Missioni Consolata - Agosto 1901
mese intero senza frutta, cibo che ella pre– .· feriva ad ogni altro, e di fare, a guarigione compiuta,- un'offerta al Santuario. Finalmente aveva t~ovato il farmaco ·mi– racoloso che doveva por fine a 5 mesi di continui patimenti e d'inenarrabili agitazioni. Finito il mese di astinenza dalla frutta, si trovò perfettamente guarita. Don animo lieto .e riconoscentissimo compì perciò la seconda parte del suo voto, facendo l'offerta promessa, e pubblicando il favore ricevuto da Colei ' che è veramente Consolatrice in ogni genere di tribolazioni. · Thorene. - Una nobile signora, la pia Cont.ssa NoGHERA, nell'agosto del1900 tro– vavasi a Thorene in Francia, quando disgra– ziatamente una sua figliuolina di 29 . mesi . ' a nome · Elena, fu colpita da rne'(lingite. La paurosa malattia si presentò fin dalle prime in modo così violento che i poveri genitori· ne furono costernati. Chiamano tosto a con– sulto i migliori medici, ogni risorsa dell'arte è posta in atto con minuta, scrupolosa' esat– tezza. Inutile, inutile..... La terribile ma– lattia cammina rapida, violenta, inesorabile nel suo decorso fatale. Come un candido fio– rellino caduto nelle t~rbide onde' d'impetuoso torrente, la fragile creattÌrina è rapita dal– l'infezione insidiosa, è avvolta nelle spire . malefiche del morbo maligno più forte della scienza, più forte dell'amore materno, che lotta dispératamente... Ma non è detto nei Libri Santi che l'amore è più forte della morte ? Si, se l'amore viene dall'alto, se· s'innalza e si purifica a celeste fiamma. La Contessa Noghera è una madre cristiana, la quale ben conoscendo le deficie~ze proprie anche dei più santi affetti umani, ha voluto sempre che un'altra Madre, di lei infi– nitamente più potente, avvalorasse il suo amore materno, ella ha sempre invocato la _Consolata nei· bisogni spirituali e corporali dei suoi figliuoli. ·• Da lungo tempo la pia dama, conservando l'incognito, era una benefattrice assidua del nostro Santuario, .al quale, ora.sotto semplici iniziali, ora sotto il solo nome di battesimo dell'uno o dell'altro dei suoi .bimbi, faceva p~rvenire generose offerte. E dovrebbe la Consolata lasciarsi vincere 'in generosità? E poi non l'aveva già la Consolata tante volte aiutata in penosissime distrette, in _tante pene secrete, che son retaggio quaggiù tanto del povero come del ricco? Se la Madonna voleva dire una parola al soo Gesù, la pie: cola Elena già vicina ad esalare la candida animuccia poteva ben guarire; l'angioletto che stava già per spiccare il volo versG il paradiso, poteva bene ancora arrestarsi sulla .terra a consolazione dell~~j sua mamma, . del ' babbo, di tutta la famiglia. « In questa suprema desolazione, scrive l'ottima signora, mi volsi con tutta l'angoscia– del cuore materno a Quella che sola poteva aiutarmi, che più d'una volta mi aveva mi– racolosamente soccorsa e che io chiamo sempre / la Protettrice de' miei figli. Promisi che avrei fàtta pubblica la grazia e che avrei vestita colla .divisa della Vergine, bianco ed azzurro, la mia Elena fino all'età di 7 anni ». La preghiera fu esaudita e - come . dice ancora la nobile signora .- « si vide la pic– cola moribonda ritornare alla vita, riprendere miracolosamente Ìa ·salute non riportàndo nemmeno le terribil~ conseguenze che lascia quasi sempre. la meningite », Nella sua ric\)noscenza alla Vergine, la Contessa Noghera si trovò costretta a com– piere un sacrificio penoso per la sua umiltà, e del quale pure la Consolata le terrà conto, :svelandoci finalmente ii suo nome per poter fare la relazione 'della grazia ottenuta, a maggior gloria della benedetta Madr.e di Dio. Torino. - CENA GIOVANNI è un bravo operaio, da tre anni addetto alla manifattura di · tessuti Hoffman, .presso la Barriera di Lanzo. ' La mattina del 20 novembre 1900,-il Cena, di ciò incaricato, si .dispose a mettere in moto le. macchine lavoratrici, unendole all'albero rotante per mezzo delle cinghie di trasmis– sione. Compiendo quel solito servizio d'ogni · giorno, l'operaio non s' immagin~ va certo di rasentare la_morte: tanto è v~ro che la, consuetudine cj addormenta . nei pericoli, e ben di rado noi pensiamo che p più piccolo
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=