Missioni Consolata - Gennaio 1902

lll eo.,solata 11 QB~~~~~,--~~~~~~~~~~~·~~~·~~~0 E noi facciamo voti che le belle previsioni si veggano presto realizzate, mentre auguriamo che la Vergine tenga sempre sotto la ·sua spe– ciale protezione il benemerito ·Istituto Sociale, (di cui è zelantissimo Rettore 'il Rev.do Padre Chiaudano, singolarmente div_oto della Conso– lata), e i b'uoni giovani che a Lei nello scorso anno si sono consacrati. · del $a11tuario ~~~ Grazie recenti riferite alla sacrestia dal Santuario QUADRI VOTIVI PORTATI IN NOVEMBRE N. ~ Torino. - Il giorno 7 ottobre u. s. il bravo operaio LEONARDI CARLO lavorava nei canali bianchi della nostra città, cioè in quei cavi rivestiti di muratura, che nel sotto– suolo servono allo scolo delle acque piovane, e più precisamente, ispezionava il canale di via S. ]francesco da Paola, per verificare se vi fossero guasti o rotture: I canali bianchi di Torino non sono certo com,ode gallerie, ed il povero giovane proce-, deva nella sua esplorazione colla schiena ad · arco, ed in certi punti trascinandosi carponi. Per rischiararsi la via e vedere i guasti, teneva in mano un lu!lle ad olio. Calatosi dal chiusino ch'è davanti al Collegio di S. Giu– seppe, s'avanzò fino all'altezza di via dei Mille, poi, tornando sui suoi passi, era giunto presso l'angolo di via Cavour. Alcuni operai erano appostati sulla strada, coll 'incarico.di aprire i chiusini man mano che il Leonardi, passandovi sotto, ne dàva il segnale, e di registrare le constatazioni ch'egli faceva. Ad un tratto scoppiò nel canale un rombo fragorosissimo, come di una scarica di can-· none, ed echeggiò sì forte al di fuori da ri– cp.iamare i passanti e qa far acc?rrere alle ~ ·finestre gli abitanti delle case vicine. Che _ cosa era avvenuto? I canali bianchi sono ·, qua .e là intersecati dalle tubature per l'il– luminazione; da qualche rott~ra di esse do- · veva essersi prodotta una fuga di gaz, e que– sto doveva essersi incendiato al contatto del lume che il Leonardi portava. Tale la sup– -posizione più probabile che si presentò alla mente dei compagni di lui. Ma intanto che cosa n'era del poveretto, preso cosi all' im– provviso là sotto terra? .Esterrefatti, persua– sissimi di una irreparabile disgrazia, eppure timorosi di nuove -esplosioni, nessuno aveva il coraggio di entrare a sua volta nel canale, alla ricerca del disgraziato Leonardi. Accorse però subito l'assistente, certo Rar– tolomeo Cerva, uomo energico, il quale chi- . natosi sulfapertura del chiusino più pros– simo al punto dello scoppio, vi cacciò dentro il capo, gridando: Carlin, Carlin sestu viv? ' (Carlino, sei vivo?) - Una voce vicinissima, ma fioca, gli rispose : Sì, sì i soun propi mi · (sì, sì son proprio io). - Ed ecco protenderai due qraccia tremanti, poi comparire una fi– gura stravolta, irreconoscibile: quella del povero Carlino, simile ad uno spettro uscente dalla tomba. Il Cer~a, commosso, afferra robustamente quelle braccia che si tendono imploranti un soccorso, e con forza tira a sè il disgraziato. per liberarlo. Ma la bocca del chi~sino essendo · stretta e cerchiata di ferro, il povero Leonardi ne tu tratto così a stento, che la-pelle delle 'braccia, la -quale doveva essere ustionata, restò attaccata alle mani robuste dell'assi– stente; anche quella del viso aveva orribil– mente sofferto. Deposto sopra un carretto da lavoro, venne frettolosamente portato all'ospedale di S. Gio– vanni, ove dovette, con indicibili tortùre, subire una lavatura con acidi e sentirsi fre-" gare con una ruvida spazzola mani, braccia e viso, fino ad averne in certi punti scoperto l'osso. Ad ogni modo Carlo Leonardi poteva chiamarsi contento di essere ancora fra i vivi e di poter contare la _terribile avventura. Com'egli narrò appena gli fu possibile, giunto col suo lume al luogo da noi sopra indicato, fu improvvisamente abbagliato da una vivi– d.issima vampa, che riempi tutto il sotterraneo -.

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