Missioni Consolata - Ottobre 1901
Jll eo.,solata 159 QQ.-~~--~=,~~·~~~·~~~~·--~~0 gione del loro amato compagno ; allo stesso scopo s'incominciò pure nella cappella del– l'Istituto un triduo in preparazione alla festa dell'Annunziazione di Maria SS. Ma il Cielo sembrava sordo alle supplichevoli voci, ai voti ardenti di tanti giovani éuori. Presto però i fatti dimostrarono che la Vergine santa si riservava di concedere la grazia, quando fosse pregata col dolcissimo titolo sotto cui aveva accolta la consacrazione del povero Stefano, affine di provare che quella non era stata una formala vana, ma una reale e santa dedizione da Lei accolta e ratificata. Udito il grave responso dei sanitari, si erano sollecitamente chiamati per telegrafo. i genitori. Questi giunsero celeremente da Alessandria; trovato il figliuolo in quel com– passionevole stato, e udito anch'essi il pa· rere dei medici, compresero che non era più da far affidamento sugli umani rimedi. La pia madre dell'ammalato richiese ad uno dei Padri un'immagine della Consolata, .ed avu– tallt la porse al figliuol suo dicendogli tene– ramente: - Prendi, Stefano; prendi questa santa Effigie emettila sotto il tuo capezzale: è la Consolata'che ti ha da guarire... - Ed il caro giovinetto pieno di fiducia nella Vergine e nelle parole della sua mamma, colle poche forze che gli restano, s'affretta ad ubbidire. Porre la sacra Immagine sotto il guanciale e sentire cessare immediatamente i suoi atroci dolori, fu per il ma,lato una sola cosa. A tutti quanti gli si accostano e gli chiedono come si senta, risponde che sta meglio, che è gua– rito..... Da quel giorno, infatti, che fu . il 20 marzo, anzi dall'istante che ebbe con sè nel letto dei suoi dolori l'effigie della Con– solata, il caro giovinetto cominciò a miglio– rare sensibilmente; la sera stessa il dottore curante constatò lo straordinario cambiamento nel corso della .malattia. Poco dopo ogni pe– ricolo di esito letale scomparve; e ripigliate gradatamente le forze, il bmvo ~-convittore guarì in modo_così perfetto, da trovarsi poi in 'miglior salute di quanto fosse prima del grave suo male e-, naturalmente, si trovò ~ anche più pio per riconoscenza alla Vergine, e meglio disposto ancora ad approfittare della compita educazione, che continua e continuerà. a ricevere nell'ottimo Istituto Sociale. Un quadro votivo, lavorato con singolare maestria dalla signora Buffà, fu solenne– mente presentato alla Consolata. Si porta– rono all'altare di Lei tutti i convittori della 3a Camerata coll'esimio Padre Martinj , Ret– tore dell'Istituto, che celebrò la Messa di ringraziamento. Stefano Buffa già. erasi re– cato in campagna, ma lo rappr~sentavano due suoi fratelli, anch'essi convittori, i quali offersero l'ex-voto. Il celebrante lo ricevette e. lo depose sull'altare, d'onde poi passò colle migliaia d'altri, già. appesi alle pareti bene– dette del Santuario, aggiungendo una nota nel concerto delle lodi a Maria HS. Todno. - Era il 3 ottobre 1900, Il bimbo CRISTOFORO CAPELLO, di tre anni e mezzo, dopo aver alquanto giocato in casa, deside– roso di cambiamento, pensò di andarsene in cortile. La cosa aveva quel sapore del frutto . proibito, che così spess_o tenta i bimbi senza giudizio: le mille volte il babbo e la mamma, questa specialmente, gli avevano detto che in cortile non si poteva andare senza il loro permesso. Ma la mamma era in quel mo– mento tutta occupata nelle faccende dome– stiche, cosìcchè al piccino rief!CÌ facile elu– derne la sorveglianza. . Il piccolo Cristoforo, dunque, scese nel cortile, dove sfogando in varie maniere il bisogno di moto e di chiasso, si lasciò an– dare ad una piccola monelleria. N ella casa lavoravano i muratori; in quel momento ap– punto uno dei garzoni ascendeva su per la scala conducente ai ponti, recando in ispalla il secchia della calce. -Bi-ci, bi-ci! - gli gridò dietro il bambino, a più riprese. Il garzone se l'ebbe a male e, senza pensare di far cosa pericolosissima, presa una manata di calce dal secchia, la lanciò giù addosso al piccolo vociante. Un grido acuto, uno stril– lare angoscioso, fece accorrere la mamma del povero bambino ed altre casigliane, spaven– tate, tremanti..... La calce era penetrata nell'occhio destro di Cristoforo, producendovi un'ustione gravis– sima: in breve la palpebra e tutte le parti
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