rilegato a .Torino la an– dava edificando colla sua invitta fortezza, veniva ai piedi di. que~ta taumaturga Im– m~gin~. Coi pii Torinesi l'eminente Prelato qui pregava e piangeva sulla desolazione della Chiesa, ed insieme nell'atto di ritor– .nare alla· sua diletta Fermo, veniva a .ren– dere alla Consolata tenere azioni di grazie. Noi stessi ricordiamo quei giòr)li. Il Cardi– nale De Angelis ·era il predecessore del Car- . dinale Pecci nel delicato e grave ufficio di
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