Missioni Consolata - Giugno 1901

88 Q come si farebbe con una convalescente,'se ne torna a casa, che oramai non più ~ pur· gatorio, ma le sembra un paradiso terrestre. Invano la si sollecita di ricoricarsi pronta-. mente: ora seduta 3: leggere preghiere di rin– graziamento ed ora girando per le stanze, rimane alzata fino alle otto del mattino. L' egregio dottor Chiesa che da tempo, prima di salire dalla Casanova, soleva chie– dere al portinaio: È viva ancora? - stra– bilia del fatto e così gli altri medici, appren– dendo la lieta notizia. Già al giorno di S. Giovanni Battista la Casanova parte per Fenestrelle a ritem– prarsi nell'aria montana, come le fu consi– gliato. Passa lassù tre mesi passeggiando, facendo perfino salite faticose anche per i sani, e di giorno in giorno si consolida sempre meglio la sua salute. I residui d'acqua sparsi pel corpo vanno man mano eliminandosi senza darle alcun disturbo, le cresce l'appetito, ed il nutrimento le giova mirabilmente risto– randola e rifacendole le carni emaciaté. Quando ritornò a Torino e ricevette le mi– gliori congratulazioni da parenti ed amici, felici anch' essi per la fortunata trasforma– zione, ella non si stancav.a di narrare il modo ammirabile con cui avvenne la sua guarì--· gione, nè mai più dal CllOre' le SÌ Cancellerà il sentimento di profondà riconoscenza verso la celeste Consolatrice. 23 Giu.g:n..o 1900 Torino. - Al piccolo Giuseppino Ferraro, ·come a tanti altri bambini, si era manife– stata poco dopo la nascita quella fastidiosa malattia chiamata crosta lattea (in piemon– tese rufa) e con tanta violenza, specie sul volto e negl~ occhi, da restarne il povero piccino, per ben due volte otto giorni con– secutivi letteralmente come cieco. Passato del tempo - circa nove mesi - la faccia ri– mase libera dall'eruzione, ma· sulle pupille si erano formate due magliette, e il braccio destro del bambino s'irrigidì a segno ch'egli non lo poteva più muoye!e· / Impensierita, la madre :__ FERRÈRo TE– RESA -portò da prima il malatino ai dottori della farmacia più prossima a casa sua,. i quali·non parvero scoprir nettamente la na- -tura del male, e poco di poi ad un altro sani· tario, che dichiarò trattarsi di tumore ma· ligno, prodotto di un male generale nello organismo, non facile a curare senza ricor~ere ad un' opera·zione chirurgica; soggiungendo anzi che neppur questa avrebbe troncato la radice dei male. Tentò ad ogni modo qualche ordinazione che l'affiitta madre seguì fedel– mente, al tempo stesso che continuava con fervore la novéna alla Consolata, cominciatà. fin da principio in un col marito, per la guarigione della loro creatura. In capo a otto giorni il bambino muoveva il braccio, e il cuore dei genitori si apriva allé più liete speranze; ma ahimè, per poco, chè l'enfiagione manifestatasi già prima sotto l'ascella, e andata visibilmente crescendo di giorno in giorno, ·costringeva dopo un mese la povera Teresa a ricorrere un'altra volta al d9ttore per ultimo consultato. Questi, veduto appena il grosso tumore, parlò recisamente della necessità di asportarlo mediante un'ape- . razione; non nascose però che riteneva d'altra parte l'operazi~ne difficile e assai pericolosa data la località del male, la tenera età del bambino e la sua debolezza costituzionale. Figurarsi l'ansietà, l'indecisione dei poveri genitori ad un tal responso! Per otto mesi tirarono innanzi così, con l'animo angosciato dalla dolorosissima alternativa, non averido cuore di risolversi per l'operazione, l'esito della quale appariva al dottore stesso così incerto, e raddoppiando in quella vece le preghiere alla Consolata, da questa buona Madre con la più viva fede implorando, 'in tanta angustia, ispirazione e soccorso:. Frattanto però le cose volgevan~ pur- . troppo al peggio : e vennero a tale che un giorno i poveri Ferrera, fattisi animo, e nella segreta speranza - chi sa? - di una dia– gnosi diversa, di uni). possibile .diversa; via l di uscita, portano il piccino all'ospedale di · S. Giovanni. Ma qui, nuova e pi_ù acuta fitta al cuore: 'la diagnosi è identica, l'operazione ·.

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