Missioni Consolata - Marzo 1902

42 )li <2o11solata oG.-~~K;~~~~~~~~-~~~~=z~~~~-co al grande spazio azzurro riconquistato al su.o volo, cosi la buona giovane tutta rimescolata ancora per quanto le era successo e per il peggio che aveva temuto, pure sentiva sor– gerle dal fondo del cuore una gioia puris– sima, una ineffabile dolcezza di riconoscenza, pensando: - Com'è stata buona con me la Consolata ! O Vergine Santa, fatemi degna sempre del vostro amore: se Voi siete meco, chi sarà contro l'anima mia? de( $a11tuario ~~~ Grazia recenti riferite alla sacrestia del Santuario QUADRI VOTIVI PORTATI IN GENNAIO N. 42 Torino. - Il ragazzo VECCHI GIUSEPPE, all'età di sei anni si trovò infetto da pleu– rite purulenta, conseguente a tifo e polmo– nite. Il povero piccino era ridotto in istato che faceva pensare dover egli ben presto finir di patire per volarsene in Paradiso. Cosicchè quando alla sua mamma fu dal dottore curante annunziato che urgeva fargli la resezione di alcune costole, per trargli dalla pleura il pus che l'infettava, ella, con f l'amore che non ragiona, vi si oppose asso– lutamente. Ah, gli interminabili tormenti che il suo povero piccino aveva sopportato nel corpo, ella li aveva tutti sofferti nel cuore; ella sola sapeva quale somma di dolore, d'an– goscia rappresentassero tanti giorni e tante _ notti così penose per il suo Giuseppino. Po– vero angelo! Non era oramai più che pelle ed ossa..... Come rassegnarsi a sottoporlo ai ferri chirurgici? Volevano dunque ucciderlo il suo bambino? No, no. Avrebbe pregato tanto il Signore, la Vergine SS. di guarir– glielo senza operazione, e, a peggio andare, se il buon Dio voleva prenderselo, almeno, almeno voleva che morisse in pace. Nè cambiò d'avviso quando un altro 9-ot– tore chiamato a consulto dovette anch'esso dichiarare, come era logico, la necessità di un'operazione, per quanto questa fosse pe– ricolosa nello stato di debolezza cui era ri– dotto il piccino. La povera donna, più che mai ostinata nel suo no, disse ai sanitari: ·_ Ebbene, voglio ancor provare se me lo guarisce la Consolata il mio bimbo, senza tormenti forse inutili..... -Oh, sì! -- esclamarono i dottori- non è più il tempo in cui i topi portavano le pantofole - il che equivaleva a dire: E pas– sato, cara donna, il tempo dei miracoli! A quelle parole blasfeme la misera madre si sentì offesa nel più tenero oggetto della sua divozione, nella più cara e tenace delle sue speranze. Quei signori credevano, dunque, che la Madonna avesse perduta la sua po– tenza? Che non fosse più capace a fare un miracolo, se a Lei cosi piaceva ? Ed in certo qual modo, nella semplicità dell'anima sua, la buona donna s'improvvisò campione, per raccogliere la specie di sfida che alla Vergine SS. era lanciata. Prima era, fino ad un punto, rassegnata · anche a per– dere il suo Giuseppino, se tale era proprio il volere di Dio; ma ora non più: ora cre– deva assolutamente necessario che il suo bimbo diletto guarisse per provare ai dot– tori increduli che la Madonna della Conso– lata è sempre quella dei secoli e degli anni passati, Madre clemente dei Torinesi, e Re– gina potentissima ieri ed oggi..... La buona' donna adunque prese a pregare con raddoppiato fervore. - Oh Signora, Ma– donna Santa, se Iddio vorrà togliermi il mio angioletto un'altra volta, pazienza! Ma non adesso: questa pleurite ·deve vincerla per l'onor vostro! S'era in agosto. Il do~tore curante se ne andò in campagna, abbandonando una cura che non gli si. lasciava proseguire secondo i dettami della scienza. Altri medici non man– cavano in Torino, se la Vecchi li voleva..... Ma la Vecchi non ne cercò altri; adope- ·

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