Missioni Consolata - Giugno 1901

'• ' 1!1 <2 o 11 ~ ò l a t a· 85 GQ~----~~--~~~--~~--.x~-.~~~~~~~--~~~~~~~~~~-.--~0 Ma o sia per qualche imprudenza della convalescente, o sia che si trattasse di una sosta nel decorso della malattia, anzichè di una vera guarigione, il fatto si è che la po– vera donna dovette ben .presto rimettersi a letto, riassalita dagli antichi sintomi, che si fecero man mano più minacciosi. Riapparve la gonfiezza per la riproduzione dell'acqua in quantità enorme, e con essa tutti i disturbi ed i tormenti di -prima ac– cresciuti e moltiplicati. Si sarebbe detto che il male, cacciato una volta da quel misero corpo, come il demonio del Vangelo, ne avesse ripreso possesso con sette altri compagni di lui più maligni. Infatti dalla malattia, per così dire, fon– damentale, cagionante debolezza in tutti gli organi e portante grave squilibrio in ogni funzione del corpo, si originò una sequela di altri malanni dei quali noi non possiamo che fare la rapida enumerazione: polioromenite, ascite, nefrite, pleurite, polmonite e perfino accenni di tubercolosi. Cosicchè la paziente, ripostasi ·a letto .il 1° giorno di quaresima del 1899, non ne uscì più che nel giugno del 1900 per una grazia, che, come abbiamo detto, sa del miracolo. Il succedersi, il sovrapporsi, l'intrecciarsi delle malattie che parevano èssersi dato convegno su quella misera vittima, la ridus– sero ad uno stato oltre ogni dire compassio– nevole. Brividi e fuoco di febbri, agitazi~ni inenarrabili per i continui soffocamenti di respiro, punture acutissime che le trafigge– vano le carni; stiramenti, crampi e dolori che parevano brano a brano strapparle le vi– scere le inflissero un lungo, cruccioso mal'– tirio, senza alcuna tregua nè giorno nè notte, costringendola talora a gemere, a gridare in modo da strappare le lacrime a chi l'udiva. Quanti avvicinavano l'inferma erano doloro– samente commossi del suo s~ato, e molti che venivano -a visitarla facevano in cuor loro il voto che il Signore avesse presto a pi– gliarsela.seco, per toglierla a tanti patimenti. Il desolato consorte nulla lasciava d'inten-~ tato per sollevare la sua buona compagna. ~restandosi personalmente ogni momento in cui fosse libero, aveva provveduto alla con– tinua assistenza di lei per mezzo delle suore, ' · veri angioli di carità e provv.idenza dei ma- · lati e delle loro famiglie. Specialmente due di esse, suor Maria Rosa delle Piccole Serve del Cuor di Gesù, e suor Donata del Gotto– lengo, coadiuvarono con instancabile opera gli affettuosi parenti della Casanova nella cura sollecita di leì. Il valente dottore cu– rante, Chiesa, a varie riprese, fu successiva– mente coadiuvato da altri sanitari espertis– simi, quali i dottori Vandoni, Lanza, Gibello, Turbiglio, Malinverni e Bracco, senza enume– rare quegli altri a cui fu chiesto soltanto qualche consulto. Ogni loro ordinazione veniva appuntino eseguita, ma la scienza era impotente a lot· tare contro tanto cumulo di mali. Si tentò l'estrazione dell'acqua ed in una sola volta ne vennero fuori ben 7 litri. Ma dopo 24 ore essa già si riproduceva e trascorsi poèhi giorni aveva sorpassata la primiera quantità, co– sicchè la misurazione praticata per ordine dei dottori all'inferma segnava cm. 105, mentre prima dell'operazione aveva segnato solo 101. I gravi disturbi dal liquido cagionati nella . circolazione del sangue spostarono perfino il ·cuore, spingendolo, colla punta rivolta in su, fin verso la clavicola sinistra. Le cose anda– vano di male in peggio. L'ammalata però, e questa fu la prima grazia della Vergine SS., non perdeva speranza. Incoraggiata anche dalle pie suore, guardava spesso la Conso– lata, effigiata in un bel quadro posto di fronte al suo letto di dolori, e di gran cuore l'in– vocava, facendole diverse promesse per otte– nere la guarigione. Un giorno uno dei dottori credendo di non essere inteso dall'ammalata disse: « Oramai noi medici non abbiamo più nulla a fare qui. Non può più durare a lungo la povera donna: i sintomi di prossima morte sono troppo evi– denti». Ma la paziente tutto udiva. Non po– tendo in altro modo, rivolti'gli occhi al quadro della Consolata protestava col cuore: « No, non morrò. Se ci vuDle un miracolo, la Ma– donna lo farà: sento che lo farà, Lei più po– tente di tutti medici del mondo intero! »

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