Missioni Consolata - Dicembre 1901
. J.ll '2ortso1ata 189 Q Intanto il Conte Cesare dì per dì miglio · Tava, quasichè la vita che nella consorte si andava estinguendo; in lui per arcano pro– ·digio si rifondesse. Vero è che lo strazio da lui provato per la perdita inaspettata della sua carissima Felicita fu tal piaga che gli protrasse di mofto la convalescenza, ma la Vergine benedetta che aveva accettato il sublime olocausto di quella donna forte, non. mancò di ricambiarlo, ridonando finalmente al degno· consorte la salllte di prima. Passò il te~po, e la_ Consolata dimostrò efficacemente d'aver accettato il mandato affi– -datole dalla sua divota estinta, proteggendo . -e prosperando col suo patrocinio la nobile Casa dei Balbo di Vinadio, e col farla im– mune dal micidiale choléra nel 1835, Fu anzi in questa memoranda occasione che il conte Cesare, riconoscente per la materna tutela della SS. Vergine, qui venne insieme a' suoi ;figli per farle atto solenne di consacrazione, lasciandovi poco . dopo a ·perenne ricordo il bellj,ssimo quadro su citato, eseguito dal clas– sico ,Jì~nnelJo di Francesco Gonin, che vi -effigiò tlal vero il celebre 'patrizio piemontese ed i suoi figliuoli, Prospero, Luigi, Ottavio, . Ferdinan_do, Casimiro, Paolo, ·· Enrichetta, e Cesarina. Sulla cornice, nella parte inferiore, è vitata una targhett~ di . ottone che reca incise, a mo' ·di epigrafe, le seguenti _parole: . t'AN! 18;3 ADl>i 21 NOV., NATALIZIO DEL MARITO MARIA FE.LICIA BALBO . VENIVA, SECONDO t'USO SUO, A RACCOMANDARE LA FAMIGI,.IA IN QUESTA CHIESA A MARÙ VERGINE ED OFFERIRSI. PER QUELLA I)ò:FERMAVA ~EL MEDESIMO GIORNO E .MORIVA ADDi 29 t'.ba\'0 183) IL VED,OVO MAJÙTO, TEMENDO PER . 1.1 FIGLI RACCOMA'NDAVALt PER LI MERITI DELLA MAD~E ALLA DIVINA PROTETTRICE B CONSOLATRICE O FIG_LIUOLI DI QUELLÀ. PIA . SERBATE LA MATER!IlA DIVOZICNE E: noi come degna conclusione 'al commo– ventissimo fatto, ripeteremo del pari ai lèt• . tori: O buoni Torinesi, serbate sempre viva -ed inaJterata la vostra.divozione e la vostra :fiducia alla cara Madonna della Consolata! ======~======~ ·paura deUa Consolata? Una certa C. M., che per sola · modestia ci vieta di pubblicare il suo nome, erasene ve~uta da Villarbasse a Torino nel maggio del 1898 per una gran festa religiosa. . Sebbene giovane fiorente di 22 anni, la C. M., che è una seria e pia figliuola, ·non pensò a comprarsi, coll'occasione, qualche .nastro o altra frascheria, ma della festa a cui era accorsa soltanto per. divozione, portò seco, quale ricordo, una statuetta della Con- solata·. · Torn.ata a Rivoli col treno, prese a piedi la str~da di casa. Il sole era ancor alto sul– l' orizzonte e la passeggiata, sebbene lun– ghetta, non pareva per nulla pesante alla buona giovane avvezza all'aria aperta ed alla vita attiva. ' Poco dopo uscita di Rivoli, la strada di Villarbasse s'affonda tra alte rive, fiancheg– giate da boscaglie e da fitte siepi, tanto che a ·chi la percorre per la prima volta dà un certo senso di timore, . specialmente se .è de– serta. E così era appunto nell'ora in cui la C. la rifaceva tranquillamente·: non vi si vedeva un'anima viva, n è iÌ silenzio .delle circ~stanti campagne era rotto da una voce annunziante la presenza di lavoratori là presso. Ad un tratto la giovane sente dietro di sè · un passo frettoloso. Era un uomo in sui ven– ticinque anni, sbucato certamente da qual– cuno dei numerosi sentieri che scendono sulla strada. Qostui si mise alle calcagna della c., la quale come s'accorse di essere seguita, allungò il passo, non troppo lieta di quell'in– èontro. Ma l'~ltro la raggiunse in breve, e senza far caso del viso arcigno e dello sguardo corrucciato con cui ella lo guardava, le pro– pose di accompagnarla. - N onho bisogno di compagnia, risponde seria seria la C..; SO' la mia strada, e sto be– nissimo sola. Il giovinastro non si sconcerta per questa buona lezione·; si avvicina sempre più alla . giovine e infine, da sfacciato malvivente che egli era, le rivolge indegne parole. La po-
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