Missioni Consolata - Giugno 1901
.· cesi, che avevano cercato scampo nel suo regno. Succedutogli Carlo Emanuele IV, principe d'ingegno, di virtù non comune e leale fino allo scrupolo,· ma impari, per attitudine po– litica, alle lotte di quei tempi burrascosi, cre– dette di salvare lo Stato alleand~si coi Fran- - cesi. I due anni che lo si lasciò sul trono furono per lui anni di lento martirio. I Fran– cesi, padroni delle fortezze, dappertutto _gittavano semi di rivoluzione, preparavano •sollevazioni, davano spinta ai malcontènti dipingendo il Re come un ignorantE! retro– grado che nulla capiva dei tempi nuovi, che avversava il progresso e le aspirazioni libe– rali ed umanitarie dei suoi sudditi. I mi– nistri francesi protestavano di più non potersi fidare di Carlo Emanuele, il cui governo tra– mava a danno di Francia le più nere macchi– nazioni. Così i traditori accusavano il Re di tradimento, precisamente come quelli che as– saltano alla strada chiamano birbanti e }a– droni i viaggiatori da essi spogliati. Nel luglio del 1698 i Francesi pretesero di aver 1 nelle mani la Cittadella di Torino, sia come sicurtà della fede del Re, sia sotto l'infame ipocrita pretesto ~i difenderlo dalle ostilità degli stessi repub~licani piemontesi. Carlo Emanuele IV, da quel punto intie– _ramente esautorato, fu come prigioniero nella sua reggia, da cui infine lo si costrinse an– cora ad uscire, rinunziando al potere e riti– randosi nella fedele Sardegna. ·L'abdicazione avvenne il dì 8 dicembre 1698. Il buon monarca vi si.sottopose per non essere cau13a di maggiori disordini. Prima però di avviarsi all'impostogli esilio, il tribolato sovrano colla piissima sua consorte, Maria Clotilde di Francia, si recò al Santuario della Conso– lata, pregandola di prendere nelle sue mani divine il potere che a lui veniva così in– giustamente tolto, e di custodire la diletta città, che egli doveva abbandonare in sì perfide mani. . L'indomani -anche '.L'orino vide innalzarsi in mezzo al tripudio dei repubblicani e dei ' facinorosi d'ogni specie l'albero d'ella libertà, con discorso del cittadino Galli, presidente del nuovo governo creato dal generàle J ou– bert e dal cittadino Bymar, ambasciatore della Repubblica francese. Ma ben presto gli infelici Piemontesi ebbero ad accorgersi quale speéie di libertà avessero loro regalata quei prepotenti stranieri, ed i concittadini che ne avevano p.bbracciata la causa. Non appena fu instaurato il nuovo ordine di cose che, tanto nella capitale quanto nella provincia, i malvagi presero ad inso– lentire.contro le persone più oneste e rispet– tabili,· particolarmente devote alla religione dei loro padri ed alla legittima monarchia. · In Torino specialmente s'inaspriva questa specie di guerra civile, preludio di più cruenti disordini; l'intemperanza repubblicana andò ivi tant'oltre che una domenica di carnevale " uscì dalla Cittadella una vergognosa masche– rata, in vilipendio della famiglia reale. La guidava un ufficiale e la scortavano quattro usseri, incaricati di sgombrarle il passo. Per– corsa tutta la città, giunse davanti alla chiesa di S. Salvatore nel. mqmento in cui usciva una gran folla di gente dalla benedizione. Gli usseri, doppiamente indispettiti di quella ressa che sbarrava il passo all'indegna pa– rodia e del motivo per cui quella gente si trovava là -raccolta, trascorsero .a violenze e colle mazze atterrarono tre vecchierelle. La giusta indignazione del popolo sollevò un pa– rapiglia da mettere lo sgomento negli animi più coraggiosi. Questo fatto vale~ dar 1,1n'idea dell'eccitazione che era negli animi e dei di." sordini che ne conseguivano. Mentre i repubblicani ed i facinorosi ad essi commisti, così indegnamente trattavano · gli onesti cittadini a scapito dell'autorità .e della riputazione di chi era preposto al go– verno, i comissarii francesi spogliavano le biblioteche, i musei, le galler~e di quadri, gli arsenali; ogni cosa più pregiata e:ra man– data ad arricchire i tesori di Parigi a sca– pito di Torino. Questi. fatti, coine quello di aver mandato in esilio a Grenoble i capi · delle più cospicue famiglie della nobilta piemontese, e l'aver ribassato il valore dei biglietti di credito da essi posti in circola– zione, tolse ogni stima al governo provvisorio,
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