Missioni Consolata - Aprile 1901

1ll eoflSO(ata 55. l desiderata cappella si ridusse ad un pilone portante l'effigie della Madre Consolatrice. Il desiderio però della cappella perdurava vivo nei cuori. Si continuò a raccogliere of– ferte ed in seguito a cospicua elargizione di . un pio sacerdote, il maestro D. Pietro Gotta, si trovò modo di provvedere un terreno più adatto, a cinquanta metri dal primo, all'al– tezza della piazza comunale. Si diede ben tosto mano all'opera; si lavorò di lena, ·salvo qualche momentanea interruzione, e coi denari rac– colti, e coi proventi di sacre rappresentazioni, la cappella fu costruita. 1 Nel 1883 si eresse l'altare, che venne be– nedetto dal Rev.mo Can. Cavaglià, vicari!) foraneo e prevosto di Cuorgnè; s'inalberò per icona una bella imagine di Maria Consola– trice, ed il 20 giugno di quel medesimo anno vi si celebrò la prima messa. Coll'erezione del sacro edificio, le brame dei Canischies.i non erano ancora completamente soddisfatte. Mancava una statua da portarsi in proces– sione, ed a questa provvidero i nativi del paese .emigrati in America. Essi corrisposero all'appello loro indirizzato con larghe offerte, e nel 1892. in una stupenda nicchia venne collocata una statua affatto simile al simu~ lacro che esiste in Torino nel Santuario della Consolata. .L'Em.mo Cardinale Richelmy, al– •lora Vescovo d'Ivrea, recassi appositamente a benedirla, e quindi fu pertata solennemente in processione per le vie del P,aese. Venne così coronata l'opera, e si diede principio ~ll'annua solennità che vi si celebra il 20 giugno. Precede questa solennità una devota novena, la festa è rallegrata dall'il– luminazione per le vie del paese e da scelta musica, e resa splendida ed edificante da buon numero di Messe lette, dalla Messa solenne, dal panegirico e dalla processione, in cui il divoto simulacro percorre le vie del villaggio, arra delle celesti benedizioni. Quello. però che maggiormente edifica e commove in quel ,giorno è il concorso di po– polo dai paesi vicini, il numero grande di confessioni e di comunioni, e lo slancio con cui si cantano in Chiesa, fino a tarda ora, le lodi della Regina Consolatrice. Le molte tavolette votive, che pendono dalle pareti del modesto Santuario, fanno fede delle grazie molteplici che si sono ottenute e si ottengono. Per brevità' ci limiteremo ad esporne una che per singolarità del caso me– rita di essere ricordata. Un duplice· omicidio era stato commesso a Forno Rivara il12 novembre 1893..Ritenuti colpevoli, er:ano stati condannati: Pietro Ca– setti a 6 anni di detenzione da scontarsi nella castiglia di Saluzzo, e ·Pietro Giovannini da Canischio, sui 42 anni, ammogliato, con tre figli, al quale toccò la pena di 30 anni di reclusione e 10 an.ni di sorveglianza. Questo ultimo, dopo tre anni di segregazione cellu– lare nel reclusorio di Volterra, venne condotto alla casa penale di Augusta in Sicilia. La sentenza del Giovannini era fondata sopra prove solamente indiziali, però tutto il paese .di Canischio, che ne conosceva la mitezza d'animo e la buona condotta, lo cre– deva innocente. Di ciò informato il giovane prevosto, teol. Sebastiano Falletti, si propose d'andare a fondo della questione. Raccomandassi ·dapprima alla Madonna della Consolata protettrice del paese, quindi si diede d'attorno . e fare indagini, a racco– gliere notizie, recandosi appositamente sul luogo del delitto, ed intanto scriveva al Gio– vannini che pregasse la Consolata e sperass(:l. Quando gli parve d'av.ere buono in mano venne a Torino e chiese .udienza al Comm. En– rico Torti, .che era ed è. tuttora procuratore generale del Re alla Corte d'appello di Torino. Questo primo passo non fu guarì felice. L'integro e prudente magistrato esaminò gli argomenti presentati a favore del Giovannini, ma non li trovò sufficienti a dimostrarne l'innocenza, perciò fece sapere al prevosto che non era il caso nè di revisione del pro– cesso nè di grazia sovrana, e lo consigliò a non intromettersi in un affare su cui la giu- . stizia aveva già pronunciato sentenza. Il. prevosto tuttavia non si diè vinto. Rac– colse novelle prove, scrisse al cappellano delle carceri di Saluzzo ·per sapere se il Casetti,, testè defunto, avesse fatto qualche dichiara– zione prima di morire 1 interrogò un testimonio

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