Missioni Consolata - Giugno 1901
è giudicata urgentissima; senonchè, mentre da un lato il di:fferirla può esser causa che un'infezione del sangue si porti addirittura via il bambino, dall'altro il ricorrervi non è senza evidente pericolo di ojfesa ai nervi del braccio, cosicchè questo potrebbe anche di– venire inservibile. Che fare, mio Dio? Come uscire dalla t~rribile perplessità? - Povera creatura! -esclama il padre- se tanto deve restarci rovinato per la vit,a, non ,parlatemi di operazioni! Tiriamo innanzi come abbiam ' fatto finora e il Signore ci penserà lui! · . Passa .dell'altro tempo, e i miseri genitori, coll'ostinazione di un dolore che non sa ras– segnarsi, pensano di ricorrere un'ultima volta alla scienza in favote deÌ 'loro piccolo infermo; ma il nuovo dottore consultato, sperimentati invano per alcuni giorni certi rimedi intesi a promuovere lo sGioglimento del tumore, dicpiara anch'egli .assolutamente che unico filo di speranza sarebbe il tentare l'arri– schiatissima operazione., All'udire riconfermata così ·in tutti i modi la paurosa sentenza, la povera madre rompe in singhiozzi, e col bimbo in collo, presò con– gedo dal dottore, si dirige senza esitare al Santuario della Consolata, dal quale per l'appunto non è lontana : vi giunge, cade in ginocchio·, e immemore di ogni altra cosa, in lagrime più che in preghiere, lascia che tra-· bocchi dinanzi a Maria tutta la piena del- l'a~goscia da cui è oppressa... « Oh Conso- lata, Voi v:edete, Voi sapete... Voi consolate tutti... Abbiate pietà del mio povero bambino, aiutateci Voi!. .. ». Tornando a casa in tram, la povera donna senti v~ però in fondo all'anima come un senso di sollievo, quasi un presentimento lieto... Rientrata nella sua modesta abitazione, accese la lampadina al quadretto della Con– solata sovrastante alla culla del bimbo, e questi, che oramai parlava distintamente, impressionato da quella gran pena della sua mamma più che del proprio male, fissando gli occhi all'immagine benedetta, tratto tratto spontaneamente usciva in questa ingenua preghiera : « Famla, Madona, la grassia : mia mama · a piura tant l » S'avvicinava intanto la festa della Conso– lata dello scorso ·anno e la Ferrero, causa i suoi lavori giornalieri e il dover accudire alle. faccende domestiche, non trovando modo di recarsi al Santuario per la novena, la fece del suo meglio a casa sua. Alla vigilia poi della festa, verso le ore 23, tolto in braccio il bambino e sfidando i commenti poco bene– voli delle vicine, che non si trattennero dal chiamarla addirittura crndele di portar fuori il piccolo infermo ad ora così avanzata, se ne partì di casa per recarsi al Santuario e udirvi la Messa prima, delle ore due. Dovette attendere un bel po', che le porte erano ancora chiuse, e quando finalmente potè ~ntrare e -giunse ai piedi della statua, Giuseppino, che fino allora aveva dormito, si svegliò d'un tratto, contemplò un momento estatico l'immagine benedetta ed esclamò: « Mama, mama, guardla lì la Madona ca dev gua1·ime; » ifidi richiuse gli occhi al sonno. La Ferraro, pregato alquanto dinnanzi alla statua della Vergine, si porta all'altar maggiore, ed ecco, il bambino riapre gli occhi, contempla fissamente il quadro e torna ad esclamare: « Guardla lì, mama,gua1·dla lì, mama... adess am fa la grassia... » e si riaddormenta, per svegliarsi però ancora poco dopo e ripeter le stesse parole : il èhe continuò a fare durante . tutta la S. Messa, senza del resto piangere nè lagnarsi mai, sebbene fosse di solito assai agitato dal male. La gente, intorno, osser– vava, piena d'interesse, di compassione, di ammirazione... C'era chi credeva imminente il miracolo : non pochi avevano le lagrime agli occhi... La mamma nell'arqore della sua fede tratto tratto tastava il tumore, fiduciosa di sentirlo scomparso, ma non ne fu nulla: terminò la S. Messa ed il bambino era quel di prima.... Teresa Ferraro si alza, saluta ancora una volta, ripassando innanzi alla statua vene– rata, la Madonna, le dice in cuor suo: « Pa– zienza ! Non sono ancor degna della grazia che vi chiedo, ma pregherò di più, pregherò tanto, 'e Voi mi esaudirete!.. » Poscia ritorna a casa dove la chiamano i suÒi doveri. Nei due gior:pi che seguirono, la povera
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