Missioni Consolata - Febbraio 1902
28 J1l <2ortso{ata All'imbocco dellà galleria, nella località, detta il Piano orizzontale, erasi arrestato il treno .viaggiatori N. 120, partito da Genova alle 18,5 e composto di 14 carrozzoni, in cui non era vuoto un posto. Attendeva il segnale di via libera dalla stazione di Busalla. Molti dei viaggiatori erano industriali e professio– nisti genovesi, reduci dagli uffici e dai fon– daci alle ville, dove passare la serata colle loro famiglie; e questi specialmente s'impa– zientivano del ritardo. Alcuni erano scesi a terra e .di la motteggiavano coi conoscenti rimasti sul treno ed affacciati ai finestrini. Ad un tratto s'ode un rombo; corre la voce: . - Ecco il treno discendente! Finalmente potremo proseguire. - Tutti tirano un so– spiro di sollievo. Ma ahimè! come cambia rapidamente la scena! Dalla galleria sbuca quale una furia infernale la locomotiva Titano, quella che stava in còda -al treno merci, e s'inter~a nella locomòtiva CalifO?·nia, che sta in capo al treno viaggiatori, sfracellan~ola. I carrozzoni dei due treni con tremendo urto. si accavallano, si rompono, si. sfasciano, seppellendo, mu~i- 1 lando, uccidendo, mischiando in mi' orribile confusione il carico 'di merci al carico umano. Impossibile descrivere simili -scene di spa– ventosa desolazione. Basti dire che tra quelle dell'asfissia e quelle della collisione ben 14 ~urono le _vittime, a cui si fecero poi solenni funerali in Mignanego. A 50 sommarono i feriti; tra cui alcuni ebbero tronche le braccia,, altri le gambe; altri riportarono lesioni gra– vissime interne ed esterne, tali da averne per tutta la vita le conseguenze. Il Martino, visto in un lampo, coll'acuita della m-ente sovraeccitata, l'urto inevitabile, si segnò, e tornando co-l pensiero alla Con– solata, esclamò: O Madonna, pensateci voi; tanto debbo m01·ù·e ! Poi, in men che si dice, saltò dal carro della _macchina, pochi secondi prima che avvenisse il cozzo fatale. Come mai non fu travolto, stritolato, o almeno come non s'nccise sbattendo a terra, lanciandosi fuori dal treno animato da sì grande velo– cita ?... Il poveretto rinvenuto a pochi passi dalle macerie dei carrozzoni infranti, fu soc- corso da uno dei farmacisti accorsi, e rimes– sosi poco a poco, potè constatare di ~ssere Slj,no -e salvo, senza ferite e senza interne lesioni, solo un po' sbattuto per la cattiva aria respirata e per le terribili emozioni provate nel viaggio disgraziatissimo, da cui tornava vivo per vero miracolo, com'egli è persuaso, della Consolata. Il Martino ricorda · con profonda compia– cenza di essere nato il 20 giugno; fin dal– l'infanzia professò verso la Consolata una tenera divozione, la qu~le se col sopraggiun- . gere della gioventù affascinatrice e del lavoro rudE}, assorbente, s'affievolì forse nelle devote pratiche, gli durò sempre viva nel cuore. Ogni volta che tornava a _T,orino da un viag– gio, mai non mancava di passare al Santuario a dire, pregando a modo suo, alla cara Ma– donna: - Sta a Voi a custodirmi:! · Còn che cuoré vi ritornasse stavolta, ognuno può immaginarlo. _La Consolata l'aveva cu– st!)dito davvero; ascoltando l'invocazione a Lei diretta nel momento dell'orrendo peri– èolo; l'ave;a scampato viv~nte . di la dove avevano lasciata miseramente la vita sette 'dei ferrovieri · di servizio sullo stesso suo treno (1). Oh, la Madonna aveva ben diritto al qua– dro promessole, ed il bravo giovane glielo offerse con un sentimento tale di riconoscenza, che ben l'avra reso accetto. Stabilitosi defi– nitivamente a Torino, dove lavora come mec– canico, il Martino può ora recarsi spesso al santuario, ma protesta: - Se anche avessi da andare di nuovo lontano: · fossi anche in America·, alla festa della Consolata ci voglio venir sempre! Torino. - La sig.a Carolina Quinterno– Invernizio, ci manda la seguente relazione: « Da sette anni, la mia diletta sorella V 11.'– TORIA, · giaceva inferma in un letto, presso la madre a Firenze. I medici avevano detto trattarsi di nevrastenia, malattia terribile, consistente in disturbi generali di varia na– tura del sistema nervoso, senza che si trovi (l} I macchinisti Bocca rdo e Cardellino, i fuochisti Alberto e Ragazzini, i fr enatori Panfiotti, Bigo e Bono.
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