Missioni Consolata - Novembre 1901
L? 8of}solata 169 Il piloqe della Goqsolata al diqamitifioio d'Avigliana ===O=~ La Domenica 13 ottobre, tutta Avigliana era in festa, prendendo parte vivis-sima alla commovente funzione compiutasi al Dinami– tificio Noebel, dove l'Em.mo nostro Cardinale Arcivescovo consacrava solennemente un pi– lone dedicato alla Consolata. I nostri lettori, · specialmente quelli del Piemonte, ricorde– ranno come e quando sorgesse la prima idea di questo pilone. Il 16 gennaio 1900, verso le ore 15,30, s'intese da Torino un fortissimo fragore, se– guito a distanza di forse cinque minuti da un secondo meno intenso. I caseggiati della nostra città .tremarono come scossi da terre· moto; in certe località andarono frantumati i vetri delle finestre, si spalancarono porte, caddero oggetti. Più tardi si seppe che lo · scoppio era stato udito per un amplissimo circuito a grandi distanze, in certe direzioni fino a 150 km.; destando dappertutto ansietà e timori. Che era avvenu~o? Una tremenda -esplo– sione al dinamitificio di Avigliana, causando un _immane disastro. . In lin casotto posto quasi al centro del dinamitificio stavano sétte operai intenti al– l'operazione detta del pet1·inaggio, e consi– stente nella solidificazione della nitroglicerina per formare la dinamite. Ad un tratto il terribile esplodente scoppiò con spaventevole, _rapidissimo schianto. Come le cose siano pre– cisamente passate nessuno seppe nè saprà mai, perchè dei sette poveretti che colà la– voravano, come di un brigadiere di finanza che con loro si trovava nel momento fatale, _più non rimase che qualche brandello di carne abbrustolita o qualche pezzo di membra, lan– ciato lontàno. Tutto il personale del dinamitificio, som- . mante a circa 250 operai, già edotto da pre– cedenti disastri, uscì tosto dai laboratori, dandosi a pazza fuga. -Intanto il primo for– midabile scoppio del petrinaggio, in cui_erano circa 800 kgr. di nitroglicerina, aveva causato un incendio, che, quasi portato dal fulmine, s'apprese a 21 sui 24 casotti-depositi di di– namite e questi, scoppiandò a loro volta, este– sero immensamente la devastazione e la ro– vina! Il dinamitificio d'Avigliana che si presen– tava quale un ridente parco coi suoi 320 edifizi, tra casotti, capanne e laboratori in– tersecati da vial_i, fu ridotto ad uno stato miserando. Dappertutto alberi sradicati, tetti sfasciati, muri abbattuti, cumu~i informi di assi, di rottami di pietra e di metallo; qua e là vere voragini ; quella apertasi sotto il casotto N. 21 aveva 30 · metri di diametro e 20 di profondità. E ad accrescere l'orrore di quelle rovine, brandelli d'abiti e di carne umana commisti alla terra o attaccati a qualche albero rimasto in piedi; braccia, piedi, polpacci, pezzi di cranii, orribilmente laceri e carbonizzati, lanciati qua e là dalla violenza degli esplodenti. È inutile quanto impossibile descrivere il · panico é la costernazione del personale del dinamitificio e delle loro famiglie, compren– denti un gran numero d'Aviglianesi e di abitanti dei paesi vicini; impossibile descri– vere le scene strazianti a cui la catastrofe diede luogo. Eppure, data la vastità di essa ed il nu– mero grande di persone impiegate al dina– mitificio, i morti furono pochi: 15 in tutto; e così sui circa 60 feriti, pochissimi lo furono gravemente. Fu provvidenziale che tra il primo scoppio al petrinaggio e lo spaventoso, molteplice incendio dei casotti-depositi inter– cedesse qua1che minuto, che diede ·campo agli operai di fuggire e di aver salva la vita. In questo fatto molti dei lavoratori, special– mente le donne addette all'impacco delle car– tucce, il cui laboratorio fu ~ei più danneggiati, videro la protezione della Consolata, della qua;le, da buoni piemontesi, sono devoti. Altri singoli fatti si ebbero di · persone sfuggite all'eccidio per una di quelle circostanze che i profani chiamano casi ed i credenti chia– mano grazie. Per es.: tre operai fumisti _andati da To-
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