Missioni Consolata - Luglio 1901
imploro da quei reverendi sacerdoti un so– lenne. triduo di preghiere per la guarigione dell'agonizzante sorella. Altrettanto fanno i figli e i parenti nel proprio paese. « E la Vergine Benedetta Madre amorosa, che non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre, non indugia a spandere ·negli affiitti nostri cuori il balsamo delle sue celesti consolazioni. La mattina dell' 11 aprile 1900 (3° giorno del triduo) mi giunge la seguente notizia telegrafica ~ «L'inferma, attraversata una estrema crisi, va prodigiosamente migliorando. Deo et Virgini Mariae gratias ! », Quell'in– sperato e subitaneo miglioramento · sorprese non poco gli stessi medici curanti, i quali non dubitarono di riferirlo a grazia speciale . del Cielo. La febbre scomparve, il male andò dileguando, . le forze e il vigore rifini– rono; in breve l'inferma fu perfettamente guarita. La famiglia, riconoscente alla ma– terna protezione di Maria sciolse il suo voto, ed io sciolgo il mio colla presente pubbli– cazione a gloria di Dio e della celeste sua Madre. « Grazie. a Te, o Consalatrice Vergine, gloria di Torino e speranza nostra; a Te, che non abbandoni giammai gli sconsolati e 1 gementi che in Te confidano ! « Sac. Salvatore Giansiracusa ». Empoli.- VILLATA GIUSEPPE è un bravo macchinista ferroviario, da dieci anni addetto -al Deposito di Empoli, sulla linea Firenze– Livorno. n lungo orario delle sue giornate, che si prolunga nella notte, il trovarsi con– tinuamente in viaggio, gli impedisèmo la frequenza della chiesa ·ed il raccogliersi in lunghe preghiere; ma egli sa santificare il , suo lavoro intenso e faticoso, elevando l'anima a Diq ed invocando la Vergine Santissima, anche intanto che bada a regolare la velocità della sua locomotiva ed a sorvegliarne il re- .golare funzionamento. Chi ben fa - dice un saggio proverbio -ben trova ; i Sacri Libri ci avvertono che ·Iddio nell'ora del pericolo è presHo colui che di Lui si ricorda in tutti i giorni della sua 111 D vita, e mille esempi stanno a provare che la Vergine non pur risponde alle invocazioni . de~ suoi devoti, ma ben spesso le previene qual madre tenerissima, attenta a scongiurare i pericoli del suo figliuoletto. Tutte queste verità consolanti ebbe a esperimentare feli– cemente il bravo Villata in una pericolosis– sima contingenza. La sera del 3 aprile scorso, sulla locomotiva n. 1234, egli guidava ad Empoli l'ultimo treno, un diretto proveniente da Firenze. Era la mezzanotte, ed il treno per cause di forza maggiore, si trovava in ritardo di un quarto d'ora. Passata la gran curva che si trova sulla Firenze- Livorno, appena fuori dalla stazione di Montelupo, il Villata volse gli occhi al disco indicatore, che, sebbene a grande distanza, vedeva benissimo brillare nell'oscurità. n di,sco segnava via libera' cosìcchè il Villata, continuò sicuramente il suo cammino e giunto alla stazione di Empoli vi si inoltrò. Ad un tratto un urto tremendo colpisce la macchina di fronte ; risuona un fragore sinistro di metallo che si frantuma, di legno che si spacca, e, ad esso commiste, alte grida di terrore..... n povero Villata, lanciato in avanti fuori dal carro della locomotiva, batte sui frantumi di un carrozzone, intanto che la sua macchina continua ad avanzare, gli passa sopra e lo trascina sotto tra le ruote..... Impossibile rifare colle parole l' orrore e la rapidità di quella scena spaventosa, i let– tori possono ricostruirla colla loro fantasia. I presenti tengono il disgraziato macchinista del diretto come perduto, stritolato inesora– bilmente. Ma il Villata, per sua fortuna, in quel fuggevole attimo ebbe piena e chiara intui– zione della sua sorte fatale, della morte or– ribile che lo afferrava, ed ebbe una di quelle fulminee visioni mentali, proprie dei mo– renti... Rivide in un lampo il Santuario de~la Consolata in Torino, do:ve tante volte aveva pregato giovin~tto, dove aveva gareggiato coi suoi compagni nel vestire le divise di èhierichetto per servire la messa: quel San– tuario che, anche fatto adulto, non aveva
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